La prima chitarra la regalava la Mamma, come premio per essere stato promosso a giugno. Se eri stato rimandato a settembre, assolutamente no, perchè sennò non studiavi più.
Rigorosamente acustica (veniva denominata a carbone, per distinguerla da quella elettrica, proprio come i treni), e made in Italy. L'action era terrificante, ma tu sopportavi stoicamente, così saresti diventato più bravo, imparando su uno strumento poco agevole da suonare.
Stendiamo un velo pietoso su quella che fosse l'intonazione. Comunque, avevi visto da quelli più esperti che, inclinando un po' l'angolazione del ponticello mobile, riuscivi a renderla più accettabile. Ma tanto, i barrè erano di là da venire.
Quando arrivava il primo, ti sentivi già arrivato. Per me fu il Sol di "Bang bang", suonata in La minore.
Il cambio corde non era una prassi che si seguiva spesso: la corda si sostituiva solamente quando si rompeva, e ovviamente solo quella. Periodicamente, al massimo, si effettuava la bollitura, stando attenti in fase di smontaggio e di rimontaggio. La rottura di una corda era una sciagura, e in tale infausta eventualità si scambiavano i posti sulla paletta, quando possibile, per riutilizzarla con la nuova lunghezza. Ovviamente solo tu eri in grado di accordarla, sapendo quale fosse la chiavetta da girare.
Arrivava un brutto giorno che l'avvolgimento del sol iniziava a "sfilacciarsi". Ma tu, imperterrito, non ci facevi caso, e continuavi noncurante a suonare finchè i segmenti sfilacciati diventavano troppo numerosi, tanto da spostarsi su e giù lungo l'anima della corda.
Capitolo plettro.
Generalmente ne ricevevi uno solo, in dotazione con la chitarra. E dovevi custodirlo gelosamente. Un rischio sempre incombente era quello di perderlo, ma cosa ancor più subdola era che te lo fregasse l'amico a cui avevi fatto suonare la chitarra. Il quale poi negava che tu glielo avessi mai dato. Squallidi surrogati erano le stecche delle camicie o anche i coperchi di plastica delle confezioni dei formaggini, opportunamente sagomati. Ancora nella mente di Zeus le schede telefoniche o le card.
E poi, arrivava il momento che iniziavi a pensare alla chitarra elettrica. Ma quella poteva essere solamente il regalo per un evento straordinario. La prima comunione era già stata fatta da tempo. L'unica speranza cui appigliarsi era una pagella con almeno tutti 8 o 9 alla licenza media. Con voti inferiori, neanche a parlarne.
Imperversava a quei tempi sui giornali la pubblicità di una ditta che forniva di tutto, anche strumenti musicali, con la possibilià di pagare in comode rate mensili. Fortunatamente non mi feci tentare da questa chimera. Il solista del mio complesso (allora si chiamavano così), che ci cascò, ricevette una chitarra col manico vistosamente deformato. Già il Fa# era impossibile da suonare. Gli amici tutti, gran bastardi, gli suggerimmo unanimamente di bruciarla alla fine dell'esibizione in pubblico. Avrebbe fatto un figurone.
Poi gli anni (purtroppo) sono passati, e lo strumento in questione venduto non ricordo più a chi.
Nel frattempo le chitarre si sono succedute, belle, meno belle, blasonate e no. Ma nel cuore mi è rimasta quella. Chissà che prima o poi non la ritrovi.
Qualcuno si ritrova in questo mio vissuto?
PS: non bollisco più le corde da tempo |