Godin Montreal Premier: la semiacustica con il wifi
di Denis Buratto [user #16167] - pubblicato il 28 ottobre 2014 ore 07:30
Abbiamo messo le mani su uno dei modelli di punta della produzione Godin. La Montreal con sistema Triple Play. Un concentrato di tecnologia con forme classiche e tocchi di modernità. Come sempre l’abbiamo messa nelle abili mani di Michele Quaini per un test approfondito.
Abbiamo messo le mani su uno dei modelli di punta della produzione Godin. La Montreal con sistema Triple Play. Un concentrato di tecnologia con forme classiche e tocchi di modernità. Come sempre l’abbiamo messa nelle abili mani di Michele Quaini per un test approfondito.
La Montreal Premier è una semiacustica con tutte le curve al posto giusto. Il body è un singlcut a cassa bassa realizzato interamente in wild cherry ma con un blocco centrale in abete. Questo sistema è definito breathe-through ed è studiato per regalare allo strumento una risonanza maggiore rispetto a semi-hollow della stessa misura. Il manico è incollato e realizzato in mogano. con una scala da 24 pollici e 3/4 e 22 tasti piantati in una tastiera in palissandro. Ponte e meccaniche sono affidate a Graph Tech. Per la precisione il ponte è il Resomax, un tune-o-matic realizzato appositamente dall’azienda americana con l’intento di ridurre la possibilità di rompere le corde e nello stesso tempo permettere a tutte di risuonare al meglio. La particolare lega lo rende anche superleggero. In accoppiata al Resomax troviamo le meccaniche Ratio Tuned, sempre Graph Tech. L’elettronica è ben più complessa di quello che si possa immaginare. Oltre ai due humbucker, due Godin Custom, realizzati appositamente per questo modello, troviamo il sistemapiezo per il suono acustico e il Triple Play che merita sicuramente un piccolo approfondimento.
Godin è stato uno dei primi marchi a inserire all’interno del suo folto catalogo strumenti dotati di uscita a 13 pin per pilotare guitar synth come i vari Roland GR. Il Triple Play è una sorta di evoluzione della connessione a 13 pin. Si tratta in sostanza di un pick up esafonico che impacchetta i suoi sei differenti segnali per mandarli a un trasmettitore wireless. Questo è connesso tramite una piccola chiavetta USB a un computer e permette di pilotare strumenti virtuali o semplicemente di trascrivere partiture, semplicemente suonando. Il tutto con la comodità della connessione senza fili. Il sistema è gestibile dal piccolo cursore posto sul body della chitarra. I quattro potenziometri che gli fanno compagnia però non sono i classici in configurazione Gibson. I due superiori sono un tono e un volume generali dedicati ai pick up magnetici. I due sottostanti invece sono i master che regolano l’output del piezo e del Triple Play. Idealmente quindi si possono avere a disposizione tre suoni contemporaneamente. Rispetto ai primi modelli realizzati con questo sistema in dotazione è stata apportata un’importante miglioria estetica. Il pick up esafonico infatti è integrato nelle sellette e non più incollato accanto al ponte, per un risultato decisamente più gradevole alla vista.
Per testare il sound di questa semiacustica di razza abbiamo optato per una LAA Custom Dual Mono. I due humbucker spingono fin da subito. Sono molto più rock di quanto ci aspettassimo in realtà. Pensavamo a un suono un po’ nasale e dal timbro scuro, in realtà soprattutto con il pick up al ponte la timbrica è brillante e articolata. Un sound più rock blues che jazzy. Abbiamo sempre a disposizione la manopola del tono, che può in un attimo incupire il suono quanto basta e rendere la voce di questa semi-hollow quella di una vera arch-top. I due humbucker stupiscono entrambi per la dinamica. Rispondono in modo vivace al tocco. Sotto le dita sembra infatti di avere sempre il pieno controllo della situazione. C’è da dire che sulle prime il manico ci ha lasciato un po’ sorpresi. Si tratta infatti di un profilo abbastanza grosso, che sembra essere poco efficace quando si suonano le prime note, ma diventa bello comodo dopo qualche minuto di utilizzo. Salendo con il gain la voce si fa ancora più blusettona. Pentatoniche e bending a gogo. Questi poi sono sotenuti da delle ottime meccaniche che difficilmente metteranno in pericolo l’accordatura dello strumento. Anche qui la buona dinamica dei magneti fa si che si possa giocare con il guadagno senza intervenire sull’amplificatore. Anche se l’output generale è elevato i magneti riescono anche a essere delicati se necessario. Se ci si spinge in territori più rockettari però il suono si inacidisce leggermente. Certo, l’amplificatore Marshall Style non aiuta, ma in generale la voce del pick up al ponte, specialmente, risulta un poco sguaiata e carica sulle alte.
In definitiva la Godin Montreal Premier Triple Play è una semi-hollow realizzata con cura. L’aspetto è rifinito in ogni dettaglio, dal binding alle F alla paletta verniciata con il logo bello in evidenza. Oltre a essere realizzata bene sono anche stati utilizzati materiali di prim’ordine. La Montreal è in sostanza uno strumento professionale, che offre oltre alle peculiarità timbriche anche delle tecnologie e delle features interessanti. Il tutto però ha un prezzo che si aggira intorno ai 2400 euro. Il prezzo è ingrossato da piezo e sistema Triple Play. Va detto anche che compreso nel prezzo si ha una suite di programmi e plugin offerta da Fishman con cui si può utilizzare da subito il Triple Play con suoni synth e strumenti a corda vari. Se siete rimasti entusiasti della Montreal a listino si trova anche il modello base a un prezzo inferiore di un migliaio di euro tondi tondi.