Tutt'altro che una seconda scelta, una Epiphone d'epoca può essere una buona opzione per portarsi a casa una archtop di buona fattura e con un valore storico innegabile. Per gli amanti del P90 e del blues come del jazz, la Century 422T riserva gradevoli sorprese.
Di recente avuto la fortuna di trovare una chitarra a mio avviso tutt'altro che banale per una cifra interessante, intorno ai mille dollari. Si tratta di una Epiphone Century 422T del 1963.Sono da poco su questo sito e ho notato che l'argomento vintage interessa una buona fetta di lettori di Accordo e mi sembra dunque doveroso dedicare qualche riga a un oggetto ingiustamente sottovalutato.
In questi anni di grandi cambiamenti, stiamo assorbendo dagli Stati Uniti un movimento culturale che rivaluta non solo il vintage più conosciuto ma anche quegli oggetti che probabilmente, per una serie di sfortunate circostanze, non hanno ottenuto il successo che meritavano.
Oggi quando parliamo di Epiphone siamo tendenzialmente portati a pensare a una sottomarca della ben più blasonata Gibson. In realtà, fino a gli anni '60 Epiphone proponeva una qualità top di gamma rispetto a Gibson con chitarre di pregevole fattura. Qui, amici, nella sua semplicità siamo di fronte a una signora che rasenta la perfezione.
Sinuosa nelle forme, leggera, rappresenta l'alternativa alla ben più nota Gibson 125. Il P90 che la fa cantare le dà carattere da vendere e la rende adatta al blues martellante di un John Lee Hooker, ma anche al raffinato smooth jazz alla Joe Pass. Ti consente di suonare un rock blues alla Thorogood piuttosto che brani di Beatlesiana memoria.
Al momento, la sto utilizzando con corde liscie e già così la sua personalità spicca. Ha ottimi bassi, pur rimanendo corposa e presente su medi e acuti.
Non ha blocco centrale pur tuttavia, se spinta, si fa dare del lei anche in un crunch grintoso, con un feedback sempre ben controllabile. Insomma, chi apprezza il P90 qui gode di tutta la sua gamma di potenzialità.
Io sono spudoratamente un fan delle chitarre semplici. Noto molti chitarristi che cercano uno strumento in base alla versatilità e quindi si soffermano sul numero di pickup e di controlli per miscelarli. Io preferisco la personalità della chitarra e la valuto come si può valutare la voce di un cantante.
L'impressione quando la si imbraccia (o forse sarebbe meglio dire la si abbraccia) è di comfort immediato. Il manico ha un profilo a C generoso, senza arrivare alle mazze da baseball anni '50. La tastiera è del famoso palissandro brasiliano tanto decantato nei forum che trattano il vintage. Perfetta, scorre sotto le dita senza indecisioni su tutta la lunghezza. I potenziometri, progressivi come dovrebbero essere sempre (considerazione meno banale di quanto possa sembrare), eseguono il loro lavoro e al ridursi del volume aumenta la sonorità acustica, mentre lavorando il tono si arriva a una nasalità tipica del jazz molto ben bilanciata.
Purtroppo dalle foto non si evince a pieno lo spettacolare sunburst cherry perimetrale, caratteristica tipica sulle vecchie Epiphone, che negli anni ha subito uno splendido invecchiamento con un leggero crackling della vernice.
Il mio esemplare è del 1963. Per datare le Epiphone si fa riferimento al Gibson Blue Book che potete trovare stampato in rete e che è sempre bene consultare quando si vuole datare una chitarra, vuoi Gibson, vuoi Epiphone.
Come appunto dicevo in precedenza, siamo di fronte a una 125 a cassa stretta, a mio avviso molto più bella, meno vista ma con una liuteria impeccabile che senza dissanguare l'acquirente consente di avere un fruibile e attuale pezzo di storia da utilizzare live o in sala di incisione suscitando rispetto e ammirazione. Non serve essere un hipster con barba e Redwing ai piedi per apprezzare le caratteristiche di un oggetto che paragonerei più a una diva di Hollywood che a un prodotto di ottima liuteria.