Siamo nel 1959 a Chicago, terra ricca di storia del secolo appena trascorso. Sono finiti i tempi della grande depressione, di Al Capone, del Moonshine venduto sottobanco anche a gli stessi politici che avevano votato per proibirlo. È passata anche la seconda guerra mondiale e in città sono arrivati dal Mississippi artisti che hanno il blues nel sangue: Muddy Waters, al secolo McKinley Morganfield, Tampa Red, Sonny boy Williamson, Howlin' Wolf, al secolo Chester Arthur Burnett, Little Walter (Marion Walter Jacobs) e non ultimo Chuck Berry. La scena musicale di Chicago ferve, in quegli anni, grazie alla loro presenza e a quella di tanti altri ancora trasferitisi nella capitale dell'Illinois, nella città del vento, per cercare fortuna.Nel '59 l'etichetta musicale Chess dei fratelli Leonard e Phil è già lanciatissima e produce tutti i sopra citati facendoli conoscere al grande pubblico. Si pensa già alla conquista dello spazio e l'industria automobilistica americana ce la mette tutta per sfornare auto dalla forma avveniristica, pinne a gogò svettano dal retro di vetture con motori sempre più grossi, veloci, ma soprattutto assetati.
In questo contesto di rapida espansione, di boom economico post conflitto, la ditta Harmony non vuole affatto restare indietro. Produce strumenti dalla fine dell'ottocento e dal 1916 è la punta di diamante di Sears e Roebuck (un po' il Postal Market americano, ma molto più tosta), che l'ha acquistata dal fondatore. I nomi delle chitarre di quel periodo sono affascinanti e hanno il comune denominatore della conquista dello spazio. Si va dalla Meteor alla Rocket, alla Jupiter e infine alla Stratotone. Che belva ragazzi!
Ve ne sono due tipi principali, uno solid body ed è quella che si vede nelle foto del povero Ritchie Valens (quello de "La Bamba") tragicamente scomparso il 3 febbraio di quello stesso anno in un drammatico incidente aereo assieme a Buddy Holly e Big Bopper. La seconda è quella che ho io e di cui vi voglio parlare.
Potremmo definirla semiacustica. Costruita in legno che quasi fatico a definire tale, all'interno è vuota. Forse d'acchitto non è che rapisca per la bellezza, ma vi assicuro che è tutta sostanza. L'elettronica è affidata a due pastosi, cremosi e potenti più di quanto possiate immaginare De Armond.
La signora pesa poco più di due chili. Qui non vi viene il mal di schiena a suonarla come potrebbe succedere con una Les Paul, magari anni '70, quelle che per bilanciare il peso devi mettere sull'altro piatto la Pietà di Michelangelo.
Tornando al legno (mah), direi ottimo "legno di cassetta", nel senso che a vederlo mi ricorda le cassette di frutta al mercato. La prendi, la guardi la rigiri e ti dici: "mah, sentiamo 'sto gioco come funziona". Poi, come sempre succede in questi casi, ti attacchi all'ampli giusto e parte la magia.
La scala è corta, il manico cicciottello. Subito capisci perche Brian Jones l'aveva nell'arsenale. Non suona, tuona!
Armoniche a non finire, i due De Armond non tradiscono mai. Ci suoni quello che vuoi, una volta settata come si deve la tastiera è scorrevolissima, action media e corde grosse se vuoi sentire lavorare i magneti.
La gamma di suoni non è né Fender né Gibson, ma ha pacca da vendere all'attacco, bassi che ti arrivano come un cazzotto al fegato e ti tolgono il fiato. Se la suoni in slap tieni testa a un Precision. I medi pastosi non deludono mai, sugli acuti ti puoi confrontare con una Stratocaster così come una Les Paul e ne esci a testa alta.
Insomma è una chitarra che a prima vista non impressiona a meno che la tua anima hipster non esca con barba alla Reverendo Gibbons e baffo arricciato, invece più la usi più ne scopri le potenzialità.
Col fatto che pesa una piuma non ti stanchi di adoperarla e, appena fatta l'abitudine alla scala corta, vai come un treno.
Qualità costruttiva: voto 6 e mezzo. Appeal 6/7. Suono: voto 10 e lode.
Parliamo di cifre. Se hai qualcuno in America che te la porta evitando balzelli fiscali importanti, te la cavi tra i 7 e gli 800 dollari. Se compri di qua dall'Oceano, metti una mano sul cuore e una in tasca e prepara il solito millino.
Ne vale la pena? Per me sì, ma io di chitarre ne ho abbastanza da reggere la casa se sta per crollare. Vuoi essere originale con una chitarra che hai tu e pochi altri e che suona da paura? Questo è un pezzo che non puoi farti scappare. Non ti cresce il millino in tasca e vuoi una chitarra che sia un assegno circolare in caso che il nostro amato Presidente del Consiglio si determini a spillarci anche il sangue e serva liquidità in tempi brevi? Non è il tuo oggetto.