di Zenzero [user #36862] - pubblicato il 17 ottobre 2015 ore 08:00
La serie più economica prodotta da Fender negli anni '80 comprendeva un modello ispirato a una Stratocaster e uno stile Telecaster, battezzato Deluxe, ma la linea Bullet si discosta dai disegni classici e presenta alcune (discutibili) scelte costruttive più che singolari.
La Fender Bullet venne disegnata da John Page e prodotta proprio nello stabilimento di Corona fra il 1981 e il 1983. Per andare incontro alla crisi di quegli anni, Fender decise di produrre questa chitarra in una fascia economica con un prezzo che si aggirava attorno ai 200$. Esistevano inizialmente due versioni: la Standard e la Deluxe. Se la prima riprendeva le forme classiche della Stratocaster, ma con soli due pickup, la seconda si ispirava alla Telecaster, anche se il corpo si presentava più stretto e meno bombato. La versione che oggi voglio farvi a ascoltare e recensirvi è proprio la Deluxe, che così si caratterizza: il corpo è in tiglio americano, i pickup sono due Fender single coil, manico in acero, tastiera in palissandro, selettore a tre vie, due manopole di tono e volume. Le meccaniche sono le classiche Fender, mentre il ponte dovrebbe riprendere quello della Telecaster (dovrebbe, perché qualche differenza, come vedremo nel video, c’è).
L’esperimento Fender però non ebbe un gran successo e anzi, per questo motivo, l'azienda decise di declinare la produzione a quella che oggi è la sottomarca storica del marchio di Corona: Squier. Tutt'oggi Squier produce delle versioni della Bullet, anche se oramai il concetto costruttivo e le forme sono completamente diversi rispetto a quelli di un tempo.
Fin da bambino vedevo mio padre che durante i pomeriggi passava qualche decina di minuti in compagnia, oltre che della sua fedele Stratocaster nera (eh signori, è stata venduta due anni fa, mi spiace ma non comparirà in questa saga), di una chitarra dalla forma bizzarra e che non avevo mai visto nei negozi di musica o alla televisione. Quella chitarra aveva esercitato sempre un certo fascino, anche per via della classica storia dello zio lontano che l’aveva acquistata in America negli anni '80 e poi ceduta a mio padre in seguito. In realtà, non ho mai scoperto come quella chitarra sia arrivata in casa mia, quello che è certo è che tutt’ora la custodisco gelosamente poiché, dopotutto, è sempre un pezzo di storia destinato a, ne sono convinto, acquisire un certo valore collezionistico nel corso del tempo. È inutile dire, che appena sono riuscito a suonare i primi accordi, essa è diventata oggetto di studio e dedizione anche se quel maledetto manico non mi è mai andato giù. Ancora oggi, a distanza di anni, suonarla mi risulta assai difficoltoso, e con l’accrescere della conoscenza musicale e del suono... beh... diciamo che la chitarra si è rivelata meno magica di quel che pensavo.
La piccola Bullet a un orecchio attento si dimostra chiaramente come un chitarra di qualità bassa: seppur le meccaniche presentino un'ottima tenuta dell’accordatura, sono la qualità del ponte e sonora che rovinano tutto.
L'economica di casa Fender effettivamente non è nient’altro che un sogno infranto e una rincorsa disperata alla concorrenza. Il ponte è un vero disastro: esso è appoggiato al battipenna in plastica della chitarra tramite due viti (non scherzo) e la quantità di vibrazioni trasmesse al body è pressoché minima. Questo spiega perché l’output risulti così basso e secco. Certo, a qualcuno potrebbe anche piacere ma diciamocelo, messo a confronto anche solo con una G&L di pari valore odierno il risultato è imbarazzante. Inoltre, le sellette continuano a spostarsi e ciò comporta una continua regolazione delle ottave e dell’action. La soluzione sarebbe stata quella di sostituire il ponte, mettendone uno fisso, ma così facendo si sarebbe snaturata e probabilmente non avrei raggiunto risultati molto più performanti. Tuttavia i legni di cui è composta sono ottimi, il manico ha una forma a D alquanto scomoda però: è indefinibilmente diversa da tutte le altre e dalla stessa Telecaster. E il secondo punto dolente sono i pickup: spenti, privi di botta e potenza. Ammetto che anche la sostituzione con dei Seymour Duncan l’anno scorso non ha portato però a risultati migliori.
Il controllo di tono funziona discretamente bene, anche se l’escursione non è graduale, e sembra passare tutto d'un tratto da fase aperta a chiusa senza una grande possibilità di equalizzare in modo corretto. Il volume invece si comporta egregiamente: in saturazione prima abbassa il volume e poi si pulisce producendo dei clean un po' gonfi, ma interessanti.
Sui clean la chitarra risulta secca, stopposa e quasi muta, insomma non è bella rotonda come ci si potrebbe aspettare da una Telecaster. Sui crunch la situazione migliora, ma di poco. Nei distorti finalmente essa pare prendere vita, ma credo sia merito dei pickup più che della chitarra in sé. Naturalmente il sustain è pressoché inesistente.
La Fender Bullet è una chitarra da appendere al chiodo e da ammirare, sicuramente non da suonare. Ma sapete com’è, è un pezzo di storia fondamentale per Fender, non dei più felici, ma sono comunque contento di averla in casa, soprattutto perché mi trasmette un bel ricordo dell’infanzia. Il mio voto personale per questa chitarra è un 6.
Con una spesa che si aggira fra i 500 e i 700 euro, a seconda delle sue condizioni, la potete trovare online. Se cercate una chitarra per suonare girateci al largo, poiché allo stesso prezzo potete trovare delle chitarre molto più performanti, se invece siete degli inguaribili nostalgici o collezionisti e volete portarvi a casa un pezzo di storia... beh, che state aspettando?
Vi lascio al video, che vi ricordo è stato prodotto utilizzando la cam del pc, con la chitarra connessa al Kemper Profiler e a una scheda audio Roland Tri-Capture.
Tanto per sbugiardarmi, mio padre ha venduto la chitarra proprio poco prima che potessi terminare le riprese, quindi non ho potuto caricare il video dove proponevo una cover suonata con questa chitarra. Mi spiace, ma per questa volta dovrete accontentarvi solo dei suoni proposti nel primo video.