di redazione [user #116] - pubblicato il 03 luglio 2017 ore 14:30
Max Rosati continua a parlarci del lavoro del chitarrista in studio di registrazione.
Dritte, consigli, spunti per arrivare il più preparati possibile a un appuntamento decisivo nell’attività di un musicista. Nel primo appuntamento ci eravamo occupati di un aspetto tecnico, strumentale: l’esecuzione delle ritmiche suonate in ottavi. Oggi invece, ci concentriamo su elemento più pratico ma delicatissimo: la gestione degli ascolti mentre si registra.
Prima di rimetterci a parlare di chitarre acustiche, delay e ottavi (argomento affrontato nella prima lezione) oggi, parliamo di ascolti.
Ascoltare quello che si suona in maniera appropriata e confortevole è importantissimo per riuscire a suonare in maniera rilassata, mantenendo il il totale controllo di ciò che si sta eseguendo.
Nel video, Max Rosati propone una condizione di ascolto ottimale. Nel registrare le chitarre si serve di un sistema testata e cassa. La testata è posizionata nella regia, la stanza che ospita il mixer, il computer che registra, l’outboard con gli effetti e i monitor per gli ascolti.
La cassa che eroga il suono, invece, sta in un’altra stanza di ripresa, microfonata.
Il chitarrista che suona, quindi, sta nella sala di regia e il suono della chitarra che ascolta non è quello direttamente sparato dalla cassa ma quello ripreso dai microfoni, trattato dall’eventuale Eq dei pre e degli effetti; è il suono che esce dai monitor della regia, lo stesso suono che finirà ripreso nella sessione.
I vantaggi sono molteplici. In primo luogo il musicista riesce a sentire la pasta del suo suono già calata nel mix dove dovrà amalgamarsi. Da questo punto di vista, va ricordato che in una registrazione, in una produzione, il suono di chitarra, più che essere valutato per la sua bellezza autonoma, va pesato per l’efficacia che ha nell’economia del pezzo in cui è inserito, per come si armonizza con l’arrangiamento. Registrando nella stessa stanza in cui c’è l’amplificatore è inevitabile venire soverchiati dal volume della chitarra senza riuscire ad avere una percezione chiara di come il suono si amalgami nel mix che ci arriva in cuffia.
Inoltre, per ascoltare quanto si esegue dalla cuffia - stando nella stessa stanza in cui c’è l’amplificatore che suona - è necessario tenere un volume delle cuffie importante che, sommato a quello dell’amplificatore, stancherà in poco tempo e renderà meno fresca la nostra capacità di ascolto e giudizio.
Per tanto sarebbe importante organizzarsi per potersi ascoltare mentre si registra, in una stanza diversa da quella che ospita l’amplificatore.
Due i grandi vantaggi in gioco: la percezione finita e oggettiva del suono effettivo che andrà nella canzone;
la possibilità di registrare a volumi più contenuti che consentirà di lavorare, più a lungo e in maniera più rilassata e consapevole.