Era un giorno d'inverno del 1982 e quell'estate l'Italia avrebbe vinto il mondiale, ma io - allora in seconda elementare - non potevo ancora saperlo. Quello che sapevo era che la maestra ci aveva messi in fila davanti alla cattedra su cui, insolitamente, era posato un "mangiacassette". Non uno stereo di quelli che si vedono nei film anni '80 americani dove ballano la break dance, così grossi da doverli portare in spalla per quanto pesano. No, si trattava proprio dello stesso Irradio con un sola cassa minuscola e gracchiante che mi avrebbero poi regalato l'anno successivo per la prima comunione. Ma anche questo non potevo ancora saperlo. Un'altra cosa che invece sapevo era che quello strano rituale serviva a selezionare il bambino che avrebbe cantato la canzoncina alla recita nataliza. La formula era semplice quanto terrificante: la maestra avrebbe fatto partire il nastro e il primo bimbo della fila avrebbe iniziato a cantare, al cenno dell'insegnante avrebbe smesso mentre il successivo avrebbe continuato e così via: una selezione di X-Factor ante litteram. Uscii da quel precoce casting con una certezza. Ero stonato.
Arrivai a casa in lacrime ma mia madre seppe prontamente consolarmi: "Che ci vuoi fare, pure tuo padre ed io siamo stonati come due campane!".
Sentii il suono di una tomba che si chiude.
ndr: Le foto di corredo non c'entrano niente con l'articolo, ma le facce che John Mayer fa quando canta ci piacciono tantissimo.
Anni più tardi, imbracciata l'ascia, se qualcuno mi chiedeva pure di cantare qualcosa rispondevo con un monocorde: "mi dispiace sono stonato. Cantate voi, io suono". Nessun risentimento, nessun rimpianto. Semplice presa di coscienza.
Altra acqua sotto i ponti, mi ritrovo in un posto per sbaglio, c'è una ragazza, anche lei è lì per puro caso. Diventerà mia moglie, ma questo non posso ancora saperlo. So che mi piace tanto, cominciamo a parlare un po' di tutto e, inevitabilmente, anche di musica. Suona il piano e le piace cantare. Le confido che sono stonato, mi risponde che l'essere stonati è una cosa molto più rara di quanto si pensi, che forse non ho mai provato a cantare veramente e se l'ho fatto era nella tonalità sbagliata. Due tiri, due centri.
Intanto, per tutt'altre vicissitudini, sono passato totalmente all'acustica. Investo qualcuna di quelle nuove monete - come si chiamano? ah sì, euro - in un capotasto mobile e comincio a provare la mia voce con pezzi che conosco da una vita in tonalità differenti. Imparo a prendere le misure alla mia voce, testo i limiti, cerco di capire dove posso arrivare.
Oggi non sono un cantante e non lo sarò mai; però ho un repertorio con, credo, un centinaio di pezzi che eseguo chitarra, voce e armonica. Suono e canto per me, la mia famiglia e quando capita fra amici. Mi piace e mi diverto. Se qualcuno mi chiede di cantare un brano lo faccio volentieri, senza strafare e senza timore.
Quando vincerà di nuovo i mondiali l'Italia? Non posso saperlo. E poi a me il calcio non è mai piaciuto. |