Lo scopo è presentare , tra chitarre e amplificatori, della collezione di Mark Knopfler. Ma la vera sorpresa della serata è che sarà presente proprio Mark, in una “intervista live” per gli invitati, con lo stesso Rudy e Paul Sexton.
In una serata gelida di gennaio si aprono le porte di Christie’s e veniamo accolti in quello che è, a tutti gli effetti, un tributo alla carriera del grande musicista inglese. Sono presenti tutti, la famiglia, gli amici di una vita, i tecnici di chitarre e amplificatori, i compagni di viaggio John Illsley e Guy Fletcher, in quella che è davvero una bellissima serata di festa.
La Collezione in mostra è imponente, 123 pezzi in totale tra chitarre e amplificatori, che spaziano dagli strumenti usati nei tour mondiali con i Dire Straits fino a quelli scelti per le lunghe sessioni di registrazione dedicate alla realizzazione degli album da solista.
Quello che colpisce immediatamente l’osservatore è la versatilità e la eterogeneità degli strumenti in mostra, che riflettono chiaramente la personalità del musicista, davvero sempre alla ricerca di suoni nuovi.
Mark racconta che, negli anni, ha sempre cercato di trovare “lo strumento giusto per una determinata canzone”, e in alcuni casi è stato proprio il suono di un certo strumento a creare l’ispirazione per un determinato passaggio o composizione.
E così, senza mai giudicare la qualità di uno strumento dal suo prezzo, Mark si è ritrovato ad acquistare anche le nostre Eko degli anni ’60, tra cui spicca una 1968 EKO 700 V4 in una bellissima finitura sparkle blue, che ha utilizzato per “Song For Sonny Liston”.
Anche se Rudy non è stato presente per motivi di salute alla serata, la sua presenza era tangibile, visto che ha curato con la figlia Stephanie tutta la redazione del catalogo, supportando Christie’s nel ricostruire i racconti dettagliati di ognuno degli strumenti in mostra.
Rudy infatti, amico fraterno di Mark da ormai oltre 40 anni, lo ha sempre consigliato e aiutato per poter trovare quei suoni che il musicista ricercava, e negli anni gli ha procurato un vero arsenale di strumenti vintage, dalla mitica Les Paul Standard del 1958 (che non è stata battuta all’asta e rimane fedelmente nelle mani di Knopfler) alle due stupende ES-335 dot neck blonde del 1958 e del 1960, entrambe provenienti da Gil Southworth e che Mark ha utilizzato dal bellissimo disco Sailing to Philadelphia fino a oggi, dalle memorabili Schecter “dream machines” degli anni ’80 (la mitica “rossa” usata per “Walk of Life”, e la “nera” per “Solid Rock”) al design unico, in collaborazione con John Suhr, della MK-1 del 1988 resa celebre al Mandela Concert.
Ma non solo, è stato proprio Rudy a consigliare a Mark la sua prima Les Paul Standard, una delle prime reissue ’59 del 1983, che, direte, non è di certo un pezzo “vintage” di chissà quale pregio, eppure si tratta proprio di quella utilizzata per incidere pezzi iconici come “Brothers in Arms” o “Money For Nothing”.
Il gusto eclettico di Mark è davvero palpabile visionando i suoi strumenti di tutta una vita, dalle Ovation Adamas del 1979, le sue prime acustiche “da tour”, alla Gibson Chet Atkins CE del 1981 usata per “Private Investigations”, fino alle stupende Gibson archtop della collezione, tra cui spiccano le Super 400 del “On Every Street tour”, ma anche ES-5 switchmaster, Grestch degli anni ’60 e tante altre.
Le stelle della serata sono probabilmente due: la Pensa-Suhr del 1988 “MK-1” (che leggenda vuole sia stata disegnata su un fazzoletto durante un caffè), un progetto personale di John Suhr al quale stava lavorando da tempo, ma che divenne poi quella scelta da Rudy per realizzare l’idea di Mark, e cioè avere uno strumento resistente, leggero, dal suono versatile e perfettamente intonato, da poter portare in tour per il mondo senza le difficoltà di utilizzare molti strumenti per ogni canzone, cosa che ha sempre caratterizzato i live dei Dire Straits.
La chitarra dal vivo è di una bellezza imbarazzante, con un top di acero figurato in tavola unica (sia fiammato sia figurato) davvero incredibile, della stessa tipologia di quello utilizzato nelle “burst” dell’epoca d’oro. Il colore “caramel” cambia a seconda di come la riceve la luce, proprio grazie alla natura unica del legno bellissimo che sta sotto alla verniciatura trasparente. John Suhr disse che, a causa dei tempi strettissimi per la consegna dello strumento a Mark Knopfler, utilizzò una vernice in poliestere leggera per il trasparente, che ne ha di fatto preservato la bellezza in tutti questi anni.
Lo strumento è leggerissimo ed estremamente sottile, tanto che John dovette accorciare il selettore dello switch a cinque posizioni per poter montare il coperchio posteriore.
Utilizzata per anni da Mark in tour e in studio, da inizio anni 2000 è stata poco a poco dismessa, a causa del manico “slim” e della tastiera molto piatta, due caratteristiche che Mark ha abbandonato, favorendo manici più grandi e la classica tastiera “vintage” leggermente curvata.
La seconda protagonista (che è stata esposta in una stanza a sé, data la sua importanza), è proprio la Gibson Les Paul Standard reissue del 1983, “umile” ma che è stata utilizzata per registrare “Money for Nothing” e “Brothers in Arms”, due dei pezzi più celebri in assoluto mai scritti dal musicista inglese.
Pensate che l’aura di questa chitarra ha quasi eclissato l’originale Les Paul del 1959 (bellissima) comprata da Knopfler a Londra nel 1999 e utilizzata in tour e nei suoi dischi solisti in seguito.
Il momento davvero speciale per chi scrive è stato alla fine dell’intervista di Mark, quando ho potuto incontrarlo e parlargli a tu per tu. La sensazione finale è stata particolare, una gioia immensa ma anche una (buona) tristezza, perché era chiaro che si trattava di un “saluto” del grande musicista, che con grande lucidità di una vita, consapevole dell’età raggiunta.
Seppur chiaramente invecchiato nel fisico, lo spirito, la voce e la simpatia sono intoccate e, per chi non l’avesse già visto, consigliamo davvero di gustarvi l’intervista registrata e pubblicata da Christie’s.
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