In questi giorni Fender ci propone la serie Player II, costruita in Messico, che dispone di alcuni miglioramenti e nuovi colori.
Se si vuole un prodotto migliore allora bisognerà optare per una chitarra made in USA.
Personalmente ho una American Professional II che il mio amico Giulio, musicista di professione, sostiene essere il modello “base” intesa come professionale.
Andando oltre, ci sono altre serie fra cui la Vintage, la Ultra, etc. fino ad arrivare ai costosissimi modelli Custom Shop.
Fra una American Professional II (2.200 Euro circa) e una Custom Shop (da 3.300 a 5.500 euro, escludendo le Master Relic) ci sono dai 1.100 ai 3.300 di differenza.
Sono d’accordo con il mio amico Giulio ma faccio un piccolo passo indietro per considerare alcuni fatti, dove -allo scopo- ho allegato un mio vecchio catalogo del 1969.
Come si può vedere dalle foto:
- Telecaster 1 pickup “Esquire” colori vari: lire 160.900
- Telecaster 2 pickup colori vari: lire 229,000
- Stratocaster marrone: lire 255.700
- Stratocaster colori vari: lire 268.400
...e basta.
Non esistevano i modelli Mexico, Corea, USA, Custom Shop, Custom Master Relic, etc.
Quando Jimmy Page, Eric Clapton, David Gilmour o Steve Ray Vaughan andavano al negozio a comprare una chitarra, compravano una queste e nient’altro, perché non esisteva altro disponibile.
Arrivo al punto: queste vecchie chitarre erano “professionali”?
Non credo: erano solo buone chitarre. Però salivano sui palchi e scrivevano pagine di musica su dischi diventati epici.
Quindi perché oggi abbiamo bisogno di una così vasta selezione di modelli?
Altra domanda che mi faccio: se esistono le serie Professional, allora a cosa corrispondono le serie Mexico e Squier orientali? Cioè: queste ultime non sono buone perché non professionali?
In definitiva: cosa significa professionale?
Dovrebbe significare che lo strumento nuovo, appena uscito dalla custodia, dovrebbe suonare con le scale intonate, avere i tasti levigati e rettificati, pickup regolati, e avere quanto serve per suonarlo in una serata.
In realtà le cose non stanno così, per cui (per me) questo concetto non esiste.
Anche i modelli del 1969-70 non erano pronti al 100% da suonare, infatti dovevano essere regolati.
Oggi tutti gli strumenti Fender definiti “Professional” hanno bisogno di andare dal liutaio dove, come dice il mio liutaio di fiducia, ci sono tante regolazioni da fare e persino tasti da rettificare. In alcuni casi con la vernice sollevata ai bordi della tastiera.
Le serie di livello superiore Custom Shop sono quasi tutte “Relic” cioè invecchiate e anche qui da rettificare e regolare.
Ma allora?
Aggiungo che le Relic, per me che compravo chitarre a quei tempi, sembrano solo vecchie e usate, per cui dovrebbero costare di meno e non di più.
Tornando al concetto iniziale, le chitarre che oggi si comprano a prezzi elevatissimi, vorrebbero sembrare quelle del 1970 ma non lo sono, a fianco di queste la serie orientali e messicane necessitano di regolazioni ma poi, alla fine, suonano bene.
Ripeto a me stesso la domanda: Professionale? Ha senso? Teoricamente forse sì, praticamente no, non esiste.
Oggi l’origine del risparmio sta fondamentalmente nel costo della manodopera, quindi il produttore importante vende modelli “base” come Professionali e modelli più economici assemblati altrove sotto lo stesso marchio.
Ritengo che fosse più corretta la vecchia definizione American Standard. |