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Riprodurre il suono di George Harrison post-1968: ovvero come scaldo l’acqua calda
Riprodurre il suono di George Harrison post-1968: ovvero come scaldo l’acqua calda
di [user #5757] - pubblicato il

Quanto segue non ha intento didattico, ma è condivisione di una soluzione che ho cercato per potere riprodurre in maniera semplice e conveniente il suono di George Harrison di una precisa epoca Beatles, con particolare riferimento a un pezzo iconico: "Something".
Come molte tracce di chitarra di questo periodo, incise del buon George, siamo di fronte a un suono caldo, avvolgente e modulato.
Teniamo presente che all’epoca non esistevano come oggi pedali di modulazione né tantomeno multieffetti, quindi certi suoni si ottenevano con artifici in fase di registrazione / post produzione, utilizzando ciò che era disponibile. Nel caso di George Harrison, un rotary speaker Leslie.

In pochi possiedono un Leslie, e anche chi l’ha sa benissimo quanto possa essere ingombrante e scomodo, pertanto vediamo come è possibile riprourre "quel" suono utilizzando semplici strumenti a disposizione di tutti e di tutte le tasche.



La mia ricetta per un'ottima acqua calda
Chitarra e ampli in primis: io utilizzo una Stratocaster in un Fender ‘65 Twin Reverb (Reissue, non dell’epoca), ampli tuttosommato filologicamente corretto: all’epoca di quelle registrazioni, i Beatles ricevettero una generosa fornitura di ampli da Fender, Twin e Bassman, che possiamo ammirare nel documentario "Get Back".
Le regolazioni dell’ampli sono sempre a gusto, ma a mio avviso bisogna porre attenzione al dosaggio degli alti (soprattutto con chitarre equipaggiate con single coil). Per il volume fate vobis, ma sappiamo tutti benissimo che, al di sotto di un tot, del Twin rimane l’attacco ma scompare il corpo e quindi possiamo pure lasciarlo spento e rivolgerci altrove (Deluxe Reverb per esempio). I miei settaggi sono: Volume 4-5, Treble 6, Middle 6, Bass 3, Reverb 2, Tremolo disattivo.

Riprodurre il suono di George Harrison post-1968: ovvero come scaldo l’acqua calda

Veniamo quindi alla modulazione: non ho un Leslie e non mi interessa dotarmi di un qualsiasi pedale che lo simuli. Ce ne sono una miriade sul mercato, da estremamente economici - Mooer Soul Shiver su tutti, molto convincente - a quelli ultra costosi. Ho trovato quello che volevo in un Mooer Electric Lady, pedale che avevo acquistato molto tempo fa per tutt’altro scopo.
"Come, un flanger?". Sì, un flanger.
Se opportunamente regolato, riproduce molto fedelmente il timbro di una chitarra che esce da un Leslie regolato a bassa velocità. Quindi ecco i miei settaggi: Colour e Range al minimo, Rate (pomellone) a ore 1-2 (sempre secondo gusto).
Et voilà, suono della ritmica di George in "Something" quasi esattamente come quello del disco, provare per credere: se funziona per me, funziona anche per quelli bravi.

Riprodurre il suono di George Harrison post-1968: ovvero come scaldo l’acqua calda

Alla ricetta, non necessari, ma sono parte integrante della mia pedaliera, un compressore a inizio catena regolato in modo da non essere troppo evidente (io utilizzo l’amato/odiato Boss CS-3) e, dopo l’Electric Lady, il mio inseparabile overdrive, Boss SD-1, anche qui regolato in modo “sottile” per sporcare quel minimo necessario il pulitone del Twin.
Le stessa catena va benissimo per molti altri pezzi dei Beatles '68/'70 (eventualmente spegnendo il flanger, tipo in "Get Back", o aumentando il rate, tipo nel solo di "Let it be").

Mi piace molto quando ogni tanto scopro l’acqua calda, o la riscaldo come voglio io, e mi piacerebbe sentire qualche parere e soluzione da altri appassionati di Beatles.
george harrison gli articoli dei lettori il suono
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di Davide Canazza [user #11299]
commento del 25/08/2024 ore 15:36:40
Un articolo del genere non poteva non richiamare la mia attenzione. Da ricercatore e cultore del sound Beatles, soprattutto dal 1966 in poi, non posso che essere essenzialmente d'accordo sulle tue scelte.
Per quanto riguarda le chitarre, soprattutto per il periodo gennaio-settembre 1969, George ha alternato Stratocaster (la sonic blue del 1961 colorata e trasformata in "Rocky"), Rosewood telecaster, Epiphone Casino e soprattutto la Les Paul "Lucy", una 1957 riverniciata in cherry red in casa Gibson nel '68.
Gli ampli del periodo erano esclusivamente Fender. Il Twin Reverb silverface di fine '68 usato dal gennaio 1969 fino a tutte le session di Abbey Road a cui George spesso affiancava il suo fedele Bassman blonde (testata e cassa) del '63 e il Leslie 147RV (R sta per reverb). In alternativa al Leslie, il flanger veniva invece aggiunto in post produzione tramite l'ADT (Artificial Double Tracking): l'esempio più lampante è sul solo di Fixing a hole).
Naturalmente qualche pedalino lo aveva anche George: a parte i vari Tone Bender avuti dal '65 in poi (c'è una foto del nostro Gary Hurst mentre ne consegna uno il 20 novembre 1965), durante le sessions di Let it be (Get back) e Abbey Road a disposizione c'era un wah Vox V846 e un Fuzz Face, entrambi utilizzati anche durante il Rooftop concert.
Come Leslie simulator uso un Fender Pinwheel collegato alla testata Marshall JTM Studio nel send/return perché il Twin non ha il loop effetti, naturalmente. Per tutto il resto un 68' Custom Twin Reverb. Devo dire che il Marshall JTM, grazie alle sue finali 5881, si avvicina di più al Twin del Deluxe Reverb ed è più gestibile a bassi volumi grazie alla possibilità di poterlo mettere sia a 5W che a 20W. Bisogna solo aggiungere un buon riverbero e un bel tremolo (sto valutando l'acquisto di un Fender Tre-Verb).
Rispondi
di giambibolla [user #5757]
commento del 26/08/2024 ore 10:15:24
Il sound chitarristico dei Beatles ( a mio parere contraddistinto da tre fasi distinte) è una palestra fondamentale per tutti. Grazie per il feedback!
Rispondi
di Davide Canazza [user #11299]
commento del 25/08/2024 ore 16:54:25
PS: il Flanger è sicuramente un'ottima alternativa al Leslie e anch'io uso spesso il mio MXR del '78 per le ritmiche di Something.
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