L'Italia sta diventando una depandance della Francia. I francesi ci hanno già comprato la BNL (che è la banca che detiene il più grosso stock di debito pubblico italiano), compreranno l'Alitalia (nel 2013, dopo le elezioni, e senza debiti, grazie alla meravigliosa operazione condotta da Berlusconi-Tremonti), stanno per comprare la Parmalat, stavano per costruirci, con la EDF, una decina di antiquate centrali nucleari, peraltro con l'esclusiva della fornitura del combustibile. Ci manca solo che ci portino via la Ferrero (visto che da poco ne è pure morto il boss).
Tutto ciò, normalmente non mi preoccuperebbe, poiché, in un economia globalizzata, e con nuove potenze economiche che diventano sempre più importanti, è chiaro che se le aziende europee intendono sopravvivere dovranno aggregarsi sempre di più.
Il problema, per me, è che i francesi odiano gli italiani, almeno, se non di più, di quanto gli italiani non odino i francesi. Se dipende dal fatto che Mussolini dichiarò guerra alla Francia con Hitler che aveva già preso Parigi, o dal fatto che gli abbiamo guzzato il mondiale ai rigori (dopo il goal di Materazzi e la testata di Zidane), o se dipende dal fatto che noi ci laviamo di più e che da noi si mangia meglio, non lo so di preciso; ma di sicuro i francesi ci detestano. E quindi, in soldoni, significherà che dopo le moine diplomatiche, i manager delle nostre aziende verranno rimpiazzati da loro omologhi d'oltralpe, che se ne sbatteranno altamente dei diritti dei lavoratori e del dialogo col governo italiano.
Io preferivo essere comprato dai tedeschi: in primis perché mi stanno più simpatici, specialmente dopo l'ottava birra, poi perché noi stiamo un po' più simpatici a loro (ho detto un po', non ci gasiamo), un po' perché la loro concezione dello stato (federalale e solidale) assomiglia di più alla mia del centralismo post-napoleonico francese.
In fondo i tedeschi stanno simpatici a tutti, mentre, au contraire, tutti odiano i francesi, e ci sarà pure un motivo.