Vorrei scrivere del concerto di ieri sera, in cui un immenso Steve Vai ha brillato nella notte di Roma dimostrando a tutti cosa significhi essere di un altro pianeta. Bastasse Steve Vai a elevare le genti ad uno stato di coscienza superiore, staremmo a posto. L’organizzazione ha sistemato il pubblico in tanti posti a sedere realizzando un ampia platea di sedie a riempire il parterre. Hanno pensato a tutto, anche lasciare corridoi liberi da sedie attraverso cui consentire il passaggio di persone. Volendo fare di più, hanno riservato ai lati della platea, vicino le suddette vie di fuga, alcuni posti per disabili in carrozzina. Tutto perfetto. Il pubblico pagante entra, due disabili entrano e vogliono godersi lo spettacolo. Però bisogna fare i conti con il bel popolo rocchettaro. Ma si è bella gente, mi fanno anche un po di tenerezza, così ribelli, così fuori dagli schemi, così uguali gli uni agli altri: maglietta di un qualsiasi gruppo rock a caso, jeans sdruciti, capelli lunghi raccolti in una voluminosa coda di cavallo, birra nella mano destra, sigaretta\canna nella sinistra, corna e catene a volontà. Ieri sera ne avrò visti 300 conciati così. Ma si sa sono bravi ragazzi e anche furbi aggiungerei! Eh si perché a due minuti dall’inizio del concerto hanno intelligentemente pensato di occupare con le loro belle sedie tutti gli spazi lasciati liberi dagli organizzatori : “c’è posto?, io mi ci metto, stic***i”. Io penso “Va bè, a fine concerto libereranno tutto, anche perché non possono non aver visto i due disabili completamente circondati!”. Il concerto volge al termine, Steve rientra per il bis, il pubblico si alza in piedi, applaude, corna al vento, grida, bestemmie…insomma tutto quello che si deve fare in questi momenti. La musica sta per ricominciare, la gente rimane in piedi. Uno dei due disabili richiama l’attenzione gridando “SEDUTI!” si girano ,saranno stati una ventina, lo guardano imbambolati e se ne fregano. Allora il ragazzo richiama l’attenzione dell’individuo che per primo gli preclude la visuale: il tizio si gira, si scusa facendo spallucce e si rimette a guardare il concerto. A niente vale l’intervento di una ragazza (orgogliosamente la mia ragazza) che assistendo a questa scena si fa avanti e va a parlare con quel bel gruppetto di metallari pecoroni con le corna levate al cielo. Si girano, guardano il ragazzo seduto e se ne fregano. Ma non si può generalizzare. E invece si. Forse si deve. Su tante persone, nessuna si è posta il problema e allora è così facile per me pensare che siano tutte uguali. Un pubblico vergognoso, ignorante ed egoista. Gente la cui unica preoccupazione era avere il bicchiere pieno, fare il video col telefonino e altri tre o quattro luoghi comuni, lascio a voi la scelta. Inutile dire quanto fosse sconvolto il ragazzo in questione, e in che stato fosse quando ha dovuto farsi largo tra la spazzatura e il cimitero di sedie lasciate dal popolino metallaro. Se leggendo questo post qualcuno dovesse sentirsi offeso, faccio spallucce anche io, “stic***i”. Barriere architettoniche? No! Barriere Umane, culturali, sociali. Io prendo le distanze. Dott.Ing.Paolone
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