di Gianni Rojatti [user #17404] - pubblicato il 13 agosto 2013 ore 12:30
Impariamo la minore armonica. Questa scala, negli ultimi decenni, ha monopolizzato l'estetica solistica dello shred metal neoclassico. Ma è una scala che trova ampissimi utilizzi in molti generi, fra tutti jazz e musica etnica. Oggi iniziamo affrontandone formazione, diteggiature, armonizzazione e prime applicazioni solistiche.
La scala minore armonica è una scala minore naturale in cui l’ultima nota è alzata di un semitono. La settima, da minore diventa maggiore.
Prendiamo la struttura di una scala minore naturale di A.
Le note che la compongono sono: A, B, C, D, E, F, G a cui corrispondono gli intervalli di
T, 2, b3, 4, 5, b6, b7.
Se noi semplicemente alziamo l’ultima nota, la settima minore G di un semitono fino a G#, avremo una scala di Am Armonico:
A, B, C, D, E, F, G#.
Per chi la pratica e sperimenta per le prime volte, spesso questa scala evoca sonorità classiche, barocche e il riferimento più frequente al quale viene accostata è la musica di Niccolò Paganini.
Visualizziamola sulla chitarra attraverso tre piccoli box ristretti che ci permettano di concentrarci sulla sonorità piuttosto che sulle diteggiature. Nella prima diteggiatura abbiamo indicato anche tutti gli intervalli nella fase ascendente dell’esecuzione.
Abbiamo sempre enfatizzato il passaggio tra settima maggiore e tonica marcandolo nell’esecuzione discendente della scala. Raccomando di passare dalla tonica alla settima con un piccolo slide, come indicato in partitura.
Uno slide è presente anche nella terza proposta di diteggiatura ma questa volta sulla corda di E cantino nel passaggio tra 5 e b6. Anche in questo caso i due intervalli sono indicati.
Ora, proviamo invece la scala minore armonica in una tradizionale diteggiatura a tre note per corda. Immediatamente balzerà agli occhi come l’intervallo di un tono e mezzo tra sesta minore e settima maggiore rappresenterà il principale ostacolo a livello esecutivo. In questo caso il passaggio compare sulla corda di B.
Generalmente, questo intervallo così ampio non crea problemi in veloci esecuzioni scalari a tre note per corda in plettrata e legato: questo tipo di fraseggio - proprio della chitarra moderna e shred, rock, metal o fusion che sia…- presuppone già un tipo di impostazione della mano sinistra larga. Viceversa, in un fraseggio più tradizionale e stretto, si cerca sempre di evitare diteggiature così larghe. Per questo, si ricorre a posizioni della scala minore armonica che contemplino anche passaggi a due sole note per corda. Rivediamo la stessa scala pensata in questa maniera, senz’altro più agevole a livello esecutivo. Ecco due opzioni alternative che ci permettono di evitare lo stretching tra la b6 e la 7.
Ora ragioniamo sulle applicazioni di questa scala.
La maniera più immediata e migliore per rompere il ghiaccio con l’impiego di questa scala è quella di rifarsi alla vicinanza armonica con la scala minore naturale.
Scriviamo l’armonizzazione della scala di Am naturale, affiancando a ogni grado della scala la triade che su di esso si genererà.
A = Am (A, C, E)
B = Bdim (B, D, F)
C = C (C, E, G)
D = Dm (D, F, A)
E = Em (E, G, B)
F = F (F, A, C)
G = G (G, B, D)
Ora affianchiamogli l’armonizzazione della scala minore armonica. Le due scale si differenziano per una sola nota, il G#. E’ ovvio quindi che le triadi che non contemplano questa nota saranno identiche in entrambe le scale.
A = Am (A, C, E)
B = Bdim (B, D, F)
C = C aug(C, E, G#)
D = Dm (D, F, A)
E = E (E, G#, B)
F = F (F, A, C)
G# = G#dim (G#, B, D)
Ecco gli accordi derivanti dall'armonizzazione della scala di Am armonico, diteggiate come triadi, sulle prime tre corde della chitarra.
Am, Bdim, Dm e F sono accordi che derivano, allo stesso modo sia dalla scala di Am naturale che da quella di Am armonico. Pertanto, potremmo utilizzare entrambe le scale, con la stessa autorevolezza, per improvvisarci. Costruiamo una piccola progressione formata per esempio da Am e F e proviamo a suonarci sopra, per il momento in maniera semplicemente lineare, entrambe le scale.
Impareremo a gestire in questo modo la scala minore armonica come un colore opzionale che potremo serenamente utilizzare ogni volta su determinati accordi derivanti dalla scala minore naturale: il primo, il secondo, quarto e sesto.
Nella prossima lezione studieremo alcuni fraseggi che giocano sull’alternanza di queste scale.
Prima di lasciarci però in esercizio che ci farà suonare la scala suddividendola per triadi. Non limitatevi a un’ottava e cercate di svilupparlo attraverso tutta la diteggiatura e su più posizioni.