di Bustio [user #24438] - pubblicato il 14 ottobre 2013 ore 03:36
Non è semplice fare una recensione di un concerto di Peter Gabriel. Quindi semplicemente cercherò di non farla. Innanzitutto il personaggio è noto a tutti...prima i Genesis, gruppo che gli ha dato la notorietà, e poi una carriera solista che al vederla oggi è assolutamente brillante. Io sono un appassionato dei Genesis più prog e non quel pop, sempre e comunque fatto con una certa classe bisogna dire, che ha contraddistinto la loro carriera dopo Wind and Whutering. Il Peter Gabriel solista, a parte qualche episodio, l'ho sempre un po' snobbato, probabilmente per certi suoni che a me suonano troppo anni '80, ammirando però tantissimo alcuni suoi brani che sono ovviamente delle gemme incredibili. Queste gemme sono saltate fuori praticamente tutte durante il concerto, e altre si sono palesate in tutto il loro splendore live. Innanzitutto, la band. Il tour intero è incentrato sulla riproposizione integrale del disco So, uscito nel 1986, e dal vivo è la band originale del disco a suonare: Peter Gabriel alla voce e alle tastiere, il solito e gigantesco Tony Levin al basso, l'inventivo David Rhodes alla chitarra, l'incredibile Manu Katché alla batteria, David Sancious alle tastiere, più Jennie Abrahamson e Linnea Olsson ai cori. Queste ultime sono state presentate da Peter Gabriel in persona, prima del loro show di apertura nel quale, armate di violoncello, pianoforte e pad elettronico per creare linee ritmiche, hanno incantato la platea in maniera inusuale.
Il set di Peter Gabriel si è diviso in 4 parti, una acustica, una elettrica, la parte dove è stato suonato So dalla prima all'ultima nota, e i bis. Per farla breve:
Setlist (Acustico): "O but" "Come talk to me" "Shock the monkey" "Family snapshot"
(Elettrico) "Digging in the dirt" "Secret world" "The family and the fishing net" "No self control" "Solsbury Hill" "Why don't you show yourself"
("So") "Red rain" "Sledgehammer" "Don't give up" "That voice again" "Mercy street" "Big time" "We do what we're told (Milgram's 37)" "This is the picture (Excellent birds)" "In your eyes"
(Bis) "The tower that ate people"
"Biko"
La scaletta parla per sé, Gabriel è apparso in gran forma vocale, Tony Levin incredibilmente solido e poliedrico nel suo alternarsi fra basso, contrabbasso, synth, chapman stick; Rhodes è invece uno di quei chitarristi evidentemente eccezionali, che nonostante siano in possesso di doti tecniche importanti, prediligono la ricerca del suono, dell'effetto, e della "giocata" sorprendente, non uno di quelli che vedi sulle copertine delle riviste senza dubbio, ma a me semplicemente mi sconvolge. Katché è un genio, vola leggero su tom, crash e splash, trasformandosi in una potenza quando si tratta di dover picchiare senza complimenti, espressivo come non mai. Quasi oscuro il lavoro di Sancious, si nasconde timidamente, ma la verità è che la gran parte dei suoni elettronici arriva da lui, quindi in pratica tutte le architetture principali del suono di Peter Gabriel. Vari i momenti forti dello show, quelli che in pratica mi hanno fatto venire le "zudde" (pelle d'oca in lingua sarda): Shock the monkey nella sua sorprendente versione acustica, sicuramente meglio dell'originale; Secret World, con il suo finale inesorabile con la chitarra di Rhodes a riempire tutto; Solsbury Hill, saltellante, una canzone alla quale sono particolarmente legato; Why don't you show yourself, che non conoscevo, ma è riuscita a sconvolgermi; potrei dire qualcosa per ogni canzone di So, un caleidoscopio di suoni ed emozioni simili è raro da sentire, l'atmosfera di Red Rain, l'allegria di Sledgehammer, i paesaggi notturni di Mercy Street, la grazia di Don't Give Up, la minaccia di We do what we're told, la leggerezza di In your eyes; poi la sorprendente The tower that ate people, canzone che ho sempre considerato trascurabile (contenuta in Ovo) e che invece dal vivo prende un piglio potente e violento, capolavoro; il gran finale di Biko, pugni verso l'aria e coro praticamente infinito, i tamburi che scandiscono il ritmo tribale...qualcosa di inspiegabile.
Mi ritengo fortunato, credo di aver assistito a un evento immenso, ringrazierò sempre Peter Gabriel per questo!