Da troppo tempo non scrivo qualcosa qui su accordo, ammetto di essere stato abbastanza latitante nell’ultimo periodo. Ma sono 1500 giorni ad oggi che sono iscritto su questo meraviglioso sito, e in più ieri ho compiuto ben 32 anni, quindi ho deciso di scrivere qualcosa!
Torno a scrivere per parlare non tanto di una band o di un concerto, quanto di vite che si intrecciano, di emozioni a cui viene data voce in maniera autoritaria e stentorea, come solo il rock può fare probabilmente. I Dire Straits di Mark Knopfler e i Pink Floyd di David Gilmour hanno scolpito il mio universo sonoro ed edificato la mia immaginazione visiva e musicale come nessun altro gruppo, ma il gruppo che ha più dato sfogo alle mie emozioni viscerali e alle mie frustrazioni sono stati probabilmente i Pearl Jam. Non sono l’unico a pensarla così a giudicare dalle presenze straordinarie che si registrano nel tour ancora in corso che fa seguito al disco Lightning bolt. La causa di tutto ciò non è immediatamente identificabile ma se ci rifletto un po' credo di essere arrivato a una conclusione. A creare questo movimento di persone non sono solo le canzoni che sembrano parlare di te, quanto l' atteggiamento dei Pearl Jam nei confronti dei fan, che è sempre improntato sempre alla massima onestà e trasparenza: il fanclub, la fanzine ufficiale, il singolo di Natale, i concerti che diventano delle proprie feste fra amici dove i ragazzi di Seattle non si risparmiano, consci di essere dei privilegiati che vivono della loro grande passione, la musica. Ho avuto la fortuna di seguire il concerto al Nereo Rocco di Trieste, una cavalcata di 3 ore dove i nostri hanno eseguito 35 canzoni (TRENTACINQUE) che hanno ripercorso la loro grande carriera. In queste 35 canzoni non c’è però solo l’evoluzione di un gruppo di musicisti, ma anche lo scorrere delle nostre vite. La parola “nostre” si riferisce a noi, fan dei Pearl Jam. Già, perché chi segue questo gruppo ormai inizia ad avere i primi capelli bianchi come il sottoscritto, e dopo aver vissuto la tarda adolescenza con Ten e Vs. è maturato con Vitalogy, ha accresciuto la sua spiritualità con No Code, e magari si è affacciato all’università con Yeld. Io personalmente quando uscì Yeld ero ancora al liceo e restai sconvolto dal video di Do the evolution, e grazie a un amico iniziai a ripercorrere le loro gesta dall’inizio. Ben presto mi innamorai di un gruppo che descriveva le mie vicende, i miei amori, il mio atteggiamento verso la vita, e mi unii ai molti che hanno intrecciato la loro vita con le canzoni di questo splendido combo americano: la lacerante Black, la stentorea Not for you, il grido aggregante di Alive, la leggerezza di Sometimes…è come nuotare dentro la musica di se stessi, senza fatica, ristorandosi. Si può capire come per me un concerto dei PJ non possa essere considerabile come una serata come tutte le altre: appare come un inno alla vita, alla mia stessa esistenza e alle esistenze di chi come me condivide una esperienza del genere. Ripeto, trentacinque canzoni: lo stesso Bruce Springsteen ha affermato che i Pearl Jam sono gli unici a poter competere con l’intensità di un suo concerto, e avendo visto entrambi all'opera, posso dire che il Boss (come sempre) ha ragione.
Pearl Jam, setlist 22/06/2014 - Stadio Nereo Rocco, TriesteElderly Woman Behind the Counter in a Small Town, Low Light, Black, Sirens, Why Go, Animal, Corduroy, Getaway, Got Some, Given to Fly, Leatherman, Lightning Bolt, Mind Your Manners, Deep, Come Back, Even Flow, Down, Unthought Known, Infallible, Whipping, Do the Evolution, Rearviewmirror, Let Me Sleep, Crown of Thorns (Mother Love Bone cover), Jeremy, State of Love and Trust, Wasted Reprise, Life Wasted, Porch, Better Man, Once, Alive, Rockin’ in the Free World (Neil Young cover),Yellow Ledbetter Una scaletta del genere è pressochè incommentabile nella sua perfezione, un insieme meraviglioso di vecchio, nuovo, e raro, molto raro se ci fermiamo a leggere bene: Let Me Sleep, eseguita a Trieste per la terza volta in assoluto dal vivo. Per non parlare di Crown of Thorns, dell’urlo liberatorio di Rearviewmirror, della dolcezza di Betterman, del finale con tutte le luci accese a illuminare Rocking in the free world e Yellow Ledbetter.. Li avevo lasciati nel 2006 a Milano, eravamo circa 10.000 credo, stavolta eravamo in 35.000, e qualche giorno prima perfino San Siro traboccava di umanità! Chi ha vissuto questo evento sa bene di cosa parlo, chi non lo ha vissuto, spero possa avere la possibilità nella sua vita di poter provare ciò che ho provato io, in maniera da portarne per sempre il ricordo scolpito nel cuore, fino alla fine. P.S. la giornata intera per me è stata veramente speciale. Visitare Trieste è un tuffo nella storia e nelle vicende storiche e umane dei popoli che si sono succeduti, con un culmine autentico durante la visita alla Risiera di San Sabba...una fucilata, un pugno in pancia doloroso del quale non mi scorderò mai! |