Questo articolo dovrebbe parlare della mia cassa costruita 1x12". Tuttavia non credo che interesserebbe particolarmente l'utenza di questo sito, in primis perché di lettori che si sono costruiti una cassa ce ne sono parecchi, in seconda istanza perché quasi tutti i sopracitati l'avranno costruita molto meglio di me. La protagonista di questo articolo non è quindi la cassa di per sé, piuttosto volevo raccontare una storia, cercando di dare anche qualche spunto. Ma andiamo con ordine, ogni storia ha un inizio.
Suono in una cover band che fa serate in ambienti di dimensioni variabili e, con la bella stagione, pure all’aperto. Dopo anni di attività e di tentativi di comprendere e risolvere alcune delle molte problematiche connesse agli spettacoli dal vivo arrivo, con l’aiuto dei miei colleghi, alle seguenti conclusioni:
a) se si vuole che le chitarre siano massimamente fruibili da tutta l’audience, bisogna microfonarle sempre, anche nei locali piccoli. Ne discende che, specialmente negli ambienti di dimensioni più ridotte, alla pratica della microfonatura debba corrispondere una cospicua riduzione della potenza degli amplificatori. No problem, ho comprato due testate a valvole, rispettivamente da 15 e 5 watt, di cui sono molto soddisfatto.
b) tanti microfoni = tanto casino. Quindi, sacrificando un po' di "integrità etica" chitarristica, si può optare per una DI Box con cabinet simulator. Le testate sono rispettivamente l’Ibanez TSA15h e l’Epiphone Valve Junior. La prima la uso stock, la seconda l’ho un po’ modificata. Su entrambe si sono sprecati fiumi di inchiostro, molto meno sull’utilizzo combinato con la DI Box. Per quanto riguarda tale aggeggio, la scelta è caduta sulla Hughes&Kettner Red Box Pro (ormai fuori produzione) per vari motivi: suona bene, è passiva (ok che al giorno d’oggi anche i mixer da 100 euro hanno l’alimentazione Phantom, ma non si sa mai) e ne ho reperita una sul solito sito di annunci per un prezzo ridicolo.
Per chi non lo sapesse, si usa così: si collega l’uscita della testata all’ingresso della Red Box, e l’uscita della Red Box alla cassa. Per il chitarrista non cambia nulla, si usa il proprio amplificatore come si fa solitamente. In più, però, la DI Box ha un'uscita bilanciata (un connettore XLR) che preleva una piccola parte del segnale della testata, la elabora con un circuito analogico (bypassabile) che simula il passaggio attraverso un cabinet 4x12" da chitarra con relativa microfonazione e la spedisce direttamente dentro il mixer, con somma gioia dei fonici che così non devono più lottare contro fischi, rumori da palco, botte, aste che si spostano e così via. La domanda che tutti si porranno è: ma il suono è come quello di una vera cassa microfonata? La risposta è, ovviamente, no. Però, a mio avviso, è verosimile e gradevole. Un buon compromesso insomma. Ecco perché decido di utilizzare una cassa piccola: a me piace di più il suono di quelle grosse (io suonerei sempre con la 4x12") ma, visto che il suono che va sul banco di missaggio non dipende dal tipo di diffusore, tanto vale usare una cassa piccola, con tutto l'agio che ne consegue in termini di ingombro e trasportabilità. Decido quindi di costruirmela, alla fine il fai-da-te è sempre divertente. Inoltre ho già vari pezzi del mosaico, tra cui l’altro protagonista di questo articolo, il Fane Axiom 12-75.
Comprai questo altoparlante l’anno scorso, per un altro progetto che avevo in mente. È fuori produzione, credo. Lo trovai usato, in ottime condizioni, vicino a casa e per un prezzo abbastanza buono. In rete sono riuscito a reperire i dati tecnici e poco altro, per cui l’acquisto era un po’ alla cieca, ma mi è andata bene. Trattasi di un altoparlante da 75 watt su 8 ohm, 12 pollici di diametro, magnete in ferrite. In cassa piccola è il miglior altoparlante che abbia mai provato: il termine che lo descrive meglio è "equilibrato". Non c’è nessuna frequenza predominante e mi restituisce tutta la gamma di frequenze della chitarra in modo molto omogeno. La dinamica è buona ma non eccezionale (100 dB) e anche congiuntamente al fatto che lo uso con amplificatori poco potenti non è assolutamente incline al break-up. Bello insomma, magari un po' hi-fi, comunque i bassi sono rotondi, i medi equilibrati, gli alti presenti ma non fastidiosi. Anni luce dalla mediosità tipica dei Celestion Vintage 30 (che secondo me sono perfetti per la configurazione 4x12", ma che in cassa piccola hanno un mid-range troppo pronunciato), dalla rotondità dei Luca Fanti Seventy’70 (perfetti per jazz o generi dove serve una botta notevole sulle basse, ma un po' chiusi sulle alte), dalla complessità degli Eminence Super V12 (che sono una sorta di Vintage Greenback sotto steroidi, con vari spike su tutto lo spettro).Infine la cassa. Multistrato di pioppo (per contenere ulteriormente il peso) e, per darle un tocco personale, un outfit piuttosto tamarro, con griglia da subwoofer e copertura con nastro americano, idea che ho ripreso da un'Ibanez di qualche anno fa: la signature di Noodles, il chitarrista degli Offspring. Le dimensioni sono quelle della Mesa Boogie Recto, più o meno. Per aumentare la versatilità ho disegnato sul pannello posteriore il didietro di un porcellino: la cassa è quindi chiusa ma anche un po’ piggy back... Scordiamoci i ceffoni di una 4x12". Tuttavia il suono è equilibrato e all'altezza del lavoro a cui è preposta. In più mi sono divertito a costruirla, e la mia schiena da attempato rocker di provincia ringrazia. |