Ciao a tutti ragazzi, questo articolo, nonostante il titolo contraddittorio, riguarda un confronto tra chitarre. In particolare vi sto parlando di una Hagstrom D2H e di una Gibson Les Paul Standard Premium Plus. Il confronto è avvenuto, come sempre, grazie al disponibilissimo Fabrizio del negozio L’Assolo, situato a Molfetta, in provincia di Bari. Vi chiederete: ma scusa, come fai a confrontare una chitarra che costa poco più di 400 euro con una che ne costa 2000? Vi rispondo con i fatti, partendo dalla Hagstrom. È una chitarra priva di fronzoli estetici eccessivi, ma che comunque non fa una brutta figura. Corpo in mogano massello tutto pieno (niente camere tonali o vasche e si sente, pesa tantissimo) con un discreto top in acero tigrato dello spessore di 10 mm (cito il sito), manico in mogano incollato alla perfezione senza sbavature, tastiera creata con un misto di resina e palissandro, bella scura all’occhio e molto scorrevole. Abbiamo poi tutto l’hardware della Hagstrom, con le meccaniche che tengono l’accordatura decisamente bene, nonostante bending e mezz’ora di maltrattamento la chitarra era sempre in tono. Ponte coperto da una placca in metallo stile Old Telecaster, 1 controllo di tono e 1 di volume, switch a 3 vie (tutto silenziosissimo), pickup Hagstrom, buona accessibilità su tutti i tasti del manico e ottima scorrevolezza di quest’ultimo. Il settaggio di fabbrica è ottimo, l’action è perfetta e la chitarra non frusta su nessun tasto. Sembra fatta di pochi pezzi, soprattutto il top è davvero bello per una chitarra di questa fascia di prezzo. Questa Hagstrom è stata scelta per il confronto con la Gibson dopo aver scartato una sua sorellina, una Super Swede, decisamente rifinita meglio ma con scala lunga (stile Fender), e quindi inadatta al tipo di confronto che voglio proporvi. La Les Paul invece è una Premium Plus di qualche anno fa, con le solite caratteristiche: corpo in mogano con top in acero quilted, manico in mogano e tastiera in palissandro, un po’ più chiara della Hagstrom, pickup Burstbucker, meccaniche classiche a tulipano, elettronica silenziosissima con 2 toni e 2 volumi, e ottima suonabilità. Il peso è inferiore alla sorellina minore, ma non di molto. Bene, le differenze non estetiche da me riscontrate tra queste chitarre sono davvero poche. Ovviamente sul piano delle rifiniture c’è un abisso ma è chiaro, la Gibson punta, oltre che sul Brand, anche su questo. Le ho testate su un Brunetti Maranello, volume a 2, equalizzato con gli alti a ore 11 e bassi e medi a ore 13. Bene, la Hagstrom risulta un po’ più plasticosa della Les Paul, che ha un suono davvero bello ed equilibrato, ma ritengo sia per la maggior parte merito dei pickup, poiché la suonabilità è similissima, con la differenza che il manico della Les Paul alla lunga diventa un po’ appiccicoso, dettaglio però compensato da una morbidezza nei bending leggermente maggiore. Quindi il mio consiglio è (e prendetelo con le pinze, perché è pur sempre il mio), se non vi interessa l’estetica ma volete una chitarra con cui lavorare, che non avrete paura di sballottare o graffiare, e che suoni, compratevi una Hagstrom o una qualsiasi altra chitarra che vi piace, che sentite vostra sotto le dita, e ascoltate le vostre orecchie, non i vostri occhi. Alla prossima ragazzi.