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Meazzi Hollywood: sbucata dal passato
Meazzi Hollywood: sbucata dal passato
di [user #32554] - pubblicato il

I mercatini delle pulci possono essere vere miniere, e una vecchia Meazzi può spuntare quando meno ce la si aspetta. Con pochi spiccioli, poi, la si può dotare di pickup all'ultimo grido e godere di un pezzo di storia, per quanto malmesso sia arrivato ai giorni nostri.
I mercatini delle pulci possono essere vere miniere, e una vecchia Meazzi può spuntare quando meno ce la si aspetta. Con pochi spiccioli, poi, la si può dotare di pickup all'ultimo grido e godere di un pezzo di storia, per quanto malmesso sia arrivato ai giorni nostri.

A volte, l'amico Gianni Zacchetti passa dallo studio di registrazione proponendomi un giro con ciò che ha in custodia. Come nelle migliori favole, spesso dalla custodia esce qualcosa di inaspettato come il coniglio dal proverbiale cilindro.

Quando apro la custodia si sprigiona subito simpatia per questa Meazzi Hollywood, trovata da un suo cliente in un mercatino per un centinaio di euro.
La sollevo e istantaneamente mi accorgo, dal peso assai ridotto, che si tratta di uno strumento acustico o quanto meno con camere tonali.
Osservo meglio e sorprendentemente il top è un'unica tavola in massello. Certo non è in abete finissimo, ma comunque di sicuro valore sonoro. Infatti lo strumento, da spento, suona sorprendentemente tanto e bene.

Meazzi Hollywood: sbucata dal passato

Ergonomicamente parlando, il manico è piuttosto scomodo e notevolmente grosso, come da tradizione costruttiva old style, con tastiera leggermente bombata e venti tasti piccolissimi uniti a un capotasto e zero fret sempre di passata concezione. Il tutto, abbinato a un'action piuttosto alta, si traduce nel fare un notevole sforzo a ditteggiare passaggi melodici e accordi.

Sei meccaniche aperte, ovviamente dure e poco precise, sono attaccate sulla paletta che mostra un notevole spessore.
La parte elettronica è stata modificata dal suo possessore in quanto, a dir suo, i pickup originali non funzionavano più e, avendo in casa due single coil tipo Fender di cui forse un DiMarzio arrivato dagli anni '80, si è prodigato a sostituirli. L'intervento del liutaio si è ridotto semplicemente a un settaggio generale per quanto l'hardware possa permettere.

Meazzi Hollywood: sbucata dal passato

Alla luce di ciò non posso pensare a questo articolo come un test-verità che possa farci capire come effettivamente suona e suonava questa Hollywood sbucata direttamente dal passato. Lo scopo è semplicemente quello di portare all'attenzione uno strumento simpaticamente bello che, con pochi spiccioli e piccoli interventi più che altro casalinghi, ha saputo regalarmi delle sincere emozioni.

Al manico suona calda e rotonda quel che basta per intraprendere walking, chord melody e accompagnamenti ricchi e pieni.
Passando in posizione centrale, interviene una certa nasalità. Quindi, a discapito delle frequenze basse, ecco l'intervento di frequenze medio alte. Si arriva poi alla posizione del ponte dove, pungente ma ficcante, la proiezione sonora è incentrata ovviamente sulle frequenze alte, che comunque non risultano fastidiose o eccessive.


Tirando le somme con tutti gli strumenti che mi capitano tra le mani, sicuramente questo mi fa un po' invidia e desiderio di possesso, pensando ai pochissimi soldi spesi per l'acquisto, due pickup di recupero e un setup generale. La conclusione è una promozione a pieni voti.
Il tutto mi porta inoltre alla riflessione di non giudicare semplicemente per ciò che i miei occhi vedono: le sorprese sono sempre dietro l'angolo o semplicemente appoggiate a un tavolo di un mercatino domenicale in qualche paesino sperduto in mezzo alle montagne!

Meazzi Hollywood: sbucata dal passato
chitarre elettriche hollywood meazzi
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Un favola a lieto fine...
di strato78 [user #17091]
commento del 10/10/2013 ore 12:24:04
...per una vecchia signora.
Tanto dei prodotti italiani è andato perduto o è stato semplicemente dimenticato:
chi ricorda il clean dei vecchi amplificatori farfisa 20?
Ed il piccolo farfisa da 8W con un tremolo che reputo tra i più belli in assoluto?
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Re: Un favola a lieto fine...
di Claes [user #29011]
commento del 10/10/2013 ore 15:28:28
Un applausone per il test audio!!! Hai tratto il 110% dell'intenzione originale di questa chitarra e col giusto sound. Cool, well done, keep on keepin' on! E, a te stratosferico viaggatore a ritroso:

L'Italia è un paese produttore di strumenti musicali a livello storico con una buona reputazione anche all'estero. Anni '60 da come me li ricordo: i bassisti erano tutti d'accordo sul Baby Bass della Davoli (era costoso essere un bassista!). Essere tastierista da Hammond + Leslie era costosissimo e pesante - quindi è stato un successone il Farfisa Continental facilmente trasportabile. Vi era una scelta di ampli per chitarra. Spero di ricordarmi bene: c'era un Meazzi da hi-fi e un Eko vaghissimamente simile o perlomeno ispirato dall'AC30. È poi arrivata la FBT e più tardi la Montarbo. Semprini era il solo impianto da considerare - Binson l'unico echo decente al mondo - la Eko costruiva persino per la Vox, la chitarra a goccia ne è un esempio.

Chitarre: vi era la Galanti per i professionisti da night & balere - erano pochissimi quelli che si potevano permettere una Fender. È poi arrivata roba strana, tipo Gherson! Vi è da accumulare dati dato che vi è molto da (ri)scoprire.
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Re: Un favola a lieto fine...
di strato78 [user #17091]
commento del 10/10/2013 ore 17:55:01
:D

Ti sei meritato un gustoso aneddoto...
Verso la fine degli anni '80, mio suocero sotto la pressione della mia dolce metà che voleva suonare il piano già da piccola, parlando con un amico gli disse:
"vukess piglià 'na pianola a mia figlia..."
L'amico rispose:
"n'teng una io cu tutt a cassa!"
Paola era portata e, dopo qualche tempo, ricevette un pianoforte yamaha dimenticando quella "pianola" dai suoni strani...
Nel 2007 la conobbi, ci innamorammo, ci fidanzammo ed un giorno a tavola, parlando con mio suocero (chitarrista) tirammo in ballo la mia passione per le valvole, l'autocostruzione ed il restauro di vecchi valvolari: quando mi racconto di cosa aveva in soffitta (con il tono di chi ha un vecchio paio di scarpe da buttare) quasi mi andò il dolce di traverso.

Farfisa mini compact e Farfisa venti con le 6l6... entrambi funzionanti anche se sottoposti ad ulteriore revisione per prudenza.

Mostrai al suocero alcuni video su youtube e non poteva credere a quello che stava ascoltando!!
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Re: Un favola a lieto fine...
di Claes [user #29011]
commento del 10/10/2013 ore 18:48:47
-- un vecchio paio di scarpe da buttare --

Wow Cristian questa è davvero una favola a lieto fine! Suppongo dunque che strumenti/ampli/tastiere di quei tempi si possano tuttora trovare... in qualche soffitta, o ancor peggio, in una cantina. In Danimarca si trova qualche Framus, Hofner e Egmont. Dovrò dare una occhiettina al mercato.
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Re: Un favola a lieto fine...
di strato78 [user #17091]
commento del 10/10/2013 ore 19:49:27
E speriamo! Sarebbe un peccato lasciare certi strumenti alla polvere ed al declino!
Rispondi
La mia prima chitarra elettrica è stata.......
di FBASS [user #22255]
commento del 11/10/2013 ore 19:27:12
Una Hollywood Meazzi modello Supersonic Franco Cerri, più spartana ma quasi identica come disegno, solo che aveva il solo pickup, ma di dimensioni maggiori e rettangolare, al manico ( quelli simili a questa dell'articolo, li avevo ed in numero di tre, sulla Hollywood Mustang Solid Body, successiva ), poi era dotata di un amplificatore a transistors al germanio da 2 W ( completo di altoparlante da 5 pollici e relative mascherine ), il tutto alimentato da due batterie piatte da 4,5 Vcc in serie, è l'unica che mi manca delle prime tre chitarre dei miei primi tempi pionieristici, 1967-1968, anno in cui passai al basso elettrico FBASS. PS)Eccola, la cerco dal 1968, sigh.....
vai al link
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