di redazione [user #116] - pubblicato il 09 giugno 2017 ore 12:30
Li chiamano il "Duo del Male", sono due guitar tech e sotto le loro mani passano le chitarre di alcuni dei migliori chitarristi italiani. Gli abbiamo chiesto il perché di questo soprannome ma la loro risposta non ci ha convinto. Per noi sono maligni perché inducono in tentazione: a provare le loro Ibanez super modificate, colorate e performanti non si riesce a non volerne subito una uguale.
Quali sono gli elementi vincenti che hanno reso l'RG una chitarra così di successo, capace di avere un ruolo determinante nello sviluppo tecnico e sonoro del fraseggio rock moderno? Fago: A mio avviso è la chitarra perfetta: è una superstrat dotata di caratteristiche che dal 1987 a oggi la rendono ancora straordinariamente performante. Radius tastiera piuttosto piatto che permette al chitarrista molta più fluidità nell’esecuzione e consente di regolare un action rasoterra; ponte flottante in stile Floyd Rose con il quale puoi giocare con la leva (alla Steve Vai) senza avere problemi di tenuta accordatura; elettronica versatile sia in configurazione H-H che H-S-H: le posizioni intermedie dei pick up regalano suoni ottimi per i puliti, offrendo -al contempo - quella corposità e potenza sui suoni high gain (nelle posizioni 1 e 5 di full humbucker) che sono, invece, un marchio di fabbrica di questo strumento. Migi: Aggiungo altri due elementi, secondo me decisivi nel successo della RG: l'intercorda largo (37.3mm al capotasto invece del classico 36 Fender) che aiuta ulteriormente nei passaggi tecnici. E i tasti jumbo che evitano l'attrito dei polpastrelli sulla tastiera, migliorando così fluidità, scorrevolezza e velocità. Ma poi, non si può tralasciare l'aspetto estetico che condiziona profondamente nei chitarristi l'ispirazione e l'approccio sulla sei corde.
Dal 1987 ad oggi scegliete per ogni decade un modello di RG più rappresentativo nell'evoluzione di questa chitarra e raccontatecelo... Migi: La RG550 è l’ icona shred degli anni '80. Negli anni '90 e 2000 direi senz'altro la RG a 7 corde, che ha fatto nascere un intero genere musicale, ancora in voga. Negli ultimi 10/15 anni direi la serie Prestige, nata con l’intento di apportare nuove soluzioni e stare al passo coi tempi sia sul discorso tecnico (hardware, pickup ecc) sia su quello estetico. Poi, come non citare le 8-corde: uno strumento nato da prototipi sviluppati per i Meshuggah. Tra l’altro proprio le Signature dei Meshuggah, per soluzioni tecniche ed estetiche, secondo me sono destinate a segnare un'epoca e diventare un culto.
Prendete una RG550 giallo fluo e accostatela a una M8M: ditemi se la RG non è uno strumento ultra versatile e per tutti i gusti e necessità! Fago: Difficile, perché Ibanez ne ha prodotti/sviluppati veramente tanti…sicuramente il modello principale RG550 è stato e resta tuttora una icona indimenticabile e insostituibile: tant’è che a oggi ne vengono riproposti nuovi modelli con piccole differenze che mantengono, però, chiaramente l’impronta RG550. Negli anni 90 sono state introdotte le prime RG620 in mogano, decisamente interessanti in quanto offrivano sonorità e risposte differenti, interessanti peri predilige una voce più grossa e mediosa.
Perché le RG con tastiera in acero hanno questo fascino straordinario? E' solo estetica? Fago: Essendo un amante dell’acero sono ovviamente di parte! Credo però che, oltre il fascino estetico indiscutibile, la tastiera in acero doni allo strumento quella punta di alte e suono frizzante che nel mio modo di suonare è essenziale. Migi: Concordo in pieno e aggiungo che l'acero è perfetto abbinato ai colori giusti, cioè quelli fluorescenti!
Ibanez RG e DiMarzio è un binomio consolidatissimo. Perché funzionano così bene assieme? Fago: Diciamo che moltissimi dei modelli di pickup Dimarzio (azzarderei a dire la maggior parte dei modelli in produzione) sono stati sviluppati proprio sulle nostre amate RG. Molti di questi pickup sono frutto della creatività degli endorser Ibanez che sui loro modelli hanno richiesto dei Dimarzio “signature”, realizzati con loro specifiche richieste e caratteristiche, funzionali al loro modo di suonare in termini di risposta, potenza ed equalizzazione. Steve Vai è sicuramente quello che nel catalogo Dimarzio ha contribuito maggiormente alla realizzazione di humbucker: Vai ha all’attivo circa 13 modelli realizzati su sue specifiche. Migi: Anche qui, aggiungo l'aspetto estetico: DiMarzio ha iniziato la moda del colore sugli humbucker già negli anni '80. E quando metti un DiMarzio giallo su una Ibanez fucsia, le chiacchiere stanno a zero.
Ibanez propone come binomio standard Tone Zone al ponte e Air Norton al manico. Quali sono altre combinazioni praticabili che vi sentite di suggerire? Fago: le combinazioni sono veramente tante vista la quantità di Dimarzio presenti in catalogo. Personalmente ho altre combinazioni che reputo veramente interessanti, per esempio: Fred al manico e Gravity Storm al ponte; Paf Joe al manico e Transition al ponte; Air Zone al manico e D-ActivatorX al ponte. O un grande classico come Paf Pro al manico ed Evolution Bridge al ponte, e così via…Di combinazioni ce ne sono veramente tante… Migi: Dal momento che, dei due, è Fabio l'uomo del suono, io se volete vi suggerisco abbinamenti di colore?
Se si parla di Rg non si può non parlare di Edge e Lo Pro Edge. Ci spiegate perchè questo ponte ha avuto così successo? In molti lo preferiscono persino al Floyd di cui dovrebbe essere la copia... Migi: Edge e LoPro Edge sono molto più morbidi e fluidi del Floyd e di tutti i derivati. È una caratteristica che non piace a tutti, ma se ti ci abitui non torni più indietro: diventano un prolungamento del braccio. Non per niente, Vai e Satriani - che hanno fatto dell'uso della leva un proprio marchio di fabbrica - non hanno mai usato altro che questi due ponti. E questo, nonostante le loro Signature, per un periodo uscissero di fabbrica con altri ponti, nel corso dei decenni.
Così, ora Ibanez a grande richiesta, ha irispolverato entrambi i ponti su gran parte dei modelli Japan. Fago: lo trovo un ponte migliore di un Floyd Rose per quanto riguarda sia morbidezza di azione sia utilizzo eccezionale con la tecnica fluttering.
In questo tour oltre a presentare i vostri lavori farete anche da Guitar Tech ai musicisti coinvolti? Migi: Sì, anche se scommetterei che non ce ne sarà alcun bisogno. L’ RG è una delle chitarre più affidabili di sempre e - una volta preparata a dovere - ci puoi girare il mondo tranquillo. Fago: Esporremo le nostre Ibanez RG personali super customizzate ma saremo attivissimi anche nella mansione di Guitar Tech per i musicisti che faranno parte di questo fantastico RG Tour. Verificheremo le condizioni dei loro strumenti costantemente durante lo svolgimento delle serate, così da fargli trovare, a ogni esecuzione, lo strumento in condizioni ottimali per essere suonato al meglio e con il top delle prestazioni.
Avendo messo le mani sulle chitarre di Cesareo, Rojatti, Sfogli, Martongelli ci raccontate qualche particolarità o lavoro recente che ognuno di loro vi ha chiesto? Migi: Esatto! È sempre stato il mio sogno conoscere i più intimi segreti del setting dei professionisti, e il fatto di riuscire ad aiutarli a esprimersi meglio e senza preoccupazioni, è per me motivo di orgoglio. Comunque, in generale tutti chiedono action bassa e omogenea. Ecco, per citare due esempi di setting differente, cito il discorso tasti: Sfogli li predilige bassi e larghi perchè non deve sentire l'effetto "ostacolo", mentre Martongelli li vuole stretti e alti: vuole proprio sentire l'effetto ostacolo, perché questo lo aiuta moltissimo nella scansione precisa delle note. Cesareo non ha particolari richieste, l'importante è che l'action sia bassa, anche se ciò dovesse andare un pochino a discapito del suono. Poi c'è Rojatti, grazie al quale ho scoperto che i limiti della fisica sono molto, molto più ampi di quanto non si creda! Fago: Ormai siamo a un livello di fiducia con questi Big che non servono neanche istruzioni da parle loro. Il Civas (Cesareo di Elio & Le Storie Tese NDR) è uno che quando ci manda uno strumento, alla domanda: “Cosa ci facciamo?” risponde con un “Fate voi!”
Chiaramente, le prime chitarre sono servite per verificare e testare le nostre capacità e livello qualitativo. Quindi, inizialmente, ci venivano date istruzioni più o meno dettagliate su quello che ognuno voleva ottenere: setting, tasti, elettronica riferita ai pickups, dinamiche e risposta dei controlli di volume e tono… Ma ormai ci conosciamo così bene che non ci serve praticamente nulla oltre “…fate il solito!”
Suggeriteci tre dischi per innamorarsi del suono della RG… Fago: Parlando di Ibanez RG pure e non signature sicuramente i dischi dei Dolcetti. Poi, se si può spaziare anche nei modelli signature allora ce ne sono a valanghe: i primi dischi di Steve Vai, di Gilbert, di Kotzen o i Liquid Tension Experiment con Petrucci… Migi:I primi dischi di Gilbert e Kotzen furono registrati proprio con RG moddate, non esistevano ancora i loro modelli segnature. Oppure i primi sperimentali e geniali lavori Korn, o le scansioni da mitragliatrice M134 di Cazares dei Fear Factory, per non parlare dei già citati Meshuggah. Tre dischi? L’omonimo debutto dei Mr.Big, “Life Is Peachy” dei Korn e “Arriver” dei Dolcetti!
Perché vi chiamano il "Duo Del Male"? Fago: Bella domanda…diciamo che il nostro successo, grazie soprattutto a tanti amici professionisti con cui collaboriamo e che ci hanno aiutato tantissimo nella pubblicità del nostro operato, non è ovviamente cosa gradita a tutti. Ma questo è regolare e non serve meravigliarsi. Per tanto, uno degli aggettivi che ci sono stati appioppati e che noi, invece, utilizziamo con orgoglio spesso e volentieri è proprio “Il Duo Del Male” Migi: Penso ci sia stato appioppato da un detrattore. Qualcuno ci passò una schermata di una chat col soggetto in questione che ci chiamava così. Ci è piaciuto tantissimo e lo abbiamo fatto nostro.