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2020: le cose che ho ascoltato e mi sono piaciute di più
2020: le cose che ho ascoltato e mi sono piaciute di più
di [user #17404] - pubblicato il

"Ma la musica, musica è tutto quel che ho" cantava Pino Daniele. La musica, l'amore per la musica, dovrebbe essere sempre la prima ragione che ci spinge a suonare. Ed è un amore che va coltivato, cercando, ascoltando, curiosando tra cose diverse. Credo ci sia moltissima grande musica in circolazione. Ecco le cose, nuove e meno nuove, che ho ascoltato di più quest'anno.

KOFFEE
"Toast"

Kofee è una ragazza che quest’anno, a soli 19 anni ha vinto con il suo EP Rapture un Grammy Award per il miglior album Reggae. Io l’ho scoperta solo qualche mese fa. Ero in studio e stavo registrando delle chitarre per degli amici che fanno Hip Hop. I ragazzi me l’hanno fatta ascoltare assieme ad altri brani di cui trovavano le sonorità particolarmente fresche e moderne. Il disco è in effetti pazzesco ed è eccitante sentire come nella commistione con l’elettronica il reggae fiorisca in una pronuncia così attuale, accattivante ma sempre coerente alla sua estetica più pura. Rapture è davvero un disco molto prodotto e cesellato in studio. Tanto, che a farmi realmente innamorare di Koffee, è stato un suo live dove i pezzi vengono proposti senza elettronica, alla vecchia: batteria, percussioni, basso, chitarra, tastiera e due coriste che sembrano cascate dal paradiso. In questa versione così verace, quasi ruvida, si assaporano - perché si toccano davvero con mano - la reale entità delle composizioni e la pasta, la qualità e la personalità eccezionali della voce di Koffee.
E si capisce che per quanto modernissima e sopraffina sia la produzione, a rendere Rapture un lavoro micidiale sia, prima di tutto, la qualità artistica di questa ragazza.


 
ALTARBOY FEAT LEVANTE
“Vertigine”

Questo è il pezzo che, nella stessa sessione di registrazione, ho a mia volta proposto come esempio di produzione particolarmente riuscita e attuale per scrittura, suoni e interpretazione vocale. Adoro come in questo brano il legame con la Italo Disco di inizi anni ’80 sia saldissimo. Così come è magistrale la ricerca per un suono retrò così analogico e curato. Ma tutto è declinato in maniera moderna, leggera senza diventare un esercizio di stile, o peggio, citazionistico. La performance vocale e interpretativa di Levante poi è straordinaria.
Gli Altarboy ci hanno raccontato la produzione di “Vertigine” in questa intervista esclusiva per Accordo.


 
COSMO
“Quando ho incontrato te”

Un altro esempio esempio pregevole di quando la musica d’autore italiana va a braccetto con l’elettronica. Rispetto agli Altarboy, l’approccio di Cosmo è molto più cantautoriale. Di questo pezzo, terzo singolo dell’album Cosmotronic del 2018, mi piace la poetica del testo che è smunta e di ogni ogni giorno: mette in musica dei pensieri fatti ad alta voce. La base elettronica è meno che essenziale ma perfetta. Nel finale entrano dei singhiozzi di chitarra affogati nel riverbero e sono meravigliosi.


 
DRAB MAJESTY
“Ellipsis”

I Drab Majesty me li hanno suggeriti gli Altarboy proprio nell'intervista menzionata poco fa. Anche loro sono un duo che gioca con le sonorità anni’80 ma su un versante più rock, nel loro caso specifico Dark, New Wave. Nella loro musica ci sono echi fortissimi di Cure, Joy Division, The Smiths, Psychedelic Furs e loro gli hanno dato una definizione meravigliosa “TragicWave”.
Nei Drab Majesty troverete grandi melodie, synth poderosi e glaciali e i migliori arpeggi di chitarra col chorus sentiti negli ultimi anni. Peccato che ancora non sia uscito un artista che riesca a rileggere con lo stesso stile e modernità, la scena rock più chitarristica di quello stesso decennio (dai Van Halen ai Mr.Big) senza sembrarne una parodia o peggio, un'esasperazione.


 
LEVARA
"Heaven Knows"

Ecco un gruppo rock su cui ripongo grandi aspettative per il 2021. Anche loro hanno un sacco di richiami agli anni ’80 ma suonano davvero bene e la voce è grandiosa. “Heaven Knows” è il primo singolo estratto dall’album che uscirà il prossimo febbraio. Io ci sento un sacco di Police ma anche cose tipo Mr. Mister o addirittura Tears For Fears. Però il riffing delle chitarre è più attuale: è tosto e strizza l’occhio ai Foo Fighters. Le chitarre sono una goduria. Però non mi ricordo se vi ho già detto che Trev, il chitarrista, è il figlio di Steve Lukather...


 
JIM CARROL'S BAND
"People Who Died"

Conoscevo questo pezzo da una vita. Era nella colonna sonora di uno dei miei film di zombie preferiti Dawn Of Dead del 2004, remake del capolavoro di George Romero del 1978. Quest’anno ho finalmente scoperto l’autore Jim Carrol e mi sono innamorato del suo album Catholic Boy del 1980.
Carrol è un personaggio controverso e affascinante: scrittore poeta e musicista era amico di Patty Smith e coccolato da personaggi come Lou Reed e Keith Richards. Carrol è soprattutto conosciuto per il romanzo “Jim entra nel campo di Basket” storia allucinante di adolescenti newyorkesi che, negli anni sessanta, passano il loro tempo migliore tra campi di basket, eroina e prostituzione.
Catholic Boy è un adorabile mix tra frizzante rock’n’roll all’americana e un piglio punk nervoso, schioppettate ma sempre frivolo.


 
LUCA MANTOVANELLI
“Circles”

Ho scelto questo pezzo ma qualunque altra canzone del suo album Multiversum sarebbe stata altrettanto efficace e indicativa. Per suono, fraseggio e proiezione tecnica, Luca Mantovanelli oggi è lo stato dell’arte della chitarra elettrica.
In questo disco Luca, butta in un frullatore il meglio della shred fusion anni ’90 (da Garsed a Gambale passando per tanto, tantissimo Greg Howe) e condisce il tutto con una fluidità e un gusto melodico contemporanei. Il songwriting è efficace anche se, comunque, soprattutto funzionale a celebrare il virtuosismo sublime di Mantovanelli. Ma va benissimo così, perché quando Luca slega, oggi, non ce n’è per nessuno.



Tutti questi pezzi li troverete da ascoltare nella Playlist di Accordo assemblata con i pezzi che abbiamo ascoltato di più in redazione nel 2020.
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