di Fabio Cormio [user #50760] - pubblicato il 22 ottobre 2022 ore 09:00
Come intuirete leggendo tra le righe di questa intervista, il nostro Gianni Rojatti non è del tutto consapevole di quanto noi - e quando dico noi intendo soprattutto noi chitarristi amatori - lo invidiamo. Ma no, dai. Non è nemmeno invidia la nostra, è un’ammirazione sconfinata. Perché lui quest'estate (appena prima di partire in tour con Stewart Copeland) è stato opener (insieme ai Dang!) per le date italiane del tour di Steve Vai, il che, per chi ama la chitarra, è una cosa da extraterrestre. O da supereroe.
Un'esperienza pazzesca, un punto d’arrivo assoluto per un chitarrista. Io ho assistito all’ultima delle cinque serate, il gran finale al
Vittoriale di Gardone Riviera e, nonostante avessi già stressato Gianni durante le settimane precedenti per carpirgli qualche segretuccio (ma anche lui, che è un perfezionista, era assillato da dubbi di natura tecnica e ne parlava volentieri), è stato proprio lì, a pochi metri dal palco, mentre mi godevo un'esibizione esaltante (soprattutto per i frequenti colpi di genio del terzetto Rojatti-Scipione-Fasano) che mi sono venute in mente domande di ogni tipo: dalla relazione con Vai alle chitarre e agli effetti da utilizzare, e poi la scelta dei pezzi, la direzione degli arrangiamenti.
Foto di Katia Paravati
E poi le mille cose alle quali non si pensa mai ma che fanno parte della quotidianità di un professionista, come l'organizzazione, la logistica... Come sempre, Gianni è entrato in molti dettagli succulenti, sconfinando spesso in quel guitar-nerdismo che tanto ci piace. Un consiglio: non perdete il video, indispensabile per capire quanto fossero folli (ma frutto di una ricerca lunga e appassionata) i suoni che il nostro Rojatti ha estratto dal cilindro (anzi dal suo pazzesco rig), stupendo addirittura sua maestà Steve Vai.
Com'è andato il contatto con Steve Vai e il suo entourage? C'era già una conoscenza tra voi? Cosa avevi fatto in precedenza con lui?
Due delle persone a me più care nel mondo della musica hanno lavorato e sono vicine a Steve Vai: Pat Scalabrino che è un discografico d'altri tempi, colto, sensibile e appassionato. Enrico Sesselego, amico fraterno, che ha lavorato per anni come fonico di Steve Vai ed è stato anche il nostro fonico in questo tour. Così, già nel 2016, con i Dolcetti avevo aperto ad una tappa del "Passion & Warfare Anniversary Tour" di Steve Vai. Mantenuto il rapporto, mai comunque avrei potuto sognare qualcosa di più eccitante che un suo invito ad aprire, assieme ai DANG!, l'intero tour italiano!
Foto di Iolanda Pompilio
Anche per un professionista, salire sul palco come "opener" per un suo mito, e in particolar modo per uno strumentista tra i più preparati e acclamati, può essere emotivamente molto stressante...
Più che stressante: assolutamente terrorizzante! (Risate) Però, al contempo, proprio perchè la cosa che patisco di più in questi anni è tanto il disinteresse, tanto la mancanza di spazi concreti, reali (non solo le bacheche dei social, insomma...) per suonare un certo tipo di musica, il palco di Steve Vai era la miglior vetrina immaginabile. Il posto più edificante dove esibirsi, suonando grande musica, con il distorsore a cannone e facendo il tapping! Perchè c'è un pubblico, davvero preparato...
C'è qualcosa che temevi in particolare?
Forse lo stesso pubblico: proprio perchè selezionato è un pubblico che al contempo, si aspetta molto. Ma questo, non può che spronarti a dare il massimo. Quindi, di sicuro stress ma anche un'euforia e una motivazione eccezionale.
Foto di Cristiano Celeghin
Pensavi all' occhio giudicante di Steve Vai?
Guarda, l'idea che Steve Vai mi guardasse e ascoltasse suonare per me è arrapante! Ho lavorato tanto per costruire un mio stile che spero sia personale, distinguibile. Ma è innegabile che, negli anni della mia formazione, mi sia immolato allo studio, all'emulazione del suo playing. E questo, sicuramente, ha lasciato delle tracce evidenti. Pensare che già lui apprezzi la musica mia, dei DANG!, al punto da coinvolgerci e che poi, magari, al contempo ascoltandomi ritrovi tratti e colori del suo stile, credo sia la maniera più autentica per dimostrargli il mio amore e la gratitudine per le cose meravigliose che ha fatto, inventato e scritto nella musica.
Foto di Fabio Cussigh
Essendo tu uno shredder, la cosa più ovvia sarebbe stata presentare una performance "acrobatica". Invece tu e i "Dang!" avete, in un certo senso, fatto proprio il contrario. Una scelta vincente?
È vero, lo spettacolo che abbiamo portato sul palco di Steve Vai con i DANG! aveva sonorità inattese: Punk, Synth Pop, Alternative...ma credimi che tanti temi, obbligati e incastri presenti nella musica dei DANG! sono assolutamente acrobatici! Solo che calati in un contesto stilistico così fantasioso ti arrivano leggeri: suonano matti e divertenti prima che difficili (anche se lo sono eccome!). Ed è una delle cose che Steve Vai e i ragazzi della sua band hanno apprezzato di più!
Foto di Iolanda Pompilio
Ti ho visto con al collo chitarre a ponte fisso, una scelta in apparenza singolare per un virtuoso che sa inserire bene la leva nel suo repertorio. I perché di questa scelta e quali chitarre hai usato?
Grazie per il virtuoso e per l'apprezzamento sull'utilizzo della leva. La chitarra è un'Ibanez Talman. 22 tasti, singolo al ponte con tanto di ponte fisso erano perfetti per assecondare il sound che serviva ai DANG! Volevo un suono grosso, tanta intonazione e stabilità su accordi e arpeggi. Ma la Talman è comunque una chitarra con un manico confortevole, concilia un certo tipo di shred. E poi, tastiera in acero e DiMarzio PafPro al manico, su tapping, string skipping, pennata alternata sono un'accoppiata meravigliosa. Paul Gilbert dell'era Mr. Big docet. Come tutte le mie Ibanez, anche questa Talman è stata modificata su mie specifiche da due grandi tecnici: Fabio Gobbi e Michele Migi.
So che sei un assiduo utilizzatore del Kemper, ma che nell'ultimo anno hai sperimentato parecchio con pedali: fuzz molto estremi, riverberi e synth. Quali riferimenti avevi in mente? Sei soddisfatto del risultato ottenuto?
Esatto. In questo tour ho integrato il Kemper con una pedaliera con i pedali migliori selezionati in oltre un anno di sperimentazione e ricerca. La pedaliera mi è stata assemblata da un tecnico bravissimo, Alex Parpinel di Kale Custom. E devo ringraziare anche Angelo Tordini di Reference Cable che ha cablato da zero, con i suoi cavi meravigliosi, questa pedaliera; da vero artigiano e appassionato, si è seduto e carta e penna alla mano, si è segnato le mie esigenze, dandomi suggerimenti speciali, circa i suoi migliori cavi da utilizzare. Ho fatto un video per descrivere la pedaliera...
Nell'infuocata settimana di tour c'è stato il tempo per una chiacchierata con Steve Vai?
I momenti passati con Steve Vai resteranno una cosa che porterò nel cuore per sempre.
Ha speso belle parole sul mio suono e playing, con alcuni apprezzamenti che custodirò sempre come un tesoro. Ma, come detto, sia lui che la band non perdevano occasione per farci stare bene e ripeterci quanto gli piaceva il sound dei DANG!, della mia chitarra. (Merito anche del lavoro eccezionale di Enrico Sesselego che ha fatto - a detta di tutti - suoni stellari ogni Show!). Poi, in un brano dei DANG!, "Tempi Duri" io suonavo una sezione di arpeggi su tre ottave in tapping e string skipping. E una sera mi hanno detto che lui - dal backstage mentre mi ascoltava eseguirla - mi scimmiottava, facendo compiaciuto il verso con le mani...quando me lo hanno raccontato sono morto e risorto!
Ti ha dato consigli o pareri?
Più che Vai, ho passato tanto tempo con il suo storico tecnico Thomas Nordegg. Ha voluto che gli spiegassi la mia pedaliera perchè gli piacevano i miei suoni. E io l'ho letteralmente ubriacato di domande, visto che segue Steve Vai, le sue chitarre e il suo gear da sempre.
Foto di Enrico Sesselego
Un aneddoto carino: dopo il primo soundcheck è venuto a chiedermi se necessitassi di aiuto perchè su certe distorsioni sembrava avessi noise e code fuori controllo; in realtà era il Swarm Beetronics (vedi il video) che genera code sonore mostruose...che sono il suo tratto distintivo! Quando gli ho detto che avevo pagato parecchio per avere quei "problemi", ha riso da pazzi e ha preteso gli facessi sentire approfonditamente il pedale!
A proposito dei DANG!: Marco Scipione e Daniel Fasano sono giovani, preparati e versatili. Il vostro progetto insieme continuerà?
Lasciami spendere qualche parola su questi due meravigliosi disadattati: sono musicisti spettacolari che hanno tutto, tecnica, personalità e carattere, suono, attitude. E io non perdo occasioni di ricordare loro che, prima di amici e musicisti con il quale ho il privilegio di collaborare, sono la mia band preferita del momento. E poi, con i DANG! fanno gli scalmanati ma Marco e Daniel sono due principini del Pop che si dividono tra Eros Ramazzotti, Tommaso Paradiso, Mario Biondi, Samuel...
Foto di Alessandra Fuccillo
Certo che continueremo a fare cose assieme: registreremo - spero già a dicembre - un Ep con i pezzi dello show che abbiamo portato sul palco di Steve Vai. E poi, ho chiesto a Daniel, (che oltre che batterista eccezionale è un produttore moderno ed ispirato) di aiutarmi a realizzare il mio prossimo lavoro da solista, dove, ci sarà sicuramente anche Marco.
Foto di Alessandra Fuccillo
Foto di Corredo:
Panoramica - Fabio Cussigh
Quadrata - Cristiano Celeghin
Social - Alessandra Fuccillo