Non so se questo mio scritto possa interessare gli amici Accordiani, ma volevo portare una testimonianza di come un tempo ci eravamo organizzati per suonare in duo, io e mio fratello Emanuele nei locali di piano-bar. Premetto che venivamo da un’esperienza di circa sei anni con un gruppo che aveva contato un massimo di sette elementi, anche se spesso eravamo soltanto in tre e che avevamo subito una lunga battuta d’arresto a causa del servizio militare, allora obbligatorio, dei vari elementi.
Nel disegno una delle copertine di un cd doppio con le nostre registrazioni di una serata del 1993.
Facendo due conti credo che insieme e singolarmente, io ed Emanuele abbiamo suonato circa 500 brani, di cui quasi una metà nel periodo del duo iniziato nel 1989 e terminato nel 1994, quando mio fratello decise di continuare da solo prima di trasferirsi a casa della sua nuova compagna a Milano.
Nel disegno il retro con i titoli dei brani dello stesso cd del 1993.
Impiegammo circa un anno di prove almeno due volte la settimana per preparare il repertorio composto per il 90% da musica italiana, soprattutto cantautori, dove Emanuele cantava circa l’80% dei brani mentre suonava la sua Squier Stratocaster o la sua tastiera Korg M1, un 10% delle canzoni le cantavo io, aiutandolo anche nei cori, nelle seconde voci o nelle parti più alte quando aveva qualche problema di voce, mentre suonavo il mio Gibson Ripper e un altro 10% di brani strumentali. Spesso la serata poteva iniziare alle 9.30 e terminare alle 2.00 con varie pause per riposarci e far cambiare i clienti al tavolo. Durante l’inverno si poteva suonare anche due volte alla settimana, il venerdì e il sabato sera nello stesso locale e per un periodo anche la domenica pomeriggio, mentre d’estate i locali all’aperto organizzavano spesso questo tipo di serate musicali. Senza falsa modestia credo che all’epoca eravamo il duo più richiesto della zona per questo tipo di musica, sia per la qualità del sonoro, sia per per la qualità del visivo. Questo tipo di locali offrivano una serata rilassante per coppie o gruppi di amici, con musica al volume giusto anche per scambiarsi due parole e fare nuove conoscenze, oppure potevano essere la scusa per uscire prima di andare in discoteca. La nostra zona d’azione, la Vallesina nella provincia di Ancona, che conta oltre 100.000 abitanti con la città più grande Jesi a quota 40.000 poteva contare su un discreto numero di questi locali, allora in voga, per far serate di musica live. Naturalmente i nostri amici spesso erano presenti, ma anche gruppi di ragazze che vedevamo spesso perché telefonavano ai locali, chiedendo di noi, non essendoci ancora né cellulari, né social per pubblicizzare una serata. Dopo il debutto del 1990 in una festa estiva, iniziammo nell’autunno dello stesso anno presso il locale della famiglia Mancini, dell’attuale commissario tecnico della nazionale di calcio italiana, suonando per tutto l’inverno e la primavera.
Nella foto il Micro Composer Roland MC-50 mkII e la tastiera Korg M1.
Le parti di batteria, percussioni, pianoforte quando Emanuele suonava la sua elettrica, violini e fiati e quant’altro furono programmati da Emanuele sulla sua Roland MC-50 e dalla sua Korg M1 spesso prima di andare a dormire, filtrando i brani attraverso la sua sensibilità musicale, mentre io oltre a trovare i locali, ero in grado già nel 1989 di trascrivere i testi con gli accordi e i rivolti per il basso su un personal computer e stamparli su carta. Queste stampe erano state inserite in sei raccoglitori, tre per ciascuno ed ordinati per titolo. Nelle pause delle serate, ero sempre io a compilare il modulo SIAE, mentre Emanuele s’intratteneva a parlare con qualche nuova o vecchia conoscenza. Dal 1992 al 1994 avendo acquistato una station wagon idonea al trasporto dell’attrezzatura ero anche l’autista del duo.
Nella foto un esempio di un brano degli Stadio.
Oltre al titolo e all’esecutore del brano, nella stampa avevamo riportato una serie di informazioni che servivano ad Emanuele per selezionare il brano da eseguire, mentre sotto era riportato il testo, gli accordi e gli eventuali rivolti in questo caso evidenziati per la mia parte al basso. Nel caso fosse presente una parte di seconda voce o coro il testo relativo era scritto in minuscolo. Naturalmente questa era solo una guida per ricordarsi il testo e la tonalità, ma il brano occorreva comunque conoscerlo bene per non cadere in errore. Nonostante i tanti brani in repertorio, molti artisti non furono nemmeno presi in considerazione, per mancanza di tempo, mentre per altri uno o due brani tra i più famosi li avevamo e questo parlando solo di musica italiana. Per altri invece la scelta era piuttosto varia come per Pino Daniele sicuramente il nostro artista preferito e poi Renato Zero, Claudio Baglioni, Fabio Concato, i Pooh e ancora Venditti, Cocciante, Vasco, Dalla e Zucchero e tanti altri. Tra gli artisti internazionali che suonavamo di più c’erano i Santana specie per i loro brani strumentali. Tutto il repertorio era adeguato per il tipo di locali e li sceglievamo in base alle esigenze del locale, considerando che i brani più recenti erano appunto del 1994, ultimo anno di collaborazione insieme. Molto spesso il suono della sua chitarra era su un timbro pulito con solo un po’ di riverbero, sia per l’accompagnamento, sia per un assolo, ma se il brano lo richiedeva sfruttava la saturazione del suo amplificatore per passare ad un suono distorto molto bello, aiutandosi anche con la sua unità effetti a rack. Io invece usavo un compressore sempre acceso per uniformare il volume delle note.
Nella foto il mixer Yamaha EM-200 e le casse passive EV Sound System 200.
Per amplificare la sua chitarra Emanuele usava il suo storico Mesa-Boogie Mark IIC+, naturalmente microfonato, mentre tutto il resto andava in diretta sul nostro impianto voci. Questo era inizialmente formato dal mixer amplificato Yamaha EM-200 da 2x120 watt dotato di equalizzatore doppio e riverbero e collegato a due casse JBL, non idonee a questo ruolo e presto sostituite dalla coppia delle conosciute Electro-Voice S-200 a due vie con il suo equalizzatore fisso dedicato, che servivano anche al nostro ascolto. Solo il mixer pesava ben 28 kg, mentre le due Electro-Voice oltre 16 kg ognuna. In seguito per esigenze di maggiore potenza fu sostituito il mixer con un 12 o 16 canali con finale separato da 250 watt per canale, mantenendo le stesse casse che potevano sopportare fino a 300 watt l’una. Negli ultimi tempi avendo difficoltà a sentire il mio basso che pesava anche troppo, passai ad un basso Hohner costruito su licenza Steinberger e all’ascolto in cuffia che mi isolava anche un po’ dal parlato dei clienti. Chiudemmo la nostra avventura quando s’incominciò a trovare sul web molti brani midi, alcuni fatti anche piuttosto bene, per trasformare il piano-bar in una sorte di karaoke, dove non c’era più un musicista a suonare ma un finto tastierista-dj che lanciava la base e coinvolgeva il pubblico a cantare, risparmiando la sua voce, spesso in coppia con una cantante. |