MAURIZIO SOLIERI "Tommy" da RESURECTION
"Tommy" è il singolo che ha anticipato l'uscita dell'ultimo disco di Maurizio Solieri, RESURECTION. Un pezzo che è in questa classifica per ricordarci che quello che ha portato vera fama, e consegnato a imperitura memoria i più grandi chitarristi, è la capacità di mettersi al servizio delle canzoni o - addirittura - di scriverne.
"Tommy" è un pezzo strepitoso, un piccolo capolavoro a cavallo tra classic rock e pop italiano scritto e prodotto con la sensibilità di chi ama e conosce la canzone d'autore. Un brano che, più ancora che in un disco di Vasco, mi sarei immaginato perfetto per Lucio Dalla. La chitarra di Solieri si concede con il contagocce perchè basta pochissimo in un arrangiamento così ben articolato: ci sono riff ironici che scandiscono il portamento delle strofe e - soprattutto - un'apertura nel ritornello da vero maestro: piccoli appoggi in power chord distorti e un elegante arpeggio crunch che fanno esplodere il sole nell'arrangiamento. E l'assolo finale, con quel fraseggio che schioppetta malandrino sul groove costellato da bending perfetti, è la firma inconfondibile della più grande chitarra rock della storia del pop italiano.
GIZMODROME "Darkness" da LIVE IN TOKIO
"Darkness “era un pezzo dei Police presente sul loro quarto album GHOST IN THE MACHINE del 1981. Stewart Copeland batterista della band e autore della
canzone ha deciso di riproporla nel live dei Gizmodrome, uscito quest'anno. i Gizmodrome sono una band stellare con, oltre a Copeland alla batteria e voce, Mark King (Level 42) al basso e alla voce, Adrian Belew alla chitarra (Frank Zappa, David Bowie, King Crimson) e - quota tricolore di cui andare fierissimi -Vittorio Cosma (Elio & Le Storie Tese, Deproducers) alle tastiere, assieme alla produzione artistica di Claudio Dentes (Elio & Le Storie Tese, Pitura Freska).
L'interpretazione vocale di King è straordinaria così come la leggerezza e l'eleganza con cui il brano è trascinato nel portamento ritmico e nell'interpretazione armonica dei Gizmodrome; tutto diventa ancora più rarefatto e deliziosamente malinconico della versione dei Police.
Ma è l'assolo di chitarra di Belew il momento più straziante del brano: prorompe totalmente inatteso e stralunato appena dopo la prima strofa. Un momento di creatività visionaria, di coraggio esecutivo e musicale che stordisce per quanto è bello e inaspettato.
DANIELE GOTTARDO "INkBlot" da INKBLOT
Daniele Gottardo è il mio chitarrista preferito tra quelli che hanno popolato le ultime generazioni della chitarra moderna, dal 2000 ad oggi. Daniele ha sintetizzato il meglio del patrimonio tecnico ed esecutivo dello shred anni '80 e '90 e lo ha rielaborato in un linguaggio se possibile ancora più stupefacente; ma non si è fermato a questo, come altri mostri della chitarra hanno fatto (Govan Mancuso, Loureiro...). Daniele si è autenticamente immolato in un gravoso percorso di ricerca per trovare nuovi contesti stilistici in cui far esprimere la chitarra solista, senza arroccarsi nei solidi cliché consolidati di rock, metal, fusion. Daniele ha salvato la chitarra rock, rinunciando all'impianto più tradizionale del rock, quello che affonda le radici nel blues e le cui fondamenta sono la sezione ritmica, il basso e batteria. "INkBlot" è l'epifania di Daniele Gottardo, un album di composizioni meravigliose, di virtuosismo chitarristico alieno affidato all'accompagnamento di strumenti orchestrali ed esecuzioni classiche.
STEVE VAI "Apollo In Color" da INVIOLATE
Steve Vai ha descritto questo pezzo come "la colonna sonora di un mondo in cui mi piacerebbe vivere: effervescente, un po' magico e assieme rassicurante". Questa canzone non solo ha realizzato il mio desiderio di risentire la chitarra di Vai tornare ad impazzare sui ritmi della batteria di Vinnie Colaiuta (cosa che non avveniva dai tempi di Frank Zappa) ma mi ha fatto riassaporare il Vai più stravagante, colorato e spericolato che ho amato alla follia su FLEXIBLE (1984) e PASSION & WARFARE (1991). Per tutta la canzone Vai e Colaiuta zampettano su divisioni ritmiche impossibili, in una frenesia gioiosa di note e deliri solistici.
POLYPHIA "Abc" (feat. Sophia Black) da REMEMBER THAT YOU WILL DIE
I Polyphia sono la cosa migliore che potesse capitare alla chitarra moderna. Ne preservano l'aspetto più divertente e nerd, quello della tecnica, dell'esplorazione del virtuosismo, della ricerca sonora e della velocità esecutiva, gli stessi aspetti che hanno fatto innamorare generazioni dello shred metal degli anni '80. Ma traghettano tutto in un mondo musicale che - finalmente - si rivolge ai più giovani e alle tendenze musicali contemporanee. In un calderone musicale con Trap, EDM, R&B, Djent e parti vocali Rap affogate nell'auto-tune, le chitarre di Tim Henson e Scott LePage scatenano l'inferno e - in conclusione - offrono di nuovo ai più giovani innamorati della sei corde, riferimenti contemporanei di tecnica, stile e suono. Riferimenti su cui, non solo perdere il sonno e dannarsi di esercizi, ma che sono calati in un contesto stilistico di interesse, apprezzamento musicale e commerciale, effettivo e attuale.
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