di redazione [user #116] - pubblicato il 09 novembre 2023 ore 10:00
Il CEO del nuovo Marshall Group che ha assorbito il marchio di amplificazione più celebre del rock punta a fare di Marshall un’azienda da tre miliardi di dollari.
Quando, nel marzo 2023, Zound Industries ha annunciato l’acquisizione di Marshall Amplification, per i musicisti è stato un vero colpo al cuore. Si trattava però di una fine annunciata, perché gli affezionati avevano potuto notare come già da tempo il marchio avesse allentato la presa sul mercato degli strumenti, con cataloghi sempre meno vivaci in favore di un’attenzione rivolta più al lifestyle che all’amplificazione.
Quello verso cui si avvia Marshall però non è una conclusione, bensì un nuovo capitolo segnato dalla nascita del Marshall Group, holding ben più grande e con maggiori possibilità produttive nonché finanziarie rispetto al passato.
La nuova proprietaria Zound è stata già responsabile di tutto il comparto hi-fi di Marshall negli scorsi anni, dalle cuffie ai sistemi per l’ascolto casalingo. L’intenzione però non è quella di trasformare il marchio in un brand di lifestyle, bensì rilanciarlo nel campo chitarristico riappropriandosi della tradizione che lo contraddistingue.
Forte dei risultati già ottenuti con nomi del calibro di Adidas e Vans - anch’essi parte del gruppo - Zound punta alla crescita per Marshall.
In un’intervista sul The Times, il CEO Jeremy De Maillard spiega come il fulcro della strategia sia il marchio stesso, la sua storicità e l’importanza che ricopre nell’immaginario di musicisti e non solo. Lo strumento musicale potrebbe quindi diventare l’elemento trainante con cataloghi rinnovati e ritorno di grandi classici, come in effetti sta già accadendo se si pensa agli stompbox presentati di recente e alla rinnovata attenzione per il JTM45 che ha rappresentato il trampolino di lancio per Jim Marshall all’alba degli anni ’60.
De Maillard, CEO Zound dal 2020, ha grosse aspettative: “Il nostro è un mercato da 100 miliardi di dollari, ne possediamo meno dell’1% e siamo Marshall. Potremmo rapidamente diventare un’azienda da 3 miliardi di dollari con solo il 3%”.
I numeri insomma sembrano esserci tutti, come anche il potenziale di crescita.
È impossibile non trovare un parallelismo con ciò che Gibson ha vissuto dopo il tracollo del 2018. Il colosso statunitense è risorto letteralmente dalla bancarotta fino a ritrovarsi nel 2023 in buona salute, con notevoli collaborazioni all’attivo e una serie di iniziative in pieno svolgimento. Una prospettiva simile potrebbe essere quella di Marshall che, dopo anni sullo sfondo, sembra pronta a riconquistare il podio. A dirlo, sarà solo il tempo.