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No, non ti serve un benedetto mixer
No, non ti serve un benedetto mixer
di [user #17844] - pubblicato il

Il mixer viene spesso visto come il cuore dell’apparecchiatura di un appassionato di home recording, ma la realtà è più complessa. Ecco quando ti serve, quando non te ne fai nulla e come potresti investire meglio il tuo budget.
Per diversi anni, il mixer è stato al centro di qualsiasi tentativo di costruire un home studio da parte degli appassionati. In alcuni casi, soprattutto quando il concetto stesso di home recording era ancora in forma primordiale, averne uno sotto le mani risolveva tanti grattacapi. Però, più si va avanti col tempo e con le tecnologie, meno se ne ha davvero bisogno. Solo che alcuni insistono col piazzarsi sulla scrivania un ingombrante scatolotto fatto di manopole e slider, finendo solo per complicarsi la vita, abbassare inutilmente la qualità del segnale e sprecare denaro che potrebbe essere investito in strumentazione assai più utile.

Per capire se l’acquisto di un mixer può effettivamente rispondere alle proprie necessità, occorre innanzitutto inquadrare cos’è un mixer e cosa fa.
Letteralmente “miscelatore”, un mixer permette di convogliare più fonti sonore in un unico dispositivo, sommarle e processarle per uscire - di solito - in due sole vie, cioè i classici due canali di un impianto stereo.
Al netto delle funzioni accessorie che svariati dispositivi mettono sul piatto, tra effetti e cablaggi creativi, un mixer strettamente detto nasce al solo e unico scopo di fondere molte tracce in poche.

No, non ti serve un benedetto mixer

Quando ti serve
Viene da sé che un mixer diventa cruciale quando ci si esibisce dal vivo con una band di più elementi e si ha bisogno di proporre l’intero prodotto musicale attraverso le casse stereo di un impianto PA rivolto al pubblico.
Meno indispensabile è quando si suona da soli, si è alle prove col gruppo o si vuole registrare la band in un home studio. Il suo impiego va insomma valutato di volta in volta.

Alternative
Un mixer, così descritto, è un prodotto rivolto al tecnico del suono più che al musicista. Esistono poi prodotti borderline, nati per venire incontro alle esigenze delle piccole formazioni che hanno necessità di autogestire i propri mix e lavorarci in condizioni non proprio convenzionali.
Mentre sul palco il mixer resta un oggetto imprescindibile, la nascita di formazioni elettroniche e basate su strumenti virtuali, nel tempo, ha portato alla creazione di prodotti inediti e originali.
Qualcuno ricorderà, per esempio, il JamHub: introdotto nel 2009, si tratta di un sistema per le prove silenziose e per il monitoraggio in cuffia individuale per tutta la band.
Nasce dal concetto di mixer, rimanipolato per mettere i musicisti al centro dell’esperienza d’uso.
In una struttura “a spicchi” offre a ogni membro della band il suo piccolo mixer dedicato, con l’ingresso per collegare il proprio strumento, l’uscita per il monitoraggio in cuffia e manopole per regolare i volumi degli altri strumenti nel mix personale. Così ognuno può ascoltare in cuffia il proprio mix per fare prove nel silenzio assoluto, contare su un sistema di in-ear monitor fino anche a registrare la propria musica grazie alle uscite stereo.



All’epoca il JamHub fu un piccolo gamechanger. Bisogna considerare che le schede audio multitraccia non erano accessibili come oggi e i computer casalinghi non avevano neanche lontanamente la potenza necessaria per gestire tante tracce con una latenza accettabile per suonarci in tempo reale.
A oggi, dispositivi come il JamHub hanno ancora pochissimi concorrenti. Sarà perché l’interesse del mercato si è rivolto sempre più alla registrazione e meno al suonare insieme, o perché l’accessibilità a cui i sistemi di in-ear monitor wireless moderni sono arrivati propone alternative più accattivanti.
È proprio nel recording casalingo che l’avanzamento tecnologico ha reso l’utilizzo del mixer sempre più marginale se non superfluo.

Quando non ti serve
Per lungo tempo si è guardato al mixer come un filtro necessario a registrare uno strumento in diretta in un computer. Ciò non era dovuto al ruolo di mixer in sé per sé, quanto in realtà ai preamplificatori integrati nei mixer attivi che permettevano al debole segnale di una chitarra di essere ”visto” in modo decente da un computer. Accadeva piuttosto spesso quando i software di amp modeling cominciavano a diffondersi nelle case degli appassionati e l’idea di microfonare un amplificatore in appartamento veniva sempre più spesso accantonata in favore del semplice jack ficcato nella scheda audio, ma acquistare un mixer per registrare un singolo strumento sul proprio PC è l’investimento meno sensato a cui si possa pensare.
Oggi, per registrare uno strumento elettrico o elettronico, tutto ciò che serve è una scheda audio dotata di (almeno) un ingresso jack. Aggiungere altri dispositivi nel mezzo potrebbe non solo risultare superfluo, ma addirittura deleterio.
La storia della produzione musicale è piena di esempi in cui i segnali vengono semplicemente “fatti passare” per banchi di missaggio anche lasciati in flat, solo per giovare della “magia” che determinati circuiti applicano al suono, rendendolo vivace, dettagliato, ricco. Si tratta di sistemi di fascia altissima, pezzi idolatrati dagli ingegneri del suono, non certo mixer entry level da poche centinaia di euro. Se non è necessario, un mixer - insieme ai cavi necessari per il collegamento - può rappresentare addirittura un collo di bottiglia e abbassare la qualità finale.

No, non ti serve un benedetto mixer

Cosa ti serve davvero
Se lo scopo è registrare il proprio strumento, un mixer è superfluo. A oggi, anche se l’obiettivo è registrare una band al completo il mixer può essere un di più.
Grazie alle moderne tecnologie, una buona scheda audio con più ingressi e un computer neanche troppo carrozzato sono tutto ciò che serve per registrare una piccola formazione musicale.
Anche in questo caso non conviene fare overkilling e basta trovare il modello col giusto numero di canali, preferendo sempre la qualità generale (preamplificatori, convertitori…) a una lista di feature troppo lunga per essere verosimilmente sfruttata se non se ne hanno le reali necessità.

No, non ti serve un benedetto mixer

È vero che i moderni mixer professionali incorporano delle intere workstation con possibilità di registrare in multitraccia su un computer trasformandosi di fatto in delle schede audio super-performanti con il valore aggiunto di una totale libertà di controllo hardware ma, se stai leggendo questo articolo, probabilmente sei alla ricerca di qualcosa di gran lunga più economico e facile da gestire.

Se l’intenzione è catturare il mix di una piccola formazione elettronica da registrare con la minore quantità di stress possibile o magari per trasmettere l’esibizione in una diretta web, si può addirittura optare per dispositivi compatti e smart come il Roland Go:Mixer Pro-X. Tali soluzioni semplificano il concetto di mixer riportando gli ingressi per vari strumenti, regolazioni semplificate per regolarne il livello e uscite ottimizzate per registrare su smartphone, con tanto di supporto per montarcene uno sopra in caso di dirette web o registrazioni audio-video.



Il mixer è e resta parte integrante della strumentazione musicale, ma si vede ormai affiancato da una miriade di possibilità e alternative appositamente studiate per utilizzi specifici, capaci di introdurre funzioni e funzionalità impensabili fino a pochi anni fa e che si prestano maggiormente alle ramificazioni sempre più capillari dell’essere musicista nel 2024.
interfacce audio mixer tecniche di registrazione
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