di Denis Buratto [user #16167] - pubblicato il 30 novembre 2013 ore 08:00
Quando la si guarda si può pensare che alla Orange si siano bevuti il cervello e dopo aver fatto magliette e computer abbiano iniziato anche a dedicarsi ai portachiavi. La Micro Terror invece è una testata a tutti gli effetti, pronta per essere collegata a una bella 4x12 e rockeggiare alla grande!
Quando la si guarda si può pensare che alla Orange si siano bevuti il cervello e dopo aver fatto magliette e computer abbiano iniziato anche a dedicarsi ai portachiavi. La Micro Terror invece è una testata a tutti gli effetti, pronta per essere collegata a una bella 4x12 e rockeggiare alla grande!
Quella che abbiamo tra le mani oggi è una testata per chitarra microscopica, di quelle che ci si può addirittura scordare dove diavolo la si è lasciata l’ultima volta, talmente piccola e leggera da poter esser messa in uno zainetto e usata al parco con le cuffie. Le forme e le grafiche ricalcano alla perfezione quelle del modello più grande la Tiny Terror, una tra le 15 watt più vendute al mondo, già piccola e trasportabile di suo ma un gigante a confronto di questa pulce. Sul pannello anteriore troviamo tre comandi comodi comodi con cui smanettare in un attimo alla ricerca del sound che più ci garba. Partendo da sinistra il volume seguito da tone e gain. Impossibile sbagliarsi sulle loro funzioni tanto che più di una testata sembra di giocare con un TS9. Ai lati dei comandi invece trovano posto l’ingresso per la chitarra e l’uscita cuffie. Dando un’occhiata tramite le feritoie dello chassis solido e ben realizzato troviamo una sola 12AX7 che ci ricorda che i 20 cattivissimi watt di questa Orange sono creati da un finale solid state, le dimensioni compatte già ci avevano insospettito, in effetti. Completano la dotazione l’ingresso per un lettore mp3 e l’uscita sul retro per collegare la Micro Terror a una cassa esterna. Colleghiamo l’alimentatore molto simile a quello di un computer portatile all’ingresso da 15 volt dedicato e siamo pronti per accendere la micro belva. Ci aspettiamo il classico sound un po’ finto degli amplificatori da cintura, ottimi per lo studio ma decisamente lontani dal perfect tone che si ricerca solitamente con svariate centinaia di euro di strumentazione. Con sospetto quindi posizioniamo a ore 12 tutti i controlli e diamo due colpi. Il risultato è un crunch che ci indispettisce. Per nulla freddo, giusto un po’ nasale ma sufficientemente corposo da farci iniziare a giocare un po’ tra ritmiche rock 'n' roll e qualche bending blues. Se il timbro ci aggrada il volume di uscita ci stupisce. I 20 watt sembrano molti di più, anzi dobbiamo abbassare un po’ per evitare che con la chitarra molto vicina ai coni si metta tutto a fischiare. Le premesse sono buone, ma prima di dar fondo a tutta la riserva di guadagno proviamo a tirar fuori un clean degno di questo nome. L’impresa purtroppo si rivela più ardua del previsto. Già con la Tiny Terror restare nel campo dei suoni puliti è abbastanza difficile. Basa un humbucker un po’ troppo cattivo o qualche pennata esageratamente forte per rendere il clean un bel crunchettino. Dobbiamo abbassare il gain quasi a zero e alzare il volume per poter suonare un po’ di funk e qualche arpeggio. Bastano pochi minuti per capire però che in questo frangente la Micro Terror non è proprio a suo agio. Il suono risulta spompo, molto nasale e intubato. Anche aprendo i toni non si riesce a trovare il giusto equilibrio. In fondo però se volevamo un bel pulito stile Twin Reverb abbiamo sbagliato tutto in partenza. Bando alle ciance allora e sotto con il gain.
More gain more pain, più o meno così recitava il detto. In realtà in questo caso più la manopola corre verso il fondo corsa più il sorriso sulla nostra faccia si allarga! Ritroviamo in un attimo il crunch con cui abbiamo scherzato in partenza, lo doppiamo in men che non si dica arrivando di colpo all’hard rock più puro. La Micro Terror ruzza da paura, con un sound capace di far impallidire diversi amplificatori. Con la giusta combinazione di pick up si riesce a spaziare da suoni più Zeppelin fino anche a spingersi in territori più moderni e metallari. Il tutto sempre con la praticità di una stompbox, tre manopole e tanto divertimento. In realtà però collegata alla chitarra abbiamo sempre una testata, con una bella valvolina all’interno. La dinamica infatti, pur non essendo da valvolare di razza risponde bene al tocco. Certo è un amplificatore incazzato, più votato al wall shacking che al funk.
In definitiva cos’è la Micro Terror? Un amplificatore per lo studio, un giocattolino da viaggio oppure un overdrive sotto forma di testata? Un po’ tutte queste tre cose, con poco più di cento euro infatti ci si porta a casa una scatoletta piena di grinta e rock 'n' roll. Per chi non si accontenta dei micro amplificatori da viaggio, ma vuole qualcosa in grado di poter duellare con le vere testate per chitarra, quelle grosse pesanti e costose sul palco o in sala prove la Micro Terror è un toccasana. Orange ha pure pensato a una comoda e stilosa cassa 1x8 da collegare. Entrambe riescono a trovare posto perfino in uno zainetto Eastpack. Magari, ecco, la mancanza di un send return rende un po’ difficoltosi gli assolo. Mettere delay e riverbero di fronte a un finale imballato è quanto meno sperimentale, però natale si avvicina e sotto l’albero di Micro Terror ce ne stanno parecchie!