di Denis Buratto [user #16167] - pubblicato il 19 giugno 2014 ore 14:00
Oggetti come il Radial in prova si vedono raramente al di fuori degli studi di registrazione. La PRO-RMP è una reamp box passiva che promette le stesse qualità della gemella attiva, ma a circa la metà del prezzo.
Oggetti come il Radial in prova si vedono raramente al di fuori degli studi di registrazione. La PRO-RMP è una reamp box passiva che promette le stesse qualità della gemella attiva, ma a circa la metà del prezzo.
Un case di ferro completamente verniciato di azzurro racchiude al suo interno il circuito della PRO-RMP. Subito bisogna dire che difficilmente potrà rompersi visto che lo spessore del metallo è di circa tre millimetri e pesa quasi quanto la chitarra che andremo a registrare. Nel caso dovesse cadere bisognerà più che altro preoccuparsi del pavimento o dei propri piedi!
Prima però di vedere nel dettaglio la reamp box in oggetto chiariamo qual è la funzione di questo toblerone di metallo. Re-amp, italianizzato in riampare significa prendere il segnale a bassa impedenza, di linea, da una scheda audio per trasformarlo nuovamente in un segnale strumento ad alta impedenza per poi mandarlo dritto in un amplificatore, passando anche attraverso la pedaliera. Detta così sembra un’operazione inutile, in realtà presenta svariati vantaggi. Il principio è molto semplice, si comincia registrando una traccia di chitarra in diretta nella scheda audio, aiutandosi magari con un software come Guitar Rig, o Amplitube per simulare il suono che ci occorre. Si procede editando dove necessario per ottenere la track definitiva. Fatto ciò si manda l’output della scheda nella PRO-RMP e a questa si collega la pedaliera e l’amplificatore. Davanti all’amplificatore ci saranno i microfoni che torneranno alla scheda e attraverso un DAW si registrerà la parte suonata con il sound adeguato. Anche detta così la cosa non sembra molto utile, ma ragionandoci bene i benefit del reamping sono abbastanza evidenti. Primo tra tutti si ha la possibilità di registrare concentrandosi subito sull’esecuzione corretta di una parte senza dover prima cercare per ore il suono corretto. Una volta registrata la traccia pulita infatti, si potrà farla andare in loop e spippolare pedali e amplificatore fino ad ottenere il sound desiderato. Non solo, oltre che giocare con le manopole e i potenziometri si può anche sperimentare a livello di microfonazione. Per un uso casalingo ad esempio, si potrà evitare di spendere soldi per una scheda audio con molti ingressi di scarsa qualità e investire su una con un canale solo ma ottimo. Con una reamp box poi si potrà sommare tutti i microfoni che si vuole senza compromessi per la qualità. Questi due vantaggi sono quelli più basilari per quanto riguarda un uso casereccio, il reamping però è una risorsa fondamentale soprattutto negli studi di registrazione. Oltre all’uso sopra citato nel quale si arriva ad avere la sola traccia pulita pronta per il reamping, vi è anche un uso “paracadute”. In fase di registrazione, si apparecchia tutta la strumentazione del chitarrista, la si microfona per bene, ma si prende anche un segnale in DI da tenere di scorta. Se in fase di mix servirà avere un suono differente (altri ampli, altri pedali ecc.) per la stessa parte, non servirà richiamare il musicista, basterà collegare una reamp box.
Questo in soldoni l’uso che si può fare di una scatoletta del genere. La Radial produce diversi modelli di reamp box, quella in oggetto della prova è la più economica di tutte. A catalogo ci sono sia RMP attive che passive, in formato portatile ma anche rack e mezza unità rack. Queste dedicate soprattutto ad un uso professionale. La PRO-RMP Studio Reamper è, con i suoi 120 euro circa di prezzo, una sorta di entry level (considerati i prezzi delle colleghe). Della solidità abbiamo già parlato, restano da vedere le caratteristiche tecniche. Sul lato sinistro troviamo l’ingresso bilanciato, un XLR femmina al quale andrà collegata l’uscita della scheda audio. Di fianco a questo un piccolo interruttore è delegato alla ground, la massa. Come sulle DI-box premendolo si potrà liftare il pin 1 del cannon ed eliminare eventuali ronzii. Questi sono già scongiurati dalla costruzione del circuito. La PRO-RMP è passiva e costruita con un trasformatore isolato che garantisce rumori quasi pari a zero. Sul lato opposto invece troviamo invece il jack di uscita al qualie collegheremo pedali e amplificatore. Sempre da questo lato troviamo il comodo trim con cui è possibile regolare il livello di uscita. Con questo possiamo decidere se boostare un pochettino il segnale in uscita oppure attenuarlo nel caso sia troppo elevato. La RMP-PRO è finita qui, nulla più. Abbiamo pensato quindi si farvi sentire un possibile utilizzo, registrando una traccia clean e poi reampandola cambiando alcune impostazioni nei due file.
In definitiva la PRO-RMP grazie al prezzo più abbordabile e la qualità comunque elevata è una reamp box da tenere in considerazione soprattutto per l’uso nell’home recording. Con un prezzo che è circa quello di un buon overdrive ci si può aprire la porta a diverse sperimentazioni. Sicuramente visto che la qualità non è scarsa, la si può considerare anche una buona reamp box da studio, anche se a catalogo Radial ha oggettini ancor meglio realizzati.