Risponde Costantino Amici di : quando ho cominciato a dedicarmi ai pedali, realizzavo da solo i miei circuiti stampati. È una cosa che si può fare in tanti modi, dal più semplice che definirei “casalingo” al più complicato, altamente industriale. Come per tutte le cose, ci sono molti livelli qualitativi possibili.
Inoltre, a parte la fabbricazione fisica dell’oggetto, la parte più delicata è quella dello sbroglio, cioè la trasformazione dello schema elettrico in un tracciato di piste di rame dove verranno poi saldati i componenti elettronici.
Questo lavoro può essere fatto molto bene o molto male. Un circuito con le piste mal dimensionate o disposte casualmente sul supporto di vetronite può generare effetti indesiderati, rumori, diafonie ecc.
Un circuito stampato realizzato con rame sottilissimo sia per larghezza sia per spessore può danneggiarsi facilmente, anche solo con una minima sollecitazione.
In definitiva, per un lavoro professionale, sbrogliato in modo da non avere alcun problema funzionale e realizzato con una tecnologia industriale, può costare diverse centinaia di euro, anche per una scheda grande come un pacchetto di sigarette.
Il prezzo si riferisce non al singolo PCB, ma appunto a tutto il lavoro e alle competenze che servono per ingegnerizzarlo, come pure al lavoro di attrezzatura che affronta il costruttore per predisporre la preparazione del PCB fisico.
Risponde Chicco Bellini di : le strade sono tre: rivolgersi alla Cina, all'Italia o ad aziende italiane che fanno produrre in Cina e poi fanno il test elettrico in Italia.
Noi abbiamo scelto la seconda, ci avvaliamo di uno dei maggiori produttori di PCB in Italia, che ci assicura di essere a norma con tutti gli standard per qualunque Paese del mondo, dal punto di vista tecnico e ambientale.
In Cina costano molto poco e si può giocare molto: spessori della scheda, spessori del rame delle piste, senza piombo o no, solder a norma o no… Se si vuole solo risparmiare lo si può fare eccome, ma su un prodotto come un ampli valvolare il gioco non vale la candela, nel senso che la PCB è messa a dura prova da ampli in pura classe A come i nostri e rischiare di avere danni d'immagine per problemi tecnici per risparmiare pochi euro su una componente non così influente sul prezzo finale del prodotto non avrebbe davvero senso.
Risponde Guido Michetti di : realizzare i circuiti stampati con trasferelli, o fotoincisioni singole, e acido va bene esclusivamente per prototipia. Non è possibile ipotizzare una produzione di serie, anche se su numeri limitati, quindi parliamo anche solo di decine di pezzi e non di migliaia.
Attualmente è possibile mandare il circuito da fornitori asiatici, far occupare loro dello sviluppo del master dello stampato e anche dell’assemblaggio.
Io, personalmente, continuo a lavorare con fornitori italiani. Ho dei professionisti con i quali collaboro che sviluppano il master, su mie precise direttive, ci si confronta sul risultato e alla fine porto il tutto a stampare da un produttore italianissimo, che produce in loco con un livello qualitativo sopra la media. In passato mi è capitato invece di scoprire che un mio fornitore che dichiarava di produrre in Italia in realtà aveva spostato la produzione da dei terzisti in Cina. Fortunatamente me ne sono accorto subito, su una scheda minore, dove era evidente che non era stato fatto il test elettrico (un test di verifica circuitale) ed è venuto fuori l’arcano. Ovviamente non lavoro più con lui.
Dopodiché le schede vanno da un terzista che le assembla con il materiale che fornisco io direttamente, per avere sempre il controllo sulla componentistica, e quindi in laboratorio, dove il prodotto viene assemblato e collaudato.
Dei colleghi, che si occupano di elettronica industriale, per abbattere i costi invece scelgono la via prima descritta. Ma, anche se la situazione è migliorata rispetto al passato, se non si ha del personale che effettui un controllo qualitativo in loco, si ritrovano con un livello di scarto superiore al 30%. A quel punto il beneficio economico viene a essere completamente abbattuto.
In breve: produrre in Cina costa realmente molto meno, ma se non ci sono dei numeri alti di produzione e se non si è strutturati per poter realmente verificare la produzione, si rischia solo di realizzare dei prodotti scadenti con un risparmio sulla produzione risibile.