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Gibson Melody Maker 1965
Gibson Melody Maker 1965
di [user #20706] - pubblicato il

Nascosti dall'ombra dei modelli più famosi, alcuni piccoli tesori d'epoca possono essere reperiti ancora oggi a prezzi ragionevoli. È il caso della Melody Maker, una macchina da rock con tutto il sound degli anni '60 in un pacchetto di "vintage per tutti".
Nascosti dall'ombra dei modelli più famosi, alcuni piccoli tesori d'epoca possono essere reperiti ancora oggi a prezzi ragionevoli. È il caso della Melody Maker, una macchina da rock con tutto il sound degli anni '60 in un pacchetto di "vintage per tutti".

La Melody Maker è una Gibson non ancora ascesa nell'olimpo del vintage, se ne trovano (poche) ancora decisamente abbordabili. Nasce prima a singola spalla mancante per diventare poi double cut, prima a corna piccole e poi più ampie. Infine, dopo il 1965 prende il corpo della SG. Esisteva a uno e due pickup, dei single coil molto atipici per Gibson.

Incuriosito, ho cominciato a girare per YouTube e alla fine, avendone trovata una vicina e molto abbordabile, ho ceduto alla tentazione.

La chitarra ha un corpo in mogano sottile, più o meno come una SG appunto. La mia è del 1965 quindi a corna ampie, colore cherry molto faded verso il marrone.
Il manico, sempre in mogano e con spessa tastiera in palissandro, ha una forma particolarissima. È un po' più stretto del normale, abbastanza grosso ma non enorme (quello di una Les Paul Junior in confronto sembra essere ricavato affettando in due una mazza da baseball). Dà un feeling immediato, specie a chi ha mani piccole come me. La Melody Maker esisteva sia a scala corta sia lunga, e la mia è del secondo tipo.
Francamente, le meccaniche sono poco esaltanti, ma dopo cinquant'anni tengono decentemente.
Il ponte con Vibriola è piuttosto rudimentale, tanto è vero che molti passano al wrap around (possibile senza sostituire nulla, tra l'altro). Sul body c'è un unico pickup con tono e volume.

Gibson Melody Maker 1965

Da spenta suona con un volume notevole e già si sente del twang. Da accesa succede di tutto.
Non pesa nulla, è un po' sbilanciata al manico ma comodissima sia imbracciata da seduti sia in piedi. L'action è paragonabile a quella di una chitarra uscita oggi di fabbrica, nessun problema di suonabilità.

Temevo fosse esageratamente sbilanciata sugli acuti, specie considerando il pickup al ponte, ed effettivamente di acuti ce n'è, ma non è per nulla acida.
Quello che colpisce subito è l'estensione, l'apertura. Sembra, come dire, "hifi". I bassi sono netti, presenti, molto più che su una Telecaster. Le medie sono bilanciate. Gli alti, a seconda dal resto del setup, vanno dal giusto al "da moderare".
Il potenziometro del tono riserva una nuova sorpresa: se chiuderlo per il 30% su una Telecaster tende a togliere vita e attacco rendendo tutto un po' spento, qui non succede, anzi rimane tutto l'attacco, il twang. In confronto, assomiglia di più a un P90. Anche il volume è molto interattivo con l'amplificatore e si trovano sfumature sempre diverse.

Ovviamente la chitarra è un po' vissuta, ha un po' di checking nella vernice ma niente di drammatico. Il mogano è con venature molto compatte, come anche il palissandro. I tasti probabilmente sono rettificati, ma con un 70% di vita ancora da dare.
Non serve dire che me la sono portata a casa e più la suono più mi piace. Ha alcune delle virtù che cerco, tra cui il fatto che è talmente sensibile e reattiva alla pennata che, mentre con chitarre mediocri ci si trova a pestare forte per tirare fuori la dinamica, qui basta sfiorare le corde e canta.
È molto poco Gibson, in fin dei conti, ma ha una pulizia, una nitidezza e un bilanciamento nei toni tali che poi imbracciare altri strumenti li fa sembare spenti, nasali o fiacchi.

Avevo provato una reissue anni fa e non mi era piaciuta per nulla. Questa è di un altro pianeta. Non sono un fanatico del vintage, ma dopo averla provata non la potevo certo mollare. Cercatene una e ditemi se non ho ragione.

Gibson Melody Maker 1965
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