I chitarristi (molti chitarristi) sanno a cosa serve e come va usato il loop effetti, ma davvero in pochi sanno cosa effettivamente succeda dentro un amplificatore quando si collegano degli stompbox o dei rack tra le prese di Send e Return.
La presenza e la tipologia di loop effetti possono cambiare la resa e la sonorità di un amplificatore. Le differenze non si limitano alle categorie di loop effetti seriali e paralleli, che , bensì interessano parametri costruttivi più profondi, a cominciare dalla tecnologia utilizzata, tra dispositivi valvolari e solid state.
Non è raro che si voglia aggiungere un send-return in un amplificatore che non lo prevede di fabbrica, e non è raro acquistare un'edizione speciale dell'amplificatore dei propri sogni per poi scoprire che il suono non è esattamente quello che si aveva in mente. Stadi di amplificazione, impedenze e la stessa cura nella progettazione di un loop effetti possono fare la differenza tra un amplificatore performante e uno meno riuscito, e prima di compiere il passo finale verso il send-return è bene saperne un po' di più. Abbiamo continuato il discorso con Sebastiano Barbirato di BRBS Amplification, e stavolta entriamo più nel tecnico.
Risponde Sebastiano Barbirato di : elettronicamente parlando, nel loop sono presenti almeno uno o più buffer per adattare le impedenze di preamplificatore, uscita send e potenziometro di mix. Il preamplificatore esce ad alta impedenza (alto swing di tensione, bassa corrente) mentre il segnale, per poter essere inviato a effetti esterni tramite il send senza perdite di inserzione (che avvengono caricando la sorgente con impedenze uguali o minori di quella della sorgente stessa) e perdite per capacità parassite dei cavi, deve avere bassa impedenza in modo da rendere trascurabile l'influenza di impedenza di ingresso dell'effetto, capacità parassite dei cavi, interferenze elettromagnetiche dell'ampli stesso e di ciò che ci può circondare. Allo stesso modo analoghi accorgimenti devono essere presi per implementare un potenziometro di mix in un loop parallelo per non perdere qualità audio.Inoltre è generalmente presente uno stadio di amplificazione prima del finale di potenza per portare al livello corretto i segnali che provengono dal return o internamente dal Mix nel caso di loop parallelo. In realtà questo stadio di amplificazione è molto importante e rimane indispensabile per un loop effetti di qualità. È indispensabile in quanto per la maggior parte delle unità effetti, anche di quelle a rack alimentate internamente a 15+15 volt, un segnale di livello pari esattamente a quello che può erogare il preamplificatore sarebbe comunque troppo elevato e potrebbe causare distorsione negli stadi di amplificazione dell'effetto e anche danni, e quindi il segnale che va al send è *sempre* attenuato almeno un 50-80%. Ne consegue che per ottenere un livello di segnale pari a quello di partenza c'è bisogno di uno stadio di amplificazione che porti il segnale al giusto livello, diciamo unitario riferendoci al segnale che esce dal preamplificatore come valore 1.
Un buon loop effetti dovrebbe permettere il pieno range dinamico dell'amplificatore come se ne fosse privo, a tutti i livelli. Questo significa che l'unica tecnologia che può permettere questa situazione è l'utilizzo di alte tensioni di alimentazione sul loop effetti, per farlo lavorare privo di distorsione. Quindi loop effetti valvolare o solid state ad alta tensione (esistono MOSFET che lavorano ad alta tensione e con caratteristiche elettriche idonee all'utilizzo in campo audio come buffer e amplificatori). Esistono anche loop effetti solid state, ad operazionali o a discreti, che funzionano a tensioni comuni per le applicazioni hi-fi (15+15 volt) ma il cui design è studiato per essere ottimizzati su un ampli valvolare. Diciamo che lavorano praticamente al limite del massimo segnale tollerabile prima della distorsione ma nel campo di lavoro medio (senza volume a 10) funzionano puliti e lineari.
Dal punto di vista della qualità sonora, i loop solid state sono i più fedeli.
Dal punto di vista dinamico i loop valvolari sono più performanti in quanto difficilmente vanno in clip (se ben progettati).
La presenza o meno del loop effetti può influenzare il suono anche se non utilizzato in maniera più o meno complessa. Esistono casi in cui il loop effetti è attivabile/escludibile totalmente dal percorso audio se non utilizzato e casi in cui è sempre attivo ma auto ponticellato tramite gli switch dei jack di send-return. Questa è prassi comune in molti loop valvolari (SLO100 in primis, in altri modi anche alcuni Marshall, Engl e la mia stessa BRBS) ed è anche il modo per avere il loop più trasparente possibile in quanto i circuiti di loop sono parte integrante della formazione del tono dell’amplificatore, e come tale l'inserimento del percorso send-return non ha nessuna influenza sul suono dell'amplificatore. L'ampli è studiato per la presenza del loop effetti ed è ottimizzato in tal senso.
Esistono modi intelligenti invece per integrare un loop in ampli che non erano stati progettati per averlo, per esempio i loop effetti delle reissue Marshall (plexi, JCM800), in questo caso il loop effetti è solid state ma rispetta le impedenze di ingresso e uscita di pre e finale per non influenzare il suono nel caso di utilizzo.
I problemi principali di un loop effetti aggiunto post o mal progettato di base in un amplificatore sono:
- mancato rispetto delle impedenze caratteristiche tra circuiti di tono, volume e finale di potenza
- mancato rispetto dell'equilibrio sui nodi di alimentazione interni dell'ampli
- errati punti di massa o loop di massa
- fruscio o ronzii vari.
Se il mio ampli vintage suona in un determinato modo in quanto le alte impedenze unitamente alle capacità di Miller degli stadi valvolari mi producono un piacevole roll-off sulle alte frequenze, utilizzare impedenze più basse farà in modo che il mio suono diventerà più acido e zanzaroso, così come, se carico troppo la sorgente o in modo errato (capacità di ingresso dei buffer troppo elevate), otterrò un suono meno dinamico, più vuoto e cupo. Idem se prendo la tensione per alimentare il loop ai punti sbagliati del circuito esistente o creo loop di massa prendendo il negativo in punti sbagliati.
Questi sono i problemi principali dei loop mal progettati o mal inseriti, che avvengono in caso di installazione di loop after-market (non ne ho trovato uno decente) o anche su prodotti nati in questa maniera (in genere alcune produzioni artigianali o boutique).
In questo caso un loop effetti inutilizzato, ma alimentato malamente, può cambiare il suono e il feeling di base di un amplificatore in modo evidente: basta fare un confronto tra due ampli identici nei quali il loop è presente solo su uno dei due. Molti cloni boutique di ampli famosi a mio avviso suonano peggio delle rispettive reissue per la presenza di accessori non proprio correttamente installati. A volte le differenze sono piccole e il vantaggio della presenza del loop è maggiore rispetto alla piccola perdita di tono.
nota della Redazione: immagini e schemi contenuti in questo articolo sono a scopo puramente illustrativo.