Anche gli affezionati della valvola ammetteranno che suonare in studio e dal vivo senza gli ingombri e i pesi di un amplificatore è una prospettiva allettante, almeno quanto lo è poter contare su una DI personale con cui pilotare il segnale parallelamente a quello inviato alla propria testata. A questo scopo, anche Radial si è lanciata nel mercato sempre più variegato dei simulatori analogici di amplificatori e casse da infilare in pedaliera.
Radial è un riferimento per ciò che riguarda il cablaggio in studio e sul palco, e una sua DI Box che fa anche da simulatore di amplificatore parte con una marcia in più.
Dopo un'attesa durata mesi, il è stato dapprima fatto sbirciare al Namm Show di gennaio, e ora è finalmente pronto per arrivare nei negozi. Metà DI, metà simulatore di amplificatore e cabinet, ciò che lo differenzia da buona parte dei prodotti concorrenti è la gestione del suono minimalista, mirata a replicare dei toni puri e tarati a dovere, senza lasciare che il musicista si distragga con manopole ed equalizzazioni proprie di un overdrive più che di un'interfaccia per l'impianto.
Nel Direct-Drive, Radial ha previsto tre sonorità differenti per altrettanti amplificatori storici, più uno switch per modificarne la presenza sonora tra due step da adattare alle chitarre usate, alle necessità del caso e ai gusti personali. Tutto è ottimizzato di fabbrica, e al chitarrista non resta che impostare la propria combinazione preferita e pensare solo a suonare.
Uno switch a tre posizioni permette di passare tra le modalità Combo, Stack e JDX 4x12.
La Combo riprende le sonorità americane di stampo vintage e si rifà a un Fender Twin. La Stack imita il tono di una vecchia testata british e si ispira a un Marshall d'annata. La JDX 4x12 è invece modellato sul suono registrato con uno Shure SM57 davanti a una cassa Marshall 4x12.
Con lo switch Presence si accede alla modalità Bright, per un tono più brillante.
Sul lato sinistro del pannello sono forniti anche lo switch per l'inversione di polarità, con cui risolvere problemi di fase, e un interruttore per il ground lift.
Le connessioni sono disposte sul dorso dello chassis e, oltre all'ingresso per lo strumento o dalla pedaliera, prevedono un'uscita jack e un XLR per andare all'impianto, un'uscita jack dedicata all'accordatore e una Thru per attraversare indenne il dispositivo.
Grazie a queste può essere usato come sostituto per un amplificatore e registrare in silenzio in studio o inviare un timbro puro e controllato al fonico, ma è ideale anche per arricchire una ripresa tradizionale fornendo il segnale al fonico e collegando l'altra uscita a un amplificatore sul palco, che potrà quindi essere usato da spia o microfonato per miscelarne il tono con quello del Radial.
La scelta di accantonare manopole e regolazioni più approfondite per equalizzazione e gain può non essere condivisa da chi ama giocare col proprio amplificatore durante il check o preferisce tirare fuori vari livelli di saturazione dalle valvole. Tuttavia, lo scopo del Direct-Drive non è fornire un mini-amplificatore da modellare a piacimento, bensì posizionare tra la chitarra e il banco mixer un dispositivo dal suono curato e definito, così come la prassi vorrebbe che fosse ripreso, che possa essere rifinito dal fonico a seconda del mix.
Chiunque suoni regolarmente su palchi accompagnati da fonici professionisti sa quanto possa essere dura la convivenza quando si cerca un proprio suono sul palco che, magari, non va bene per chi è al mixer. In un certo senso, si potrebbe dire che l'assenza di potenziometri sul pannello riduce il rischio di litigare col fonico.
Attendiamo con curiosità l'arrivo del Radial in Italia, grazie alla . Il Direct-Drive potrebbe rivelarsi un oggetto potente per chi ha la serenità di affidare ai tecnici Radial il proprio sound e al fonico quello della band, mentre potrebbe sollevare qualche perplessità in chi, quando sale sul palco, vuole l'ultima parola su ciò che esce dalle casse. |