Da qualche tempo sto frequentando vari gruppi Facebook in cui si mettono in vendita chitarre di vario tipo, tra cui un numero non trascurabile di strumenti "non originali". Questi ricadono in due grandi categorie: quelli prodotti in Cina, e che arrivano già con marchio contraffatto () e quelli fatti in casa, mettendo decal su una paletta qualsiasi (nella maggioranza, Fender).
Ora, mi sono informato sulla normativa vigente che identifica come reato la vendita di oggetti contraffatti. Non sono più di tanto stupefatto, mi pare qualcosa di largo buon senso. Ma evidentemente non è così per tutti. Infatti, quando segnalo alle persone che stanno facendo qualcosa di inopportuno, la reazione è spesso, oltre che diciamo "scomposta" (finisco insultato nel 90% dei casi, io e la mia progenie per una dozzina di generazioni), anche largamente disinformata.
Mi pare quindi opportuno fare un attimo il punto sull'argomento, tanto per provare a informare e trovare un riscontro e un confronto un poco più pacati, dato che qui nessuno vende nulla.
Quando faccio notare che certe cose non si potrebbero fare, vengono portati argomenti che ricadono sotto alcuni grandi gruppi, secondo me tutti infondati. Vediamoli.
"Se non vi è truffa, ovvero se si dichiara che è un falso, si può fare"
Questo argomento non regge perché la legge non discrimina tra vendere un falso come tale e spacciarlo come vero. La seconda cosa è aggravante, certo, ma già la prima non è legale.
La parte cruciale è che è identificata come contraffatta la merce che è uguale a quella "vera", in toto o in parte. Se uso il logo Fender, sto usando un logo registrato senza autorizzazione. E sto producendo un falso. Quindi per me questo argomento è infondato. Altrimenti dovrei poter entrare in un qualunque negozio, e chiedere una Stratocaster, e il commesso mi chiederebbe: "vera o falsa?". No, direi che non succede.
In realtà, vi sono eccezioni di interpretazione, ma si parla di casi particolari, non di norma.
"Squier fa chitarre uguali alle Fender, allora si può fare"
Questo argomento mi è stato portato niente meno che da un sedicente avvocato. Per me denota una grave ignoranza del concetto stesso di marchio registrato e del suo uso. Squier è di proprietà Fender e lavora su licenza. Se non fosse una succursale di Fender dovrebbe pagare una royalty e, anzi, probabilmente a bilancio ce l'ha come voce. È insomma autorizzata a fare copie, che comunque hanno marchio Squier e non Fender. Quindi si è mancato totalmente il punto rilevante della cosa.
"Se vendono le decal, allora non può essere illegale usarle"
Questo argomento sembrerebbe fondato nel buon senso: altrimenti cosa ci potrei fare con le decal, collezionarle come figurine? Invece no, non penso esistano decal su licenza Fender, e quindi è negata la premessa. Non sono legali, e quindi non ne è l'uso. Siti come StewMac o Warmoth non vendono decal, solo parti su licenza, e mai manici con marchi.
"Se è un privato a vendere, si può fare"
Un argomento molto usato è quello per cui no, un negoziante non potrebbe vendere chitarre contraffatte, ma un privato sì. In qualche modo si suggerisce che se si tratta di una transazione senza scontrino, diciamo, scatta il "liberi tutti". Invece la legge non cita distinzione: vendere e produrre merce contraffatta è reato a prescindere da chi lo faccia.
Vediamo un po' di esempi nel mondo reale. Come paragone porto, per chiarezza, quello non delle chitarre, ma di altri oggetti: una borsa di marca, per esempio. Posso produrre borse Gucci e venderle da privato? Certo che no. Nemmeno se dico che sono false e le vendo a un decimo del prezzo. Perché non è questo il punto, è che sto usando un marchio non mio.
Posso allora produrre un oggetto che Gucci non produce, a marchio Gucci? No, per il medesimo motivo. L'oggetto su cui metto il marchio conta zero (no, non zero, ma lo vediamo poi), è l'uso del marchio che conta. I marchi sono registrati e l'uso è soggetto a copyright. Posso acquisirne il diritto d'uso, ben regolamentato, sotto licenza.
Nello specifico, Fender, Gibson, e altri produttori hanno sia coperto da copyright il marchio, sia coperti da brevetto alcuni dettagli costruttivi. Si va dai vari ponti alla forma delle palette e dei body per Fender. Questo originò il famoso periodo “lawsuit” in cui i produttori giapponesi di copie troppo perfette vennero fermati, anche se gli strumenti avevano marchio non contraffato. Ma basta avere differenze anche minime nei dettagli costruttivi per aggirare molti di questi brevetti.
Cionondimeno, se si vuole produrre parti perfettamente identiche si può, ma su licenza: sono le “licensed parts” che sono prodotte dai vari Warmoth e simili. Fender ha ceduto il diritto di farlo.
Insomma, vendere strumenti "taroccati", che li si sia comprati sui siti esteri o li si sia fatti in cantina, spero sia chiaro: è illegale. Ed è anche immorale, perché se pure li si vende come falsi dichiarari, qualcuno a valle potrebbe essere meno onesto (no, più disonesto) e venderli come veri. E prendere una fregatura non piace a nessuno no?
E poi c'è l'ultimo appiglio del venditore aggrappato con le unghie al difendersi: "ma chi danneggio?". Intanto, non importa. Non è un argomento che fa gran presa sulla Guardia di Finanza, mi risulta. E poi temo che qualcuno danneggerà anche. Se Fender vende meno, a Ensenada o a Corona qualcuno produce meno chitarre, no? O peggio, qualcuno in Cina in condizioni di lavoro sfavorevoli ne produce di più, senza tutele. E ci lucra qualcun altro che non ne ha diritto. Per me basta e avanza.
L'ultimo spasmo, il colpo di coda dello scorpione morente: "ma se suona bene, cosa te ne frega? Fender ladra la fa pagare il triplo". Davvero, ci siamo ridotti a questo? Di norma poi partono gli insulti (verso di me e la mia progenie per dodici generazioni).
Per completezza, l'articolo del codice penale che regolamenta la materia è il 473. Vi sono sentenze che portano una lettura un po' diversa, ma sono interpretazioni: ovvero, se la contraffazione è grossolana, tale da non lasciare adito a dubbi, non vi è illecito. Però, di norma le chitarre contraffatte sono tutt'altro che grossolane, in una foto possono passare come originali, e spesso le persone sono tratte in inganno. Anche la vendita a prezzo estremamente basso o in contesti che non lasciano dubbi è portata come esempio di elemento che non lascia possibilità nell'identificare un falso. Però nessuno vende Fender sul marciapiede. E in ogni caso siamo in una zona grigia in cui non vale la pena di rifugiarsi. E se per assurdo Fender volesse farvi causa, non avrebbe problemi credo a ottenere soddisfazione, non tanto per la contraffazione, quanto per l'uso illecito del marchio. Nella fattispecie, si parla nella sentenza in questione, di una persona che commercializzava copricerchioni (!) a marchio, per dire, Fiat, ma non prodotti da Fiat. Lì si è deciso che in quel caso Fiat era non identificativo del produttore, ma una sorta di decorazione. Se però trovo "Fender" su una paletta, non ho dubbi che debba essere fatta da Fender. Per fare il parallelo, è come se "Fiat" fosse sul telaio, non sui copricerchioni da venti euro. Questo per chi fosse in vena di cavilli, chiaramente.
Se vogliamo discuterne, con pacatezza e intelligenza, sono qui. Non sono un moralizzatore come mi additano spesso, solo mi danno fastidio I furbi, specie quelli nascosti dietro un dito.
Vorrei riuscire a dare un piccolo contributo per fare chiarezza sulla cosa, dato che vige un far west incontrollato, e pare che la legge conti solo quando si è danneggiati, altrimenti è solo un fastidio. |