di bobchill [user #6868] - pubblicato il 10 dicembre 2017 ore 08:00
Quando i pickup PAF ricevono finalmente il numero di brevetto, in casa Gibson cambiano molte cose. Bob Cillo ci racconta la storia di short magnet e T-Top.
Il 28 Luglio 1959, dopo più di quattro anni di attesa, Seth Lover finalmente riceve il numero di registro dall’Ufficio Brevetti. In Gibson però non si butta via nulla e le vecchie etichette "Patent Applied For" continuano a essere applicate sulla base degli humbucker. Che la teoria Bucci sia fondata o meno, sta di fatto che Gibson riuscì a correre ai ripari e, a partire dalla fine del 1960, proprio quando terminerebbero gli esperimenti con le bobine bianche e si tornò ad adoperare esclusivamente bobine nere, cessò anche la grande difformità che affliggeva la produzione di humbucker.
Nasce una nuova generazione di PAF dalle specifiche decisamente più uniformi. Dopo un periodo di transizione che dura fino al Luglio del 1961, su tutti i PAF viene montato quasi esclusivamente un magnete all’AlNiCo 5 e i valori di resistenza rientrano generalmente in un’escursione con minore tolleranza, dai 7.4 agli 8.1 KOhm. Per compensare la maggiore forza magnetica dell’ AlNiCo 5 rispetto alle altre leghe impiegate in precedenza, la barra del magnete viene accorciata di qualche millimetro: questa nuova generazione di humbucker è perciò nota con il nome di “Short Magnet PAF”.
Le Les Paul single cutaway vengono messe fuori produzione e gli “Short Magnet” vengono installati nelle cosiddette SG/Les Paul Standard e Custom, nelle ES-335 e in varie chitarre Jazz tra cui le ES-175 e la ES-295.
Ancora una volta Gibson centra l’obiettivo: i migliori PAF che io abbia mai provato sono Short Magnet, esempi omogenei di grande chiarezza, dinamica e ricchezza timbrica. L’opinione diffusa tra i rivenditori di chitarre vintage americani, che hanno avuto la possibilità di testare PAF letteralmente a centinaia, è comunque che: “il miglior PAF long magnet suona sempre meglio del miglior PAF short magnet ma, nella media, un PAF short magnet è generalmente preferibile a un comune PAF long magnet”. Dunque ciò che farebbe suonare generalmente meglio uno Short Magnet non è il differente tipo di magnete ma la maggiore regolarità dell’avvolgimento.
Nel corso del 1962 la Gibson comincia ad applicare sulla base degli humbucker le nuove decal che dovrebbero riportare il Patent Number ricevuto nel '59 dall’ufficio brevetti. In realtà il Patent Number corretto è 2,896,491, mentre le decal riportano erroneamente il numero 2,737,842, che è il numero di registro corrispondente al ponte/bloccacorde trapezioidale in uso sulle Les Paul del 1952. Generalmente si ritiene che questo possa essere un tentativo di depistaggio per fuorviare i concorrenti che avessero intrapreso una ricerca del progetto partendo dal numero di registro. Gli humbucker Gibson con queste nuove etichette sono comunemente noti col nome di "Patent Number".
I primi Patent Number sono assolutamente identici ai PAF Short Magnet di seconda generazione, fatta sola eccezione per l’etichetta, vengono dunque spesso chiamati Patent Number/PAF. In quest’epoca e per un lungo periodo di transizione, non è affatto raro trovare chitarre con un pickup contrassegnato con label PAF e l’altro con label Patent Number. Per i pickup con coperture dorate, la transizione tra PAF e Patent Number dura addirittura fino alla metà degli anni ’60, in quanto le parti dorate avevano uno smercio più lento e quindi c’erano più rimanenze da smaltire in giacenza nei magazzini.
È interessante notare che un PAF, sempre molto ricercato dai collezionisti, può valere anche molte centinaia di dollari in più rispetto a un identico pickup con label Patent Number della stessa epoca: si capisce dunque perché le decal PAF abbiano attirato l’attenzione di falsari.
Nel 1963 i Patent Number cominciano a distinguersi per alcune differenze rispetto ai pickup di generazione precedente: il Plain Enamel dal caratteristico color melanzana viene sostituito gradatamente dal filamento Polysol. Il nuovo filamento ha strato di isolamento poliuretanico, di maggiore spessore rispetto al Plain Enamel e quindi la bobina può ora accogliere un minor numero di avvolgimenti. I due cavetti neri delle bobine all’interno vengono sostituiti con un cavo bianco e uno nero. Viene inoltre implementata una nuova generazione di macchine avvolgitrici con stop automatico che rende gli avvolgimenti sempre più uniformi e conformi allo standard. Questa seconda serie di Patent Number ha ancora una resa sonora di assoluta eccellenza, praticamente analoga a quella delle serie precedenti. Anche per questo motivo, le Gibson prodotte nel 1964 godono di ottima reputazione tra gli estimatori del vintage.
A partire dalla seconda metà degli anni ’60 inizia un altro periodo di transizione che dura all’incirca fino al 1968. Il processo di lavorazione viene completamente automatizzato e conformato allo standard: in questa nuova generazione di humbucker, i valori di resistenza sono tutti molto vicini a 7,6 KOhm. Sempre nell’arco di questi quattro anni, la placcatura al nickel delle cover (e di tutto l’hardware) viene sostituita dalla più durevole cromatura, con dominante cromatica più "fredda" e le vecchie bobine in plastica di butyrate vengono progressivamente sostituite con più robuste bobine in moderna plastica ABS. Su queste nuove bobine, sempre di colore nero, appare una lettera "T" in rilievo e la nuova generazione di humbucker diviene quindi nota col nome di "T-Top". Secondo alcune interpretazioni, la lettera T starebbe per “Treble” e serivrebbe a indicare la direzione in cui orientare il pickup durante l’installazione. In realtà le T sono orientate in modo assolutamente difforme e casuale.
Polysol e bobine in ABS vengono considerate modifiche peggiorative e la resa sonora dei T-Top differisce da quella degli humbucker delle generazioni precedenti: un T-Top non ha l’apertura di armoniche, la ricchezza timbrica, la chiarezza e la headroom di un PAF o di un Patent-Number. In ogni modo il divario, pur presente, non è poi così ampio. I primi T-Top sono pickup comunque molto ben bilanciati nella risposta di frequenza e hanno ancora grande grinta e reattività dinamica. Sono un’ottima accoppiata con SG e ES-335 in particolare. È opportuno ricordare che questi pickup hanno segnato momenti significativi della storia del rock: il Jimmy Page di “The Song Remains the Same” aveva un T-Top al ponte della sua Number One, il Mick Ronson del concerto di Bowie all’Hammersmith Odeon di Londra nel 1973, l’Angus Young di “If You Want Blood, You’ve Got It” e Robby Krieger con i Doors sono eccellenti esempi di suono di T-Top di prima generazione.
Le vecchie attrezzature durante la lavorazione lasciavano dei caratteristici graffi a forma di lettera L sui piedini della basetta: queste incisioni accidentali scompaiono definitivamente dopo il 1972. Nel 1974 la gloriosa decal nera non viene più applicata sul fondo dei pickup e il numero di brevetto (sempre quello del trapeze tailpiece) viene inciso direttamente sulla basetta metallica. Questi dettagli segnano un’epoca di progressivo decadimento della qualità dei T-Top e la fine dell’era dei leggendari humbucker gibson vintage.
Alla fine degli anni ’70, nell’epoca del management Norlin, la reputazione degli strumenti Gibson è ai minimi storici, nasce così l’idea di guardare indietro ai fasti del passato per rilanciare la qualità della produzione: nel 1980, grazie al lavoro zelante dell’impiegato Tim Shaw, nascono le prime riproduzioni dei vecchi PAF.