di redazione [user #116] - pubblicato il 07 febbraio 2018 ore 16:30
"Now It’s my turn" è il debutto da solista di Mario Guarini, bassista noto per la sua attività di session man con grandi nomi della musica pop italiana. E' un lavoro strumentale, in cui Guarini dimostra che la sua attività nel pop non è che la punta dell’iceberg del suo universo musicale. Pura fusion, cristallizzata nei suoi stilemi più efficaci: groove, ricchezza armonica e solismi mozzafiato. E, ad impreziosire il tutto, un cast di musicisti stupefacenti: Vinnie Colaiuta, Michael Landau, Simon Phillips, Mike Stern...
Un impianto stilistico fusion, nomi stellari coinvolti e tecnica da vendere, spesso finiscono per essere ottimi ingredienti per confezionare dischi pregevoli dal punto di vista della produzione e del suonato ma stanchi da quello artistico, creativo.
Guerini scongiura alla grande questo scivolone grazie al fuoco e alla passione autentica, incontenibile del suo playing che letteralmente trascina i musicisti coinvolti in performance accese e brillanti. Il merito è anche delle composizioni che mai, nemmeno lontanamente, paiono tappeti pretesto per sciorinare la bravura dei musicisti. Ci sono temi, strutture, armonie che fanno capire che nella musica di Guarini quella della composizione è un’urgenza autentica, prioritaria.
Altro aspetto pregevole del disco è il respiro generale delle esecuzioni, nelle quali si può avvertire un’interazione autentica tra i musicisti, un interplay live che valorizza i brani mille volte di più che la perfezione formale di tanti dischi iper prodotti che si ascoltano in questo genere.
Dal punto di vista strettamente strumentale, Guarini strappa un sorriso, perchè riesce a confezionare un disco così efficace ed equilibrato - pur nella sua proposta strumentale debordante e sfarzosa di contenuti - senza rinunciare nemmeno a mezza nota di quelle che avrebbe potuto suonare. Il suo basso è incontenibile, instancabile, letteralmente, iperbolico. Ci spiega Guarini stesso:
“In questo disco ho davvero spinto al massimo il mio linguaggio slap, soprattutto con la tecnica dello strumming e del double thumb dove ho cercato di esplorare nuove soluzioni. Non mi sono limitato ad un utilizzo e un approccio esclusivamente ritmico di queste tecniche: ho cercato di servirmene anche per fare delle armonie con il basso. Questo disco mi ha, finalmente, permesso di valorizzare e dare uno spazio importante al mio linguaggio slap: è una parte importante del mio modo di suonare che ho curato, studiato ed esplorato per molto tempo ma non avevo mai avuto modo di utilizzarle in ambito professionale. Questo perchè nel pop, che è il mio ambito lavorativo più’ importante, non e’ richiesto lo slap.”
“Now It’s My Turn” ci è piaciuto molto e così, quando abbiamo incontrato Mario Guarini al Namm di Los Angeles, ci siamo fatti promettere di tornare presto su Accordo per raccontarcelo in tutti i dettagli della produzione, registrazione e scrittura.
A breve tra queste pagine.