Anni fa, lessi una strepitosa intervista a Billy Sheehan. Sheehan è uno dei miei eroi musicali e in quell’intervista, firmata da Riccardo Cappelli, il bassista dei Mr. Big e della David Lee Roth Band, diceva delle cose che mi piacquero e ispirarono parecchio. La prima era la sua attitudine a non fermarsi mai nello studio e nell’esplorazione dei limiti del suo strumento. Contrariamente a un’indole diffusa in tanti musicisti che con la maturità apprezzano sempre di più il gusto delle cose semplici e dell’essenzialità, lui si diceva sempre più motivato nel mettersi alla prova, misurandosi con repertori e soluzioni musicali sempre più heavy, complesse ed intricate.
Un’altra, forse più frivola ma altrettanto suggestiva, era il fatto che Sheehan raccontasse di avere bassi elettrici disseminati per tutta la casa. In qualunque stanza lui entrasse ci avrebbe trovato un basso con il quale suonare. Questa cosa mi piacque tantissimo. Avere, almeno, una chitarra in ogni angolo della casa mi pareva la fotografia perfetta di cosa per me potesse essere la felicità. E così, negli anni, il numero delle mie chitarre ha continuato a crescere e le stanze della casa a popolarsi di amiche a sei corde. Ogni stanza ha una luce diversa, suona in maniera diversa e sprona a suonare cose diverse. Tanto più che se in studio o in sala prove le chitarre finiscono per essere sempre amplificate, nelle altre stanze -appoggiate tra poltrone, divani, letto e cassapanche - finiscono, il più delle volte, per essere suonate unplugged e nei momenti più insoliti: aspettando che bolla l’acqua della pasta o salga il caffè; mentre seduto sul letto aspetto che arrivi un amico per uscire. Proprio perché quelle non sono occasioni propriamente di studio, si finiscono per suonare cose inedite, magari casuali che assecondano l’ispirazione del momento e spesso generano idee e spunti musicali accattivanti e originali.
È il caso di questo lezione, il cui focus è quello di colorare, vivacizzare l’esecuzione di una lunga sequenza scalare diatonica, con delle note estranee, prese in presto dalle scale blues. L’idea mi è venuta strimpellando in terrazza che d'estate è uno dei posti in cui più amo starmene con la chiarra in braccio; facendo andare le mani avanti e indietro sui soliti pattern tradizionali, giocavo a sporcarli con note sbagliate ma capaci di portare colori e un brio intrigante. Così è nata questa frase.
Siamo in tonalità di E maggiore: E, F#, G#, A, B, C#, D#.
La sequenza da cui sono partito era questa. Snocciolata in questo modo, suonava quasi come un passaggio classico e, per la base sulla quale stavo suonando, e aveva un piglio troppo serioso.
Le modifiche apportate sono minime ma bastano a imprimere alla frase un sapore meno scolastico e un accattivante respiro bluesy. Ho sostituito nella frase di partenza un paio di note, immaginando che quello sopra il quale stavo suonando non fosse più un pezzo in E maggiore ma in E7: per questo ho introdotto la b7 propria di quell’accordo di dominante e la sua blue note, la b3, il G.
L’inserimento della b7, il D, genera anche un incalzante passaggio cromatico tra 6 e 7 maggiore. A ben guardare, però, il D può essere letto anche come b5, blue note, della pentatonica di G#m che, in effetti, in qual frangente di lick sto utilizzando.
Lo stesso pattern pentatonico, arricchito dalla blue note, è utilizzato nel lick di chiusura di questo studio.
Per il resto, l’apertura melodica del fraseggio è affidata a una scala pentatonica minore di C# (C#, E, F#, G#, B). È una parte quasi tutta suonata in bending e richiede una certa attenzione a timing e intonazione. Un espediente che ho sfruttato e servirsi del bending per stiracchiare delle note fino a farne raggiungere altre non presenti nella pentatonica minore di partenza. In più di un’occasione, alzo il C# a D#, nota che sarebbe estranea alla pentatonica ma è la settima maggiore della tonalità di E in cui stiamo suonando e porta un piacevole apporto melodico. Ho indicato in partitura i bending in cui tocchiamo la settima maggiore D#.
Per arrivare sulla frase scalare spiegata prima, mi sono servito di un arpeggio di G#m7, sviluppato su due ottave. Attenzione alla pennata impiegata!
Per garantire il massimo della fluidità meccanica e sonora ci sono in gioco vari approcci esecutivi: legato, economy picking, plettro e dita…
Avendo pensato questa frase in terrazza, ho deciso che sarebbe stato carino registrare lì questa lezione. Così, questo è il primo di una breve serie di appuntamenti didattici estivi che ho realizzato per Accordo, proprio in terrazza, con una bella tazza di caffè freddo e utilizzando solo le cuffie, il portatile e una piccolissima
Le batteria utilizzata nella base è di Erik Tulissio ed è tratta dal suo metodo |