Esercizi e abitudini di warm up: da Steve Vai a Slash
di enricosesselego [user #28271] - pubblicato il 27 maggio 2020 ore 17:30
Io mi sono sempre considerato un chitarrista diventato fonico ma rimasto, sempre, chitarrista nel profondo; il mio amore per la chitarra ha fatto si che durante le mie performance come fonico (in studio, live o durante i tour) io sia sempre stato attirato - con un’attenzione speciale - da tutto ciò fosse attinente ai chitarristi, comprese le loro varie modalità di riscaldamento. Ecco cosa ho imparato da Steve Vai, Slash, Paul Gilbert e altri ancora.
Parliamo ancora di Warm-Up. E lo facciamo con il nostro amico Enrico Sesselego, musicista e fonico versatile la cui rosa di collaborazioni e attività spazia dalle docenze al
Conservatorio di Cagliari e al Musician Instite di Los Angeles fino ai lavori in studio e dal vivo con Steve Vai, Thomas Lang e Paul Gilbert.
Con alle spalle tre tour europei con Paul Gilbert, una cosa che ho sempre notato è come Paul faccia puntualmente soundcheck molto lunghi prima di ogni show. Un soundcheck così esteso per lui ha una duplice valenza: prima di tutto, gli permette affinare con i musicisti delle band i punti più “spinosi” del set. Paul infatti, è sempre molto attento alla performance della band e ho notato come ritornasse durante i soundcheck su passaggi particolari che magari non l’avevano soddisfatto nella serata precedente. Ma un soundcheck lungo per Paul offre a lui e ai suoi musicisti la possibilità di scaldarsi adeguatamente.
Inoltre, Gilbert il più delle volte tiene delle sessioni di lezioni di chitarra in ogni città che il tour tocca, sessioni che avvengono solitamente prima del soundcheck. Considerando poi che mentre aspetta l’orario di ingresso sul palco, Paul si diletta nel backstage a suonicchiare canzoni varie, si può dire che Gilbert abbia letteralmente la chitarra sempre in mano!
E lo stesso si può asserire per Thomas Lang, batterista per Gilbert in vari tour; non appena montato il suo drumset, Thomas letteralmente si buttava sulla batteria per farsi una buona mezz’oretta da solo con lo strumento.
Un altro aneddoto interessante circa il warm up di Paul Gilbert: il mio primo tour con Paul avvenne d’ inverno e toccava anche molte capitali baltiche e delle repubbliche ex-sovietiche, con il termometro abbondantemente sotto lo zero. In quelle occasioni, prima di salire in T-shirt sul palco, Paul indossava fino all’ultimo la giacca nel backstage per mantenere le braccia calde e, soprattutto, teneva in mano tutto il tempo una grossa bottiglia di plastica riempita di acqua tiepida. Questa stessa pratica la vidi fare anni prima anche a Slash, in studio di registrazione durante la produzione dell’album degli Yardbirds, avvenuta nel periodo in cui lavoravo per la Favored Nations.
Oppure, per quanto riguarda la mia esperienza italiana e restando in ambito chitarristico, ho seguito in diversi tour e nella registrazione e mix del loro album “Arriver” i Dolcetti di Gianni Rojatti. Nella mezz’ora, o ora, precedente la performance, sia live che in studio, Gianni ha sempre la chitarra in mano, articolando a velocità molto moderata passaggi su scale e arpeggi: prende confidenza lentamente ma saldamente con la tastiera della chitarra, e abitua la mano agli stretching delle posizioni larghe che utilizza.
Ovviamente, nel periodo della mia collaborazione con Steve Vai, ero molto attento a ogni dettaglio interessasse la sua attività musicale e ricordo che, proprio in tema di warm-up mi colpì questa cosa: contrariamente a quanto tutti pensano (gravita ancora su Vai la leggenda delle ore infinite di pratica di quando era ragazzino) Steve può stare lunghi periodi senza suonare. Proprio quando iniziammo a collaborare, per esempio, Vai non stava suonando perché era totalmente immerso e dedito alla fase iniziale di video editing del “Live In London": per almeno due mesi non l’ho praticamente mai visto con la chitarra in mano!
Ricordo perfettamente, però, che durante quel periodo imbracciai la sua mitica “Evo” e notai immediatamente che la chitarra montasse un set di corde 0,08 abbinata ad un’action bassissima. Quando qualche mese dopo, Steve si ributtò sulla chitarra quotidianamente, imbracciando nuovamente la stessa chitarra notai che l’action era stata alzata e le corde aggiornate a spessori più grossi. Il tutto in maniera progressiva e graduale nel tempo. Scoprì così che per Steve Vai quel set up estremo era un rapido escamotage per saltare - nei periodi come quello in cui non poteva concedersi molto tempo alla pratica - la prassi di warm up e potersi permettere di buttarsi immediatamente nel repertorio da studiare senza affaticare la mano e ottimizzando così il tempo. (Quello era il periodo del concerto per chitarra ed orchestra scritto per lui).
Per me, come chitarrista, quello del warm up è davvero un argomento importante.
Quando studiavo chitarra al Musician Institute una delle classi facoltative disponibili era la fantomatica Playing Tech che, contrariamente alle aspettative che potessi avere, era ben lungi da parlare di tecniche di pennata o similari. Le lezioni di Playing Tech si focalizzavano sullo stretching mirato di polsi/mani/dita e di esercizi ad hoc per riscaldare mano destra e sinistra. Molti di questi esercizi erano di chiara origine classica, scritti da compositori europei per la chitarra classica: i vari esercizi del “granchio”, i salti di corda lenti, i semi cromatici…
Nel tempo, ho selezionato dai musicisti e dalle esperienze appena raccontate una serie di esercizi che utilizzo per riscaldarmi e, allo stesso tempo, affinare la pennata. Li condivido con voi. Il primo è la storica variante di Steve Vai dell’esercizio semi cromatico: le dita della mano sinistra si alternano continuamente cambiando combinazione da corda a corda. Può essere fatto a 4 o a 3 note per corda.
Paul Gilbert, invece, mi ha insegnato un ottimo esercizio che ha il duplice effetto di riscaldare le mani e, al contempo, di focalizzare l’attenzione sul passaggio di corda con il plettro. L’esercizio propone l’esecuzione di semplici triadi su due corde, utilizzando il cosiddetto outside picking, modalità di pennata che lui predilige.
È importante, però, suonare lo stesso esercizio anche con la pennata completamente invertita, inserendo delle altre criticità di esecuzione nel passaggio di corda (inside picking).
Gianni Rojatti mi ha suggerito queste combinazioni di Scale e Arpeggio su cui insiste anche nel suo manuale. Vanno suonate molto lentamente e in loop. Spronano la mano a un lavoro articolato e fluido attraverso ampie porzioni di tastiera.
Questo è invece un esercizio che ho imparato nelle classi di Playng Tech del Musicians Institute.
Invece, dal momento che utilizzo spesso la tecnica mista "plettro& dita", ecco un esercizio particolare per la mano destra. A insegnarmelo è stato il grande Brett Garsed, campione dell’utilizzo del plettro abbinato a tutte le altre dita della mano destra. Con Garsed ebbi la fortuna di studiare qualche mese al Musician Institute.
Questo esercizio è particolarmente funzionale allo studio di nuove posizioni da adattare alle “forme” del plettro & dita. Va praticato lentamente per agevolare l’apprendimento, metabolizzare la meccanica della pennata e soprattutto, evitare affaticamenti e tendiniti.
Se può essere d’esempio, sappiate che in quel tempo ho dovuto prendermi una settimana e mezza di break e consultare un chiropratico -pagato in dollaroni- a causa di un irrigidimento dei tendini dell’avambraccio destro, conseguenza proprio della pratica intensiva e sconsiderata di questa tecnica plettro & dita.
Agli esercizi appena proposti, affianco esercizi scalari lenti, focalizzati sulla coordinazione tra mano destra e sinistra eseguendo anche pattern semplici. Inoltre, ritengo che accentuare l’articolazione dei movimenti delle dita della mano sinistra - o destra per i mancini - a velocità metronomica bassa, aiuti lo stretching naturale delle falangi, scaldando contemporaneamente anche i muscoli delle dita e del metacarpo.
Ho fatto tesoro di tutte queste varie modalità di warm-up apprese e vissute negli anni: contribuiscono a farmi continuare a studiare lo strumento in maniera sana fisicamente e mi aiutamo a esserei il più efficiente possibile quando registro parti di chitarra nelle differenti collaborazioni o produzioni in cui sono coinvolto.