di Denis Buratto [user #16167] - pubblicato il 31 marzo 2015 ore 11:00
In una stanza piena di acustiche, come quella di Lucky Music, non potevamo certo farci sfuggire l’occasione di suonare qualche nota con una splendida Martin D28. Ecco il risultato di un quarto d’ora di gioco in compagnia di Paolo Antoniazzi e due chili di legno americano.
In una stanza piena di acustiche, come quella di Lucky Music, non potevamo certo farci sfuggire l’occasione di suonare qualche nota con una splendida Martin D28. Ecco il risultato di un quarto d’ora di gioco in compagnia di Paolo Antoniazzi e due chili di legno americano.
Un classico, non ci sono altre parole per definire la D28, la dreadnought made in USA per eccellenza. Uno strumento che nel corso degli anni è stato imbracciato e suonato da migliaia di artisti, diventando una vera e propria icona.
La D-28 del presente non ha nulla da invidiare ai primi modelli prodotti negli anni 30, anzi è uno strumento performante, realizzato con cura e materiali di altissima qualità, insomma una chitarra meglio!
Il body è realizzato completamente in legni massello. Un pezzo di abete Sitka sorretto da un x-bracing standard, compone la tavola armonica. Passando dal bellissimo binding bianco in boltaron si raggiungono le fasce in palissandro indiano, stessa essenza con cui è stato realizzato il fondo in due pezzi.
Il manico, connesso alla cassa armonica tramite innesto dovetail, è in un solo pezzo di mogano, sormontato da una tastiera nerissima in ebano a 20 tasti, di cui 14 sono lasciati fuori dalla tavola. La paletta è la classica Martin e ospita le solide meccaniche closed cromate.
Come la sua antenata è un’acustica ruspante, diretta e senza fronzoli. Senza ulteriori indugi lasciamo la parola alle unghie di Paolo Antoniazzi nella acoustic room di Lucky Music. La D nel nome sta per dreadnought e la D-28 nel suo campo è una vera regina. Subito ci si accorge che la carica di basse e il volume sono quelli giusti, quelli che ci si aspetterebbe da un’acustica di questo genere. Se si ha a che fare con una D americana lo strumming è la carta giusta da giocare. Il sound corposo, bilanciato e potente, diventa una vera arma letale.
Questo però non la rende una chitarra a uso esclusivo intorno ai falò. Se si infila un thumbpick si può iniziare a muoversi nel fingerstyle con scioltezza. I bassi, in questo frangente, sono quasi esagerati, tanto che bisogna diventare il più possibile delicati con il pollicione per evitare di sommergere i cantini sotto una spessa coltre di frequenze gravi.
La Martin D-28 è un vero e proprio classico e pensiamo non serva spendere altre parole per descriverla. Ora, a differenza degli anni ’30, la Martin D nuota in un mare decisamente affollato, ma tra tutti gli strumenti è probabilmente una di quelle chitarre che esercita un fascino ineguagliabile. I 2200 euro circa che servono per acquistarla sono adeguati, certo la scritta in corsivo sulla paletta aggiunge qualche euro, ma anche una dose di suggestione non indifferente a cui crediamo davvero in pochi sanno resistere.