di redazione [user #116] - pubblicato il 15 dicembre 2021 ore 12:00
Partire dallo studio di un brano è un approccio didattico garantito perché ogni aspetto che si studia, affronta e pratica trova un riferimento musicale concreto.
Per questo abbiamo accolto con entusiasmo la proposta di Ralph Salati quando ha deciso di partire con un nuovo ciclo di lezioni: scrivere un brano ad hoc da cui estrapolare tanti argomenti di studio. Il brano si chiama “Dawn Of A New Order” e lo presentiamo, assieme a una lunga intervista, in questo articolo che anticipa l’inizio di due mese di lezioni di chitarra metal, progressive e djent.
La prima cosa che colpisce del tuo brano è l’impatto sonoro: ci racconti dal punto di vista della produzione (ripresa dei suoni, mix, eq…) come è costruita la grande interazione tra chitarra ritmica e batteria che rende così potenti e coesi i riff.
Intanto sono molto felice che il brano vi abbia colpito, lo apprezzo moltissimo, soprattutto perché è totalmente autoprodotto nel mio spazio (Sandhog Studio) e poi Mixato e Masterizzato dal bravissimo Federico Ascari.
Le riprese sono state effettuate con la mia fedelissima Ibanez RG 752 a ponte fisso passando da una DI Countryman TYPE 10, di cui sto abusando per il tracking delle chitarre, la trovo estremamente trasparente.
Dalla DI entro poi in una Fireface UC della RME e contemporaneamente nel mio Fractal Axe FX II XL+ registrando i 2 canali per ogni traccia. In questa occasione sul mio Axe sono partito da due pacchetti di suoni Choptones “Modern Metal”: il Metal Pack. Vol 3 per le sezioni più ritmiche mentre per la parte solista il Petaluma Vol. 2 ispirato all'estetica di suono Mesa Boogie.
L’approccio al tracking è piuttosto standard rispetto ai canoni del rock / metal moderno, le peculiarità derivano piu dall’arrangiamento: con moltissime parti all’unisono tra chitarre, basso e cassa della batteria e l’uso delle elettroniche a supporto di alcuni lead, anch’essi all’unisono, e pads che danno spazialità al sound.
Ci terrei a citare i compagni di viaggio che mi hanno seguito nell’impeccabile lavoro su tutto ciò che non fossero le chitarre: Mirko Fustinoni ha scritto e programmato le batterie, Alessandro Galdieri si è occupato delle elettroniche e delle orchestrazioni e Jack Repetti dei bassi.
Sempre dal punto di visto ritmico chi sono gli artisti di riferimento che ti hanno aiutato a sviluppare questa estetica musicale?
Non saprei darti una risposta scientifica a questo punto perchè reputo che ogni musicista evolvendo attraversi un personalissimo percorso di crescita che lo porti a determinate scelte in ambito creativo.
Non ho perfettamente coscienza di quale passaggio del mio percorso abbia influenzato maggiormente il mio approccio alla composizione attuale, certamente un bel fritto misto! Ma se proprio dovessi identificare dei tratti più marcati dal punto di vista ritmico penserei a Meshuggah, Tesseract e Periphery nel riffing e nell’approccio alle polimetrie, per quanto riguarda il mood e le texutures sonore, invece, direi sicuramente a Pink Floyd, King Crimson, Dream Theater, Symphony X, Plini, Animals As Leaders, e Caligula’s Horse.
Spero però si possano denotare anche molti tratti personali derivanti dal mio percorso in questi tre lustri di attività.
Entriamo nel dettaglio dei suoni di chitarra: come si fa a far convivere una definizione assoluta del fraseggio con una pasta sonora così grossa e cattiva? Ci spieghi minuziosamente che cosa hai usato?
Sicuramente un arrangiamento ben costruito serve soprattutto ai fini di un buon mix e non solo per l’ego artistico di chi lo intarsia minuziosamente. Spesso ci illudiamo che sovrarrangiare una parte renderà più maestoso ed epico il risultato finale, mentre quasi sempre l’unico risultato che otteniamo è quello di rendere poco definito e impastato il mix finale, soprattutto se non si ha un po di esperienza nell’orchestrazione delle parti.
Quello che spiegavo in precedenza sulla compattezza e i dettagli delle interazioni tra gli strumenti e qualche skill derivante in prevalenza dallo sperimentare sui suoni e sulla scrittura ci portano ad avvicinarci già in fase di preproduzione a quello che sentiremo poi nel master definitivo.
Nello specifico, sulle parti ritmiche di “Dawn of a New Order” sentivo la necessità di far coesistere definizione del riffing ad un suono aggressivo in un range piuttosto basso tipico della 7 corde (seppur in standard tuning), tutto questo sia sulle parti fitte in cui ogni nota viene pennata dalla destra che in quelle in cui faccio ampio uso del legato con il “Selective Picking”, in sostanza con molti Hammer-Ons From Nowhere su alcuni cambi di corda.
D’istinto verrebbe da alzare cospicuamente la saturazione dell’ampli cercando il sustain adeguato per il legato e la cattiveria sulle sequenze di alternata, in realtà quella è la direzione peggiore che ci fa perdere subito intellegibilità.
Cerco al contrario di partire dal livello minimo di gain che mi permetta di avere il giusto balance delle parti, e vi assicuro che siamo poco oltre un suono crunch, per poi “tweakare” l’eq quanto basta in base alla pasta dell’ampli che sto utilizzando. Per questo pezzo, come dicevo, ho utilizzato dei suoni di Choptones: ho trovato già una solida base di partenza per il genere, scegliendo addirittura tra profiling di ampli di altissima qualità, che non avevo mai considerato di includere nel mio sound.
Solitamente tengo un Eq piuttosto Flat, scavare troppo le medie sarebbe controproducente per il sound che cerco, perchè andrei ad eliminare proprio le frequenze della chitarra che mi permettono di avere più suono sotto le dita e nel mix proprio sulle ritmiche.
Quando costruisco un suono hi gain cerco sempre di tenere presente che lo spessore finale di quel macigno (soprattutto sul drop tuning) è dato anche dal dubbing in fase di tracking, quindi tutta la saturazione che apparentemente perdo nel suono d’origine la recupero nell’ascolto in stereo delle chitarre ed il risultato è decisamente più appagante.
Tu hai legato la tua immagine all’utilizzo della RG una chitarra molto legata all’immaginario shred anni 80, 90 che però tu utilizzi con un approccio assolutamente attuale e moderno: cosa di questa chitarra la rende ancora la tua prima scelta?
La sua semplicità, l’ergonomicità di body e manico e non meno importante l’estetica, perche suonare è un atto assolutamente sinestetico.
Questi 3 elementi, non solo la rendono la mia prima scelta ma a mio avviso sono anche i motivi per cui in poco più di 3 decadi di vita sia diventata un grande classico.
Utilizzo e posseggo anche alcune RGD 7 corde che reputo la perfetta evoluzione in termini strutturali, ergonomici ed estetici dell’archetipo RG.
Viceversa, siamo abituati a vederti con RG che rinunciano a uno dei loro elementi più peculiari, il ponte Edge o Lo Pro Edge, a favore di un ponte fisso. Che vantaggi porta a un chitarrismo tipo il tuo la presenza di un ponte fisso?
Tornando alla semplicità strutturale di cui parlavo prima, credo che la RG si sposi perfettamente con diverse variazioni sul tema, dalle alternative sulla scelta del ponte alla disposizione e tecnologia dell’elettronica fino addirittura a spingersi sulle varianti nel design introdotte da Ibanez con RGD, RGA e AZ (comunque di derivazione Roadcore-iana).
Tutto questo perchè è talmente impeccabile la sua progettazione che pure con vestiti diversi risulta sempre fresca ed elegante. Non è un aspetto comune a molti modelli se ci pensate. Ci sono chitarre note che quando vengono anche leggermente ritoccate ci fanno storcere subito il naso. Almeno a me capita!
Tornando al ponte fisso, la scelta è legata soprattutto alla sua comodità sulla gestione delle diverse accordature che uso nei miei progetti e al maggior sustain dato dalla vibrazione della corda passante nel legno del body, soprattutto in studio. In sede live invece diventa più facilmente gestibile in caso si spezzi una corda o nel setup durante un tour.
Ci tengo però a precisare che sono un fan sfegatato del Lo Pro Edge, che reputo il miglior Floyd Rose Patent Tremolo mai introdotto sul mercato.
Presentaci “Dawn Of A New Order” dal punto di vista più artistico, discografico: anticipa un tuo lavoro solista? Inoltre tivedremo presente su Accordo con una serie di appuntamenti didattici di approfondimento sulle parti salienti di questo brano: di cosa ci parlerai?
In effetti si, sto lavorando da qualche tempo, nei ritagli tra la didattica, i Destrage e qualche altro progetto al mio primo disco strumentale solista e vi assicuro che non vedo l’ora che prenda forma nella sua integrità e possiate ascoltarlo.
Ammetto di essere molto contento di ciò che si sta delineando ma non posso dirvi molto altro.
“Dawn of a New Order” contiene sicuramente degli elementi del mio playing e della mia scrittura presenti anche nel disco, ma credo sia un po più diretto e paradossalmente è stato scritto, arrangiato e registrato dopo le preproduzioni del disco.
L’uscita e la stesura di questo brano è anche merito di Accordo, con cui avevamo pensato ad una serie di pillole didattiche proposte con una demo-song che alla fine si è trasformata in un vero e proprio singolo che ho scelto di dedicare a mio padre, scomparso quest’anno proprio durante questa fase.
Nelle pillole analizzeremo molte delle parti che compongono il brano estrapolando tanto dai soli quanto dal comping i concetti creativi, ritmici, tecnici e melodico-armonici.
Che spazi vedi oggi per la musica strumentale chitarristica?
A giudicare dal seguito e dall’ampia gamma di valide proposte attuali mi pare che il genere goda ancora di buona salute e che stia addirittura vivendo una nuova epoca d’oro rispetto ai Guitar Virtuoso degli anni 80/90.
Sicuramente ha un’esposizione mediatica meno pop e più di settore e questo ha necessariamente ridimensionato i budget degli artisti, purtroppo ma sono felice che ci sia ancora molto spazio per un evoluzione ulteriore di questo movimento artistico che esplora i limiti estremi delle potenzialità del nostro strumento alla stregua di una disciplina marziale grazie al manifesto sorretto da una nuova schiera di artisti come Plini, Animals As leaders, I Built The Sky e Kiko Loureiro solo per citarne alcuni.
In che progetti sei impegnato attualmente?
La didattica occupa la maggior parte del mio tempo, soprattutto in NAM, la scuola in cui insegno.
Dal punto di vista artistico i Destrage e il mio disco mi stanno stimolando e tenendo piuttosto impegnato nonostante questi 2 terribili anni di stop dell’attività live.
Parallelamente a tutto questo sono follemente entusiasta di avere rimesso le mani su un progetto artistico che avevo chiuso nel cassetto da oramai troppi anni, con un sound e una scrittura che rispecchiano perfettamente quella che è una mia esigenza comunicativa atavica e indispensabile. Vi lascio immaginare quanto sia impaziente di potervelo presentare e condividere.