Conseguenze dirette della Pandemia, inflazione, aumenti dei costi di trasporto, contrazione dei mercati. Il momento storico non è dei più facili sul piano finanziario e anche lo strumento musicale ne risente.
All’inizio del 2022 Andy Mooney, CEO Fender, , e i più recenti sviluppi non lasciano ben sperare per un ritorno alla normalità nel breve periodo, per ciò che riguarda i tempi di produzione e consegna, ma anche per il contenimento dei costi al pubblico.
In Italia, è impegnata sul duplice fronte della produzione e della distribuzione di strumenti musicali, con le proprie produzioni a marchio Eko ma anche il commercio di brand di primo piano quali Marshall, Martin, PRS. Proprio sul tema della distribuzione PRS in Italia, , di recente sono state sollevate alcune interessanti questioni che mettono sotto i riflettori il ruolo del produttore, del distributore e del negoziante nella filiera che porta gli strumenti dalle fabbriche alle case dei musicisti.
Abbiamo quindi coinvolto il negozio di strumenti musicali e, in collaborazione con lo store, raggiunto Maximiliano Canevaro, Direttore della Divisione Eko, per alcune riflessioni sul mercato, l’approvvigionamento e i costi del settore.
Accordo: Immaginiamo che le catene produttive abbiano visto molti piani saltare. Come si prevede il 2022 in relazione alla pandemia, ai problemi di approvvigionamento di materie prime, alla produzione industriale? In che direzione si stanno muovendo le principali aziende?
Maximiliano Canevaro: Il 2022 si prevede molto simile al 2021 in tema di consegne, almeno fino alla fine del primo semestre. La fine del 2021 ha visto molti Paesi le cui fabbriche sono state costrette a lavorare al 20% delle proprie capacità per le ondate di contagi sopraggiunte e, ad aggiungere criticità a una situazione già pesante, ci ha pensato una domanda di mercato in costante aumento (buon per tutti gli operatori del settore) che porta la coda di attesa ad allungarsi ulteriormente.
I fornitori stanno quindi lavorando per intensificare il livello di produzione e laddove chiaramente non ci sia una vera e propria carenza di parti (come tutti i componenti per prodotti digitali), stanno tentando di incrementare il numero di prodotti finiti e disponibili nei loro poli logistici prevedendo un secondo semestre più lineare nelle consegne. Personalmente non vedo un secondo semestre molto diverso dal primo e spero di sbagliarmi.
A: Si prevedono aumenti, in generale e quindi sugli strumenti musicali? O c’è qualche categoria che potrebbe soffrire di più, sia riguardo ad aumenti sia a problemi di approvvigionamento?
MC: Gli aumenti sono stati e saranno ancora una costante in questo periodo storico che il mondo sta vivendo. Siamo passati da aumenti ogni due anni a due/tre aumenti all'anno, e parlo solo di prodotti, a questo dobbiamo aggiungere il salasso dei costi di spedizione che hanno subito aumenti (soprattutto dalla Cina) fuori da ogni logica. In sostanza gli aumenti fanno parte di una nuova realtà che include qualsiasi mercato nel mondo, non solo quello degli strumenti musicali, lo si vede infatti dai livelli di inflazione raggiunti ultimamente.
A: emerge che alcuni rimangono delusi dal leggere il prezzo in dollari di un modello di chitarra e poi scoprire che il prezzo al dettaglio in Italia sarà molto più elevato (nonostante il cambio favorevole verso l’euro). A cosa si deve questa discrepanza?
MC: Vi ringrazio per quest'ultima domanda, è utile come nota informativa a tutti gli utenti. Chiaramente l'utenza non è informata sui vari, costosissimi ed infiniti passaggi che richiede importare i prodotti nel territorio. In tutto questo, la posizione di tutti i nostri Partner, quindi i Retailer (negozi), è fondamentale e io credo che sia un argomento quotidiano di discussione di quest'ultimi con l'utenza.
Faccio una premessa: i prezzi suggeriti dei grandi brand sono impostati con un occhio di riguardo verso tutti i mercati ma la prevalenza è data dai dati che i mercati più grandi mandano, ossia, laddove la rotazione di un prodotto in quel mercato comincia a muoversi in maniera importante quando il prezzo prodotto trova il suo "perfetto" posizionamento. Quindi il brand può suggerire ciò che ritiene giusto per proteggere i mercati internazionali ma il prezzo lo fa il mercato e può crearsi in queste fasi un giusto gap.
Tornando ai prezzi in Italia, faccio un esempio banale, il cambio EUR Dollaro è attualmente di 1,13 circa e fin qui ci siamo. Un distributore potrebbe tranquillamente utilizzare il cambio favorevole per proporre un prezzo più basso e abbordabile, poi però il distributore fa i conti con trasporti che arrivano a costare anche il 30/40% del valore della merce, per poi aggiungere il costo dei dazi e infine l'IVA, che in Italia è del 22%, molto più alta di altri Paesi europei, quindi il prodotto arriva nel Paese già pluricaricato di costi nascosti che chiaramente nessuno vede.
Qui non si parla di speculazione credetemi, si parla di sopravvivenza. |