Sugli strumenti Harley Benton oramai si è scritto tanto, anche di recente, . Io stesso avevo recensito su Accordo . Non mi sembra quindi il caso di dilungarmi su questioni legate a marketing o a qualsiasi altro tema extra-chitarristico: vado a presentare i miei due nuovi acquisti, ambedue comprati usati da un chitarrista mancino simpatico ed estremamente corretto e cortese.
Le due nuove arrivate sono la DC580LH CH e la ST20MNLH CA, rispettivamente copie quasi carbone di due modelli iconici dei brand storicamente più rilevanti. La diavoletto è giusto un pelo differente dall'SG Gibson Standard, avendo ventiquattro tasti e un'assimmetria del corpo più pronunciata (forse per riprendere l'ESP Viper?), oltre che il pirolo della cinghia non avvitato sul cornino ma sull'attacco del manico, il che risolve parzialmente il problema dello sbilanciamento. La seconda invece, paletta a parte, vuole ricalcare pedissequamente l'archetipo Stratocaster e appartiene alla serie Standard, quella più economica. Quindi dalla prima ci si aspetta qualcosa di più, appartenendo alla serie Vintage, il che dovrebbe implicare migliore qualità. L'altra mia Harley Benton, , costa parecchio di più di queste due, a fronte di una dotazione tecnica più minimale, per cui dovrebbe essere di un'altra categoria.
Questo articolo, tra l'altro, è un mio rozzo tentativo di rispondere alla domanda che immagino parecchi si pongano, ovvero se sia possibile suonare in un contesto anche solo minimamente professionale (una serata in un baretto, una prova di due/tre ore con un gruppo di amici) con una chitarra da 100 euro, più o meno. La risposta è ovviamente no, ma secondo me vanno formulate varie considerazioni.
Cominciamo dall'inizio, ovvero dal perché le ho comprate: a parte il prezzo ridicolo già di partenza e comunque ancora più basso essendo usate, ho perfezionato l'acquisto perché vorrei cominciare a fare piccoli lavori di liuteria, soprattutto per quanto riguarda la rettifica e il livellamento dei tasti: a mio avviso quindi niente di meglio di strumenti economicissimi (potremmo quasi scomodare la definizione “oggetti di consumo”), su cui teoricamente c'è molto lavoro da fare e che anche in caso di disastri non indurranno eccessivi rimpianti. L'altro motivo è che ho una cassetto pieno di pickup acquistati in anni passati, e qui inauguriamo la parata dei “Dolori del (ex) giovane ADayDrive”.
La Cina avvicina (i poli)
In mio possesso ho cinque single coil di varie marche e modelli, ma tutti con i poli spaziati “all'americana”. I pickup di queste chitarre invece invece hanno tutte le spaziature di un millimetro più corte, circostanza che, specialmente per la Stratocaster, genera problemi di trasduzione delle vibrazioni delle corde soprattutto in fase di bending. Il risultato è che adesso i miei single-coil sono tutti in vendita sul solito sito di compravendita/scambio di strumenti, tranne uno, che effettivamente ho piazzato sulla Strat. Se ne vendo qualcuno potrei prendere dei lipstick, Stevie Ray docet. Ma anche no.
Avanti col cahier de doleances.
Più che pickup, utilitarie sovietiche
Per quanto riguarda il reparto trasduttori cadiamo nel baratro della cinesata, nell'accezione dispregiativa che siamo soliti attribuire a questo termine.
Il P90 Roswell della double cutaway non era un granché ma era comunque utilizzabile. In queste due chitarre l'economicità dei pickup è tradita dall'aspetto miserrimo, soprattutto degli humbucker, e da un timbro mediamente secco, povero di armoniche, dal basso livello di uscita e dalla forte inclinazione al feedback, sia nel caso delle bobine singole sia di quelle doppie. All'apertura della Strat l'evidenza dei fatti asseconda le prime impressioni: i pickup sono degli pseudo single coil, nel senso che nei single coil Fender tradizionalmente i poli sono i magneti, mentre qui le espansioni polari sono solamente pezzetti di materiale ferromagnetico magnetizzati da una calamita sottostante: l'unica chitarra su cui avevo visto una roba del genere era una simil-Strat cinese anni '80 che rappresenta tuttora la peggior chitarra elettrica su cui abbia messo le mani.
I single coil, all'aumentare del gain, sembrano sempre di più un gesso che stride sulla lavagna: peraltro sono tutti e tre identici, distanze dei poli a parte, compreso il valore della resistenza, ovvero 3,8 Kohm, basso, e conseguentemente i volumi sono sbilanciati. Il confronto con un IronGear Pig Iron middle che ho montato al ponte, a causa del più volte citato problema delle spaziature delle espansioni polari (un buon pickup, ma di sicuro non boutique, nuovo costa circa 26 sterline), è impietoso. Con pickup del genere si può suonare solamente sul divano attaccati a un preamp/IR per cuffia da venti euro e il paio di auricolari allegati al vostro smartphone cinese. Io peraltro sul divano suono con la chitarra senza nessun tipo di amplificazione.
E il resto dell'elettronica?
Anche qui niente che non mi aspettassi: per questi prezzi i bei potenziometri alpha big della double cutaway rimangono un'utopia, si notino nella foto della Strat i potenziometri mini marcati CF (?), oltre all'assenza di qualsiasi schermatura, e al vano elettronica modello “piscina comunale”, piscina che peraltro è presente pure sulla mia Stratocaster American Standard degli anni '90, il che fa capire perché quella serie di chitarre sia amata da pochi. C'è da dire che la sostituzione di potenziometri e selettore costituisce un impegno economico minimo, e credo neanche così importante, vista la mediocrità dei trasduttori. Ma siamo sempre lì, ne vale la pena?
Per quanto riguarda la SG, pure lì la componentistica è ultra-economica ma almeno il cablaggio è ordinato.
Il sol levante e tutte le altre calanti
Non che il comparto hardware sia molto meglio. Le meccaniche sono cheap e abbastanza inaffidabili, specialmente quelle della Strat: scattose e piene di buchi, pestando anche solo un po' bisogna riaccordare le chitarra già dopo pochi minuti, per cui, non fossero bastati i pickup, anche le chiavette limitano gli ambiti di utilizzo a quello domestico e comunque con l'accordatore sempre a portata di mano. Un po' meglio i ponti, soprattutto il Tune-o-matic della Diavoletto, che comunque garantisce un buon sustain, dozzinale e mal rifinito quello della Strato, che vanta pure un capostasto terribile (vedi foto, trucioli di plastica a gogò).
Necessario anche un cambio corde, quelle di serie sono sottilissime e suonano poco, una volta rimpiazzate con le mie amate Ernie Ball 2222 il miglioramento è evidente.
Anche cose buone
Quello che continua a stupirmi nonostante tutto è la qualità della liuteria: le chitarre sono leggere (anche se entrambe hanno il corpo in basswood, il mogano a questo prezzo ce lo sogniamo), ben assemblate e ben verniciate, almeno nelle parti "a vista". I due manici invece sfoggiano un livello realizzativo con alti e bassi: la Strat mi arriva col manico molto curvato, e neanche tirando il trussrod al massimo riesco a raddrizzarlo come vorrei, probabilmente a causa dell'acero che è tenerissimo: rimane vistosamente segnato sulla scanalatura del trussrod solamente appoggiandosi con la brugola. Mai vista una cosa del genere, sembra legno da stuzzicadenti ed è un vero peccato, anche perché su questa chitarra ho effettuato la mia prima rettifica ed era stato un lavoro veloce e soddisfacente: c'era solo un tasto problematico, un altro così così, mentre per gli altri era bastata qualche bottarella con il martello di gomma. I bordi dei tasti invece andrebbero tutti smussati, sono anche un pelo taglienti.
La situazione sulla SG è migliore, ma comunque lontana da uno standard professionale: la chitarra mi è era già arrivata con l'action bassa e nessun tasto che friggeva, con un setup fulmineo (rettifico solo un tasto) riesco ad abbassarla ancora di un cicinino. Anche i legni mi sembrano abbastanza consistenti, anche se la tastiera rivela della ondulature longitudinali, appena avvertibili e visibili, risultato di una fresatura non perfetta: non influenzano pesantemente il playing dello strumento ma comunque non sono un bel segnale. Anche la posa dei segnatasti non è un granché.
Infine due righe circa le dimensioni dei manici: quello della Strat ha un bel profilo cicciotto ma la distanza delle corde al capotasto è quasi due millimetri in meno di quella della mia American Standard. Fa un effetto stranissimo, ipotizzo che siano misure adatte alle mani minute degli acquirenti asiatici. Quello della SG invece ha dimensioni affini ai manici Gibson slim taper.
Chiosa finale
Tirando le somme, ne vale la pena?
Immagino che strumenti commercializzati a prezzi del genere, e quindi con criteri di produzione industriali da bene di consumo abbiano oscillazioni qualitative importanti. Farei presente ai lettori che ho appena ordinato alla figlia di mia moglie un paio di sneaker, neanche tra le più costose, il cui prezzo supera di trenta euro quello della Strat HB. Magari da qualche parte c'è un cliente che ha comprato una Strat come questa ma col manico perfetto, e c'è da dire che a queste cifre probabilmente vale la pena rischiare, tuttavia, valutando unicamente i singoli campioni in mio possesso la simil-Fender la sconsiglierei per qualsiasi utilizzo. La Diavoletto invece è raccomandata sicuramente per quanto riguarda lo studio domestico: con un po' di sbattimento si può ottenere un ottimo setup, e tanto basta per indivanarsi con questa chitarretta che è pure piccola e comoda anche da seduti. Tra l'altro non riesco a capacitarmi di come non abbia mai posseduto una chitarra con questo shape. Questo probabilmente costituisce il problema maggiore di queste chitarre, ovvero che il prezzo così basso ti permette di provarle con poca spesa ma poi fa venire la voglia di quelle “vere”.
Per suonare fuori in contesti anche solo un po' seri invece bisogna prevedere almeno un upgrade di meccaniche e pickup, che consiglierei solamente qualora si recuperassero parti a prezzi estremamente vantaggiosi, come per esempio un set di pickup di basso/medio prezzo usati, come degli Irongear o anche dei GFS, anche se sono difficili da reperire, e lo stesso per le meccaniche. Non punterei sicuramente su marchi di ricambi blasonati e conseguentemente costosi, dopodiché sulla Diavoletto ho piazzato delle Sperzel Trimlock che ho smontato da un'altra mia chitarra (ma che non avrei mai comprato appositamente) e una coppia di Seymour Duncan che parimenti avevo già in casa.
Dall'utilizzo semi-professionale invece siamo lontani anni luce: bisognerebbe programmare un massivo upgrade praticamente di tutto, oltre a un intervento del liutaio, i di cui importi, sommati, supererebbero il valore degli strumenti di quattro/cinque volte. Non credo abbia senso, anche perché sulla fascia 400-500 euro il mercato è affollato di prodotti con equipaggiamenti di serie e finiture di tutto rispetto.
Infine, circa la differenza di qualità tra queste due Harley Benton e quella che avevo già: emerge prepotentemente nel confronto con la Strat, meno con la SG, ma potrebbe essere solamente un caso per i motivi sopra esposti. |