“Sperimenta i suoni valvolari grezzi dall’alba della chitarra elettrica” è lo slogan con cui, nel giugno 2022, Universal Audio , simulatore di amplificatori in formato stompbox ispirato alla tradizione dei tweed americani su cui la chitarra elettrica ha mosso i primi passi quasi un secolo fa.
Il pedale fa parte di ed è il più ruspante dei tre, volto a scavare negli albori del sound elettrico fino a trovare una storia fatta di valvole spremute oltre i limiti, altoparlanti deliziosamente poco efficienti e piccoli combo in pino avvolti in una livrea di tessuto giallo che oggi, nella mente di qualsiasi musicista, accende immediatamente un preciso ricordo. È il brodo primordiale del blues, la culla del rock n roll, quel mix di avanguardia musicale che ha gettato le basi per tutto ciò che è venuto a seguire.
Gli anni ’50 sono stati tempi di grosse innovazioni, dove la tecnologia prendeva spunto diretto dalle esperienze dei musicisti in uno scambio continuo a doppio senso, i limiti costruttivi rischiavano di diventare punti di forza e difetti come la distorsione ad alti volumi erano destinati a rappresentare il cuore pulsante di un nuovo modo di fare musica.
L’ per una prova sul campo si rifà esattamente a quell’immaginario. Il suo scopo è ripercorrere lo stile di un amplificatore d’epoca, quasi primitivo, con un approccio simile a quello di modelli Fender come l’indimenticabile Deluxe anni ’50, di quelli basati sul circuito 5E3 che ha fatto scuola nei decenni a seguire. La dotazione tecnica era spartana, senza gli elementi che oggi consideriamo una dotazione standard ma con prese e comandi atipici agli occhi di un musicista moderno.
Sui combo di quel genere era possibile vedere quattro ingressi jack in totale, per due canali separati. Uno era indicato con Inst e l’altro con Mic. Sul pannello ognuno contava su un potenziometro dedicato per il volume, mentre il controllo di tono era uno solo, a fare da filtro di equalizzazione generale col più basilare dei tonestack.
Non era raro che i musicisti decidessero di sperimentare in maniera non convenzionale con i pochi strumenti timbrici messi a disposizione da Leo Fender, e qualcuno ben pensava di provare a esplorare le sonorità ottenute ponticellando i due canali, sommandoli di fatto. Il Woodrow ’55 parte esattamente da questo punto.
Abbiamo testato il pedale Universal Audio in studio, collegandolo dritto nella scheda audio con le sue due uscite stereo senza editare il suono in alcun modo, allo scopo di raccontarvelo e farvelo ascoltare nella maniera più trasparente possibile.
Il suono
Proprio come quegli amplificatori divenuti oggi leggendari, il pedale UA suona graffiante, maleducato, brillante sui puliti ma sempre con bassi profondi e proni alla saturazione. Il tutto suona estremamente reattivo al tocco e al carattere dello strumento utilizzato, e nel video è facile immaginare quando la usata per la prova è in posizione di full-humbucker o in split.
Quando il gain aumenta, la distorsione diventa piena, rombante, come schiacciata in un piccolo combo che non riesce a gestirne l’esuberanza.
Si tratta di un sistema decisamente e volontariamente lontano dal concetto di amplificatore hi-fi, ma che grazie alla ricerca Universal Audio si impreziosisce di numerose armi per ampliarne gli orizzonti timbrici.
Le simulazioni di cabinet
Il Woodrow ’55 nasce allo scopo di mettere ai piedi del chitarrista i suoni e il carattere classici di un tweed d’annata. Può farlo in una normale catena di effetti, ma può anche sostituire un amplificatore reale dal vivo o rappresentare una centrale del suono autosufficiente in sala d’incisione.
I simulatori di cassa e microfonazione messi a disposizione da UA riprendono alcune tra le combinazioni più apprezzate per la categoria. Un piccolo selettore a tre posizioni sullo chassis consente di impostare tra un altoparlante stile Jensen come quello realmente adottato dai Fender vintage o altri due Celestion per un twist più moderno e, a tratti, più educato. In aggiunta, con l’acquisto del pedale è incluso un codice per il download di altri tre cabinet, pronti da usare sul palco, in studio o da disattivare del tutto per entrare col pedale in un amplificatore tradizionale e farne così un ottimo preamplificatore, booster e overdrive per tutte le stagioni.
Quando è usato con le simulazioni di cabinet attive, il Woodrow garantisce una palette sonora variegata, che si riesce a piegare a svariati utilizzi dai puliti puri di country o jazz fino ad assecondare saturazioni tendenti al british della prima ora quando si sceglie un abbinamento col giusto speaker. I più attenti avranno notato che non esiste alcun riverbero a bordo, ma un utile controllo Room permette di allontanare virtualmente il microfono dall’altoparlante e ottenere così una discreta quantità di rifrazioni per un suono più da “ampli in stanza” che potrà mettere maggiormente a proprio agio chi è poco avvezzo a suonare in diretta con un jack nella scheda audio, oppure per le situazioni che richiedono un suono più retrò e “fracassone”.
Il boost
La mancanza di una sezione equalizzatrice dettagliata può essere vista come un limite, ma Universal Audio non vuole rinunciare alla versatilità dei propri prodotti. Così, come funzione extra, il Woodrow include tre booster selezionabili, ognuno con una precisa curva e uno specifico range di guadagno.
I tre circuiti possono essere selezionati attraverso l’apposito switch ed entrano in azione con la rotazione della manopola omonima.
In posizione centrale, UA ha inserito un boost filologicamente coerente con quanto ci si aspetta in un tweed. I medi si caricano, spunta un po’ di naso e gli acuti bucano il mix senza problemi. Detto tra noi, il concetto non è lontano dall’idea di collegare un overdrive di tipo screamer, accoppiamento definitivo per gli amanti dei vecchi tweed tirati per il collo come si deve.
In seconda posizione viene tirato in ballo un altro grande classico: il preamplificatore del celebre Echoplex a nastro Maestro EP-3. Il circuito è lo stesso alla base dello Xotic EP Booster ed è stato ripreso, tra gli altri, da Jim Dunlop nel 2014 per un preamplificatore stand alone. Averlo a portata di switch vuol dire poter contare su una leggera compressione e una risposta estremamente dolce, per ottenere volume e quel tanto che basta di mordente per un suono aperto e reattivo, un vero evergreen.
In ultima posizione, completa l’offerta l’emulazione del preamplificatore inserito nell’unità rack Korg SDD-3000. Il delay digitale ha fatto la storia degli effetti moderni basati sul tempo, ma ha colpito l’immaginario dei musicisti e dei progettisti a venire in particolare per il carattere dinamico del suo preamplificatore, tanto che il circuito è stato reinterpretato da diversi costruttori negli anni, ripreso dalla stessa Korg in tempi recenti ed è presente anche in svariati modelli virtuali, in primis quelli sviluppati da Fractal Audio.
Suoni presettabili
In basso, sull’elegante chassis color alluminio e ottone in rilievo del Woodrow, compaiono due footswitch a pressione morbida. Quello di sinistra rappresenta il classico bypass e, se si utilizza lo stompbox come simulatore di amplificatore dal vivo o in studio, è improbabile che si voglia schiacciarlo. Quello di destra, invece, comanda un’apprezzabile funzione di preset.
Grazie a quest’ultima, l’utente può impostare un preciso suono con le sue impostazioni di volumi e gain, equalizzazione, cabinet e boost, e poi procedere a crearne un altro in maniera del tutto indipendente. Basterà una pressione per passare da uno all’altro in un lampo, trasformando di fatto il Woodrow in un amplificatore a due canali con sonorità commutabili sensibilmente diverse tra loro.
In studio, il preset si rivela un espediente comodo per cambiare rapidamente suono senza rischiare di perdere le impostazioni precedenti o interrompere la registrazione. Dal vivo, si può immaginare quanta flessibilità aggiuntiva possa donare un sistema simile, sia che si usi il dispositivo come simulatore di amplificatore completo, sia che faccia da preamp/overdrive tradizionale.
Connettività
Il Woodrow ha un cuore classico, ma un cervello decisamente moderno.
In un formato compatto a sufficienza da trovare spazio in qualsiasi pedaliera, ma grande abbastanza da non risultare in un pannello affollato e confusionario, il pedale Universal Audio tiene ancora più a bada gli ingombri disponendo tutte le connessioni sul dorso, in alto.
Qui, due ingressi e due uscite jack consentono di integrare il dispositivo in un setup stereofonico senza richiedere accessori aggiuntivi. Ciò vuol dire valorizzare effetti moderni e simulazioni esterne come ambienti o modulazioni stereo, ma anche semplicemente sfruttare catene di pedali più estrose senza richiedere una doppia amplificazione.
In aggiunta, la porta USB consente l’aggiornamento e la programmazione del software, svelando la vocazione di un dispositivo capace di trovare la propria collocazione in studio con una certa soddisfazione per l’utente.
Viceversa, l’alimentazione standard da 9 volt con negativo centrale ne fa un prodotto da pedaliera propriamente detto. Il Woodrow ’55 è una macchina digitale, un vero e proprio mini-computer con dentro tutta la tecnologia che ha reso famosa UA in campo audio professionale. Pertanto è consigliabile utilizzare un alimentatore dalla discreta potenza, di almeno 400mA.
Ritorno al futuro
Il è l’incontro tra una filosofia sonora profondamente radicata nel secolo scorso e un approccio di problem solving attento alle esigenze del musicista contemporaneo. Il mix dà vita a un prodotto professionale, versatile e che non faticherà a trovare posto nel rig di un musicista dal cuore vintage e con un’idea sonora ben chiara, da portare su palchi di ogni grandezza fin dentro gli studi di registrazione e, perché no, per farne il centro del proprio home studio. |