di gwynnett [user #9523] - pubblicato il 01 dicembre 2022 ore 23:37
verso la fine degli anni novanta era desisderio di molti chitarristi dotarsi di un piccolo ampli per un uso continuo in casa che potesse avere la giusta potenza per non disturbare familiari e vicini e che al contempo producesse un clean limpido ed avesse capacità di accogliere effetti simulando fedelmente il loro comportamento in live
quindi era indispensabile un loop per collegare effetti di modulazione quali reverbero chorus ed altri ma senza che potesse in un certo senso alterare il suono originario quindi l'unica soluzione era un send e return solamente passante, che non avesse circuiti attivi che in ogni caso avrebbero modificato le frequenze originarie
pensai allora ad un classe "A" che avesse una sola valvola preamplificatrice con il compito di accogliere il segnale e governare il circuito dei toni ed usai una comunissima 12ax7 completata da un tetrodo a fascio come la blasonata 6v6 nel finale per una potenza di circa 5 watt in uscita
optai per una raddrizzatore a tubi nel circuito di alimentazione e la più idonea risultò essere la mitica 5y3 già presente nelle vecchie radio a valvole
purtroppo non ho un esemplare per farlo ascoltare ma ricordo di averne ceduto uno a Pietro Paolo Falco e posso cedere il link di una piccola dimostrazione tanto non rubo nulla perchè si tratta di un mio progetto
ecco il link. https://youtu.be/OErTDMM_-ss
spero vi piaccia
ho dimenticato il passaggio più importante, infatti qualcuno più esperto potrà dire che ho copiato il mitico CHAMP di Fender ma non è così perché la struttura e le valvole usate riprendono, è
vero, quel progetto, ma l'attribuzione delle correnti ai vari stadi e la diversa disposizione delle componenti nel circuito ne fanno un ampli completamente diverso con caratteristiche del tutto
differenti che esaltano ed enfatizzano il suono lenendo in parte quella, a volte, fastidiosa "mediosita" del Fender che non sempre consente ad ogni tipo di strumento l'accomodarsi nella sua realtà
Bellissimo già a guardarsi.
Nella catena, gli anelli vanno fra chitarrista e cono-speaker. Ogni anello è importante. Più un anello è buono (cioè di alte qualità sonore/musicali) e più sarà trasparente, più sparirà a
vantaggio invece dell'anello più fragile, che appunto perché il più scadente, emergerà (è il paradosso che giustifica la GAS)
Per me il loop non sarebbe necessario, sui suoni puliti o semipuliti ho sempre preferito il risultato che si ha mettendo modulazioni e ambienti nell'input.
comunque c'è, rimane discrezione dell'utente usarlo o meno. però quel loop può avere anche un'altra funzione, ad esempio prelevare dal send il segnale SOLTANTO PREAMPLIFICATO per inviarlo ad
un'altra utenza come un macchina di registrazione, oppure ad un'altra unità di potenza, ad un mixer e l'ampli continuerebbe a suonare in maniera autonoma sacrificando forse un quarto di watt in
uscita, compensabile con un incremento di volume
oppure escludere l'ingresso soltanto entrando con un qualsiasi segnale nel return ed in questo caso agirebbe soltanto come finale e senza inneschi o rumori di sorta, perché non inserendo nulla in
ingresso la prima griglia della preamplificatrice viene cortocircuitati a massa e nulla entra in ordine di tensione alternata a monte del circuito
se avete ascoltato l'ottima dimostrazione del nostro Pietro Paolo forse avrete notato una certa compressione del suono e questo si spiega analizzando la risposta dinamica degli altoparlanti usati,
ottimi sotto tutti i punti di vista ma non adatti forse a questo piccolo ampli - si otterrebbero risultati senz'altro migliori adottando quello splendido speaker della Jensen, non so se ancora in
produzione, che dichiara una potenza di 35 watt e 96/97 db di sensibilità o più ancora con un diametro di 12 pollici e si imporrebbe anche una certa calibratura della cassa usata, delle giuste
dimensioni e chiusa a circa il 60% sul retro e senza aperture sul fronte
la calibrazione e l'assetto finale di un ampli con una potenza così minuscola può generare una macchina da suono quasi perfetta, non dimentichiamo che si tratta di un classe "A" purissimo, dotato
anche di una giusta controreazione che abbatte inesorabilmente i picchi indesiderati rendendo il suono piacevole quanto la bagna dei baba' o la scioglievolezza di Lindor, il famoso cioccolato tanto
osannato - ponendo un buon microfono alla giusta distanza dalla cassa si può affrontare un live di discreta importanza e lo dico perché è stato fatto
non ricordo quanti ne abbia montati e sicuramente non erano a circuito stampato ma credo che sul retro portassero anche l'uscita bilanciata per entrare in mixer importanti di grossi palchi, ma non con
il segnale soltanto preamplificato che si preleva semplicemente dal send, piuttosto con quello ormai sporco dello speaker e controreazionato riducendo l'ampli ad una semplice spia per il chitarrista
inserendo un altoparlante di diametro maggiore, 15 pollici ad esempio, sarebbe un ottimo ampli da studio per il basso elettrico, facendo attenzione a non eccedere con il volume e non enfatizzando
molto il circuito dei toni - è stato provato con un freetles Yamaha e si aveva la sensazione di un contrabasso acustico
guardando il pcb nella foto si ha la sensazione di una piastra unica, ma in realtà è composta da tre sezioni unite poi da ponticelli sia per la tensione che per il segnale - a destra, accanto ai due
potenziometri si vede un ponticello realizzato con cavo di rame stagnato da 1 mm, è quello il governo delle masse che rimangono l'elemento più importante nell'assemblaggio di un ampli, una uscita
dalla piastra centrale che si biforca abbracciando le due sezione del pre, quella dedicata agli ingressi ed al loop e l'altra del tonestack CHE DEVE RIMANERE SEPARATA DALLA PRIMA altrimenti il ronzio
sarebbe insostenibile - la massa del finale viene gestita separatamente utilizzando il corpo dello chassis, quindi non c'è il più piccolo disturbo, anche con lo strumento inserito, e questo lo rende
idoneo al cento per esempio nella registrazione
BENE, PENSO CHE VI ABBIA DETTO TUTTO RIGUARDO A QUESTO PROGETTO
Bellissimo. Partendo da un mio preconcetto (basato solo sulla mia personale esperienza e non supportato da elementi empirici) gli ampli "spartani" sono quelli che suonano meglio, con più respiro,
dinamica, con un tono più "completo".
Infatti sono spesso alla ricerca di ampli di questo tipo, il mio ampli dei sogni è un monocanale di 22 watt con cono da 12, leggero, con rettificatrice - che a mio parere fa davvero la differenza e
ti pregherei, dato che sei un luminare nel campo, di darmi la tua opinione in merito - magari con reverb.
Credo che serva ben poco per un grande suono.
22 watt no, 18 con la sensazione di 30 si, 12 pollici senz'altro, con rettificatrice si, una ottima 5ar4 con l'aggiunta di una piccola impedenza di filtro, 4/5 HENRY non di più, ingresso doppio con
attenuazione di almeno 6 db su uno dei due, riverbero ci penserei, meglio uno di quei digitali di medio costo e grandi prestazioni da inserire in un loop passante, non assolutamente attivo -
l'importante è percepire in decibel e non in watt, quindi conferire una grande linearità agendo sui carichi di catodo della preamplificatrice, un paio di centinaia di ohm e qualche microfarad in
disaccoppiamento stravolgono in meglio o peggio l'intero sistema ed è lì che bisogna fare grande attenzione operando scelte diverse da analizzare con uno strumento - dico questo considerandomi non
un luminare, termine gratuito ed eccessivo, ma solo una persona con una appena discreta esperienza in questo campo
non è l'ampli spartano che suona bene ma quello realizzato secondo i veri criteri di utenza, wattaggio, tipo di loop o assenza di loop, scelta del cono che condiziona per il 40% la resa finale, la
propensione a lavorare da solo o con l'ausilio di effetti esterni - lo SLO 100 di Soldano,i meravigliosi MESA o i sofisticatissimi AMPEG erano tutt'altro che spartani eppure sono al giorno d'oggi da
considerarsi indiscutibili per originalità del suono, per una timbrica dirompente, non in volume naturalmente, e resta vero che sono ovunque riconoscibili nell'ambito di performances di grandi gruppi
o di grandi solisti - aggiungerei il mitico AC30, insuperabile mostro dai modi sgarbati, aggressivi ma incredibilmente accattivanti, 30 watt di spregiudicatezza senza fine, difficili da governare
anche dopo anni di uso
"scelta del cono che condiziona per il 40% la resa finale": parole sante!
Una quantità incredibile di chitarristi non fa altro che passare da un ampli a un altro, da una chitarra a un'altra, da un pickup a un altro, senza sosta, eternamente insoddisfatti del loro suono,
utilizzando però sempre lo stesso altoparlante, senza sapere che la soluzione del loro problema è lì a portata di mano con una spesa tutto sommato irrisoria
ragazzi, penso che vi siano solamente due modi per essere un chitarrista, o quello di sentire la propria chitarra suonare o l'altro di far suonare la propria chitarra - se si bada agli ingombri, ai
pesi ed ai soldi, se si vuole un ampli piccolo e leggero e che costi poco siamo nel primo caso, se invece si adegua alle proprie esigenze la strumentazione, nel senso che si capisce che con un solo
cono da 10" non si raggiunge lo scopo siamo del secondo caso - l'amplificatore che vi ho mostrato oggi e che è stato montato in diversi esemplari e l'esperienza fa dedurre che ha bisogno di ottimi
trasformatori, di ottime valvole e principalmente di un cono da 12" di basso vattaggio ed elevata sensibilità, altrimenti suona, naturalmente suona ma con 50 euro di valvole, 70 euro di trasformatori
e 40 euro di speaker potete solo rimanere in casa e sentir suonare la vostra chitarra
l'ampli con questo circuito che è in possesso di Pietro Paolo ha delle valvole NOS a meno del 70% di efficienza, sono tubi degli anni 50 5 60, quando si costruivano bene, è per questo che forse
piace a non certo perché è artigianale ma per la ricercatezza di materiali, che deve essere mirata, testata, accertata con strumenti e competenza
le valvole nuove non suonano, bisogna stressarle con processi ragionati per poterle finalmente usare ed è necessario anche adeguarle allo stile - un blues richiede una rocità quasi innaturale, si
dovrebbe inserire un errore, un difetto nell'ampli, io provavo a immettere correnti insufficienti, naturalmente nei limiti, o valvole a metà corsa, ma parliamo di gioielli degli anni 50 e 60 - per il
rock si deve agire sulla velocità di attacco, magari integrare una raddrizzatrice con l'aggiunta di diodi in serie sulle anodiche o toglierla del tutto se la botta iniziale non è soddisfacente - per
il jazz reputo che bisognerebbe non usare le valvole e neppure i mosfet bensì i vecchi transistor di potenza tipo 2n3055 o simili perché spesso i bassi rotolano troppo se rivelati con le valvole
Vox oggigiorno sta commercializzando linee molto economiche prodotte chissà dove, e suonano male.
Mesa in passato ha fatto faville e oggigiorno la qualità secondo me è pure cresciuta ma i prezzi, nuovo e seminuovo , inavvicinabili.
Soldano te devi vende casa
PS la carta e la sagoma del cono sono l'ultima cosa a vibrare. Anzi la prima prima del microfono. Il sapore di un buon cono, più che la risposta della cassa in sé, è il sapore del suono
bellissimo post del guru Gwynnett, da leggere con attenzione parola per parola, appassiona anche se non si è propriamente competenti nel genere . Veramente una riconciliazione col genere umano, ce
n'è bisogno in questi tempi infami
togliendo l'appellativo di guru che proprio non mi appartiene hai scritto la cosa più bella e lusinghiera che io abbia potuto mai leggerei, ti ringrazio e ti sono obbligato
assolutamente no, l'ampli di questo post esprime un clean forse esagerato, quello di PierLuigi, la ranocchia rossa, è quello che c'è di più scorbutico ed incazzoso al mondo, comunque a breve ve lo
mostrerò nella struttura primaria di progettazione - il video lo avete già, c'è quello di PierLuigi
un'ultima cosa, chiedo scusa per l'omissione, essendo un classe "A" con una singola finale ed una singola preamplificatrice non richiede accoppiamenti né regolazioni di tensione negativa, la qualità
totale dell'ampli dipenderà moltissimo dalla qualità delle valvole usate - ricordo di averne montato un esemplare che aveva nel preamplificatore una ecc83 Philiphs Holland del '63 e come finale una
6v6 Westinghouse dei primi anni '60, di quelle enormi che sembrano bottiglie di chinotto, e per finire una 5y3 sempre Philips Miniwatt dei primi anni 60 - i tre tubi erano in new old stock,
praticamente mai montati ed avevano i filamenti racchiusi in tubetti di ossido di bario, inimmaginabile per la produzione attuale, mentre le impalpabili spirali delle griglie erano di arseniuro di
gallio un ossido composto praticamente introvabile oggi - la voce era da incubo, sembrava ci fosse un reverbero ma l'altoparlante era un vecchio JBL americano tirato fuori da un vecchio Fender a
transistor ormai distrutto