Le chitarre di questi musicisti non restano appese nei salotti, ma sono messe alla frusta sui palchi o negli studi di registrazione. Perché
le chitarre servono a suonare, incluse (soprattutto?) quelle "vintage".
Già, ma quali sono le caratteristiche che consentono di definire "vintage" un qualunque oggetto? Le discussioni su questo tema non mancano di suscitare scontri anche accesi, perché
il concetto può sembrare difficile da definire. Per riuscirci bisogna partire da lontano, , che risale alla "vindemia" (raccolta dell'uva) in latino medievale, poi "vendage" nel medio inglese, "vendege" nel francese antico e "vendenge" nell'anglo-normanno. Il termine è in uso fin dal quindicesimo secolo per indicare l'annata dei vini (NB: secondo il termine deriverebbe da "vint age", ma l'informazione non è esatta).
La diffusione del termine "vintage" al di fuori della sfera enologica avviene negli Stati Uniti nella seconda metà del Novecento, quando
i movimenti hippie affollano i mercatini dell'usato alla ricerca dell'abbigliamento "vintage", rinnegando i marchi mainstream della moda corrente. Ecco allora il primo punto fermo: è stata la cultura anglosassone a favorire l'esplosione del "vintage" come moda e cultura globale, quindi
la pronuncia non è [‘vintàg], ma [ˈvɪntɪʤ] all'inglese, con l'accento sulla "i".
Resta da definire cosa sia davvero "vintage" oggi.
La risposta è: dipende. Per l'abbigliamento, per esempio, è "vintage" qualunque capo precedente all'obbligo di etichetta con composizione e lavaggio (fine anni Settanta). Per le automobili invece sono "vintage" quelle del periodo 1919-1930, quelle 1930-1975 sono "antiche" e quelle prodotte dopo il 1975, ma da più di vent'anni, sono "classiche". Un orologio è "antico" se ha almeno cent'anni, ma è "vintage" se ne ha più di venti. Nell'arredamento le cose si complicano: c'è l'antiquariato che ha almeno cent'anni, il "modernariato" che va dalla Seconda Guerra agli anni Sessanta e il "vintage", che dagli anni Sessanta arriva agli anni Ottanta.
Criteri diversi, ma con tre denominatori comuni: età, qualità, desiderabilità.
E le chitarre? Qualcuno riduce tutto a un
fattore anagrafico e considera "vintage" un sinonimo di "vecchio". Ma se tutti sono d'accordo che le ambite J-45 e D-28 pre-War, Telecaster blackguard, Les Paul anni '50 sono sicuramente "vintage", per altre chitarre la questione si fa spinosa. Sono "vintage" una Fender Starcaster del 1975, una Gibson Marauder del 1978, una D-18 del 1973, strumenti di qualità non eccelsa e poco ambiti? E ancora: si può definire non "vintage" una PRS Custom o una MK-1 perché Mr. Smith e Mr. Rudy Pensa le hanno costruite in tempi relativamente recenti e comunque vent'anni dopo la Golden Era di Fender e Gibson? In altre parole:
chi assegna la patente di "vintage" a una chitarra e in base a quale protocollo?
Tra tante riflessioni su questo tema
la più convincente, a nostro avviso, è quella del guru , per cui la definizione "vintage"
«può essere applicata agli strumenti costruiti da ciascun produttore nella sua specifica Epoca d'Oro (Golden Era), la cui collocazione nel tempo non può essere definita arbitrariamente in base agli anni accumulati. L'Epoca d'Oro dei diversi produttori può infatti essere individuata in momenti storici diversi. Il termine "vintage" definisce ogni strumento costruito durante l'Epoca d'Oro del rispettivo produttore».
E allora si può cominciare a
fissare qualche paletto: l'epoca d'Oro per le acustiche Gibson e Martin comincia nel 1920s e prosegue fino ai primi anni Quaranta, ma per le solid body elettriche Fender e Gibson è completamente differente (dal 1950 a metà anni Sessanta). Per PRS può essere individuata dal 1975 a metà anni Ottanta e così via.
Ognuno può divertirsi ad aggiungere la Golden Era del suo marchio preferito.
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