È il 1991, la Formula 3 si è riformata da un anno e con la pubblicazione di FORMULA 3 - 1990 (raccolta di loro vecchi successi reinterpretati) sfiora le 100.000 copie vendute.
Incoraggiata da quel successo, pubblica KING KONG e osa, azzardando un nuovo album di dieci canzoni, di cui solo quattro sono remake. Le restanti sei composizioni, sono inediti di straordinaria freschezza e garbo compositivo.
Senza scollarsi di una virgola dalle coordinate melodico armoniche del miglior Pop italiano, in KING KONG, i tre sfoggiano un tripudio di citazioni e inserti stilistici che attingono da rock, blues e - soprattutto - poggiano su quella pulsione funk che, per gli anni '90 a seguire, sedurrà un po' tutti. La chitarra di Radius è superba: gli arpeggi puliti, le ritmiche sincopate, le svisate melodiche, le aperture acustiche non sono solo la testimonianza del talento di un gigante, di un pioniere della chitarra rock italiana; sono anche il manifesto di come si produrranno e suoneranno le chitarre in tanti dischi pop, degli anni a seguire.
Ma c'è un dettaglio che rende ulteriormente interessante, dal punto di vista chitarristico, questo capitolo della storia musicale di Radius. Il 1991 è anche l'anno in Eddie Van Halen lancia sul mercato il suo modello signature, progettato da lui stesso e realizzato da Music Man. Van Halen era stato il chitarrista più popolare degli anni '80, responsabile della rivoluzione che aveva investito il mondo della chitarra rock e metal. Sull'onda della sua popolarità stupefacente, dell'interesse che ancora gravava su ogni piroetta tecnica o sonora del suo playing, la chitarra signature viene accolta con una curiosità eccezionale. Che si trasforma in stupore quando Radius, apparentemente così distante dal hard rock funambolico di Eddie Van Halen, decide di utilizzarla per KING KONG e, soprattutto, per il successivo tour promozionale. In un'intervista del periodo su Guitar Club, Alberto Radius spiegava:
"Suonare questa chitarra è come aprire gli occhi su un mondo parzialmente sconosciuto. Il suono è pastoso ma allo stesso tempo elettrico, tirato. È buono per tutte le stagioni: per atmosfere morbide e dilatate, così come per impennate rock. Te ne accorgi proprio ascoltando King Kong, dove spazio su scenari sonori così diversi. E il fatto che questa chitarra vada così bene a me, che ne faccio un uso totalmente differente da quello di Van Halen, è la prova della sua versatilità".
Su KING KONG, con la chitarra di Van Halen, Radius ha suonato da fuoriclasse con estro e spontaneità; pochi effetti, tanta grinta e un'interplay emozionante con l'Hammond di Gabriele Lorenzi.
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