Immagina di essere il fotografo di un concerto, ti muovi come un ninja sul fondo del palco per cogliere l’angolo giusto quando, all’improvviso, una Schecter sbuca dal nulla e vola dritta verso di te.
È quello che è successo sul palco di Sullivan King, chitarrista ora in tour di supporto agli Avenged Sevenfold con uno show borderline tra metal e musica elettronica.
Quello di King è una sorta di one-man-show, si esibisce da solo e ha messo insieme una gran presenza scenica per tenere alta l’attenzione del pubblico. Così i suoi spettacolo sono un tripudio di laser, effetti e assi nella manica. Tra questi, l’abitudine di lanciare la chitarra al suo roadie a fine brano. Solo che, stavolta, quello non era il suo guitar tech. Nell’ombra, Sullivan scambia il fotografo di palco per il suo tecnico, gli lancia la chitarra e… e poi l’inevitabile. Il fotografo, preso di sorpresa, ha la reazione più naturale che si avrebbe in una situazione del genere: si scansa, e la chitarra finisce miseramente per schiantarsi dietro le quinte.
La scena diventa ancora più paradossale quando si nota che sulle prime Sullivan mima un gesto come per spaccare la chitarra, salvo poi mandare a quel paese il pubblico che lo incita, come a dire “col cavolo che rovino la mia signature”. Ecco, le ultime parole famose.
La scena, , ha divertito i protagonisti nonostante tutto. Così ha immediatamente dato vita a un siparietto, di nuovo con protagonisti il chitarrista e il suo fotografo.
Il copione vede King lanciare la chitarra al fotografo, che stavolta si fa trovare ben pronto a metri di distanza, salvo poi… spaccare la chitarra in ogni caso di fronte a un pubblico in estasi. .
La goliardata si ispira in realtà a una scena già parte del suo show, a cui in passato avevano preso parte anche personaggi celebri, tra cui . L’idolo del basket era stato invitato sul palco di King per spaccare con lui due Schecter bianche, ormai agnelli sacrificali in pianta stabile durante le esibizioni del chitarrista-DJ metal.
Quanto alla sua Banshee, Sullivan ci penserà sicuramente due volte prima di lanciarla di nuovo nel vuoto. |