di theoneknownasdaniel [user #39186] - pubblicato il 17 settembre 2024 ore 08:40
Sabato sera ho ascoltato un gruppo dal vivo. Conosco il cantante, ha cantato con me tantissimi anni fa, prima che decidessi di non continuare con il gruppo ma di andare all'università e lavorare. Lui invece ha proseguito e ora vive di musica, fa una quantità impressionante di date e propone solo cover, e devo dire che è davvero bravo a cantare. Ha una voce molto duttile, e tiene il palco benissimo, coinvolge il pubblico e lo fa ballare. Quindi direi dieci e lode, tuttavia non mi sono troppo divertito, anzi. Ho provato allora a capire il perché.
Non c'era neanche un ampli sul palco, i suoni erano tutti digitali e devo dire molto credibili, anche se il basso praticamente non si sentiva e la chitarra a volte era troppo effettata, sembrava di ascoltare un disco, non un live.
Forse, quello che mi ha impedito di cogliere il calore del gruppo, nonostante l'eccellente lavoro col pubblico del cantante, sono proprio le basi utilizzate.
La band ha proposto un viaggio nella musica delle ultime cinque decadi, soffermandosi di più sugli anni '90, spaziando soprattutto su brani pop/disco. Le basi di sottofondo non si sono fermate un minuto, via un brano il prossimo, senza interruzioni.
Da una parte il pubblico si è divertito, ma non c'era alcuna dinamica: tutti i volumi uguali, sparati a palla, con un muro di suono impossibile da riprodurre con chitarra, basso, tastiera e batteria. Le parti di chitarra ritmica erano una base durante gli assolo, così come molti colpi della batteria. Il batterista ha tenuto gli ottavi sul charleston tutta la sera senza particolari fill o cambi di dinamica.
Il chitarrista ha suonato tutta la sera con la posizione quattro su una Ibanez AZ, senza mai toccare volume o selettore dei pickup eppure cambiando sempre il suono.
Ha ancora senso suonare così? Per il pubblico è stato un successo, quindi direi di sì, ma io come musicista non mi sono divertito, non ho sentito un gruppo che suonava ma un cantante che cantava in maniera eccelsa su delle basi, sulle quali il chitarrista a volte eseguiva degli assolo molto belli e precisi.
E poi non si sentiva il basso.
Per dire, quest'estate in vacanza ho sentito un altro gruppo che suonava cover, non erano professionisti come il mio conoscente, sbagliavano qualche nota qua e là ma erano un gruppo e trasmettevano la loro gioia di suonare al pubblico, senza coreografie, luci e cambi d'abito ma, con la medesima formazione di strumentisti, una maggiore intellegibilità delle note suonate e del calore con cui venivano suonate, seppur anche loro con strumentazione digitale.
Col mio gruppo amatorialissimo puntiamo al digitale per immediatezza nel setup, ma nonostante ciò ogni esibizione è diversa perché suoniamo in base a come ci gira in quel momento. Errori a caterva, però ci divertiamo.
Il nostro pubblico è estremamente ridotto e non paragonabile a quello del mio conoscente.
Come vi ponete voi di fronte alle basi? Preferite le altezze come me, ovvero i picchi di dinamica, o siete più per le basi perché il pubblico così riconosce i brani più facilmente?
"Ha ancora senso suonare così?" La risposta è all'inizio del tuo racconto: "...Lui ha proseguito e ora vive di musica". Io sono uno strimpellatore, come te suono per diverirmi in un gruppo
"amatorialissimo" e non suonerei mai su delle basi, ma se di musica ci dovessi vivere suppongo che scenderei a compromessi senza troppi problemi.
Dunque, la domanda in realtà è di difficile risposta. Perché quando vado a sentire quelli bravi, e di recente ho ascoltato la PFM ed EELST dal vivo, di basi non ce ne sono, o se ci sono hanno il
loro spazio ma non sovrastano gli strumentisti. Patrick Djivas ha suonato tutta la sera con il suo basso ben inquadrato nel mix, forse anche un po' oltre, pulsando ogni battito di ogni brano; Faso è
stato immenso come al solito, reggendo la struttura di ogni brano proposto e andando oltre, lasciando tuttavia il giusto spazio ad ogni membro della band, compresi i giovani batteristi. Entrambi i
gruppi (forse ancora i migliori strumentisti in giro nonostante l'età) hanno portato il pubblico in alto e in basso, un ottovolante di emozioni fatto di dinamiche e parti suonate per davvero più
alcuni campioni come la voce di De André con la PFM e alcune sequenze campionate per EELST come intro di diversi brani.
Io non voglio prendermi impegni così grandi da riempire delle piazze, sono una pippa e uso tutto il mio impegno per portare a casa un brano fatto di quattro accordi in croce quindi mi tolgo
volentieri da questo confronto impari. Ma, a parità di bravura e di tecnicismi - perché bisogna essere comunque molto preparati anche per suonare con le basi, perfettamente a tempo, senza
possibilità di recupero di un singolo beat se no si va fuori sincro e fa schifo - io preferisco mille volte chi suona per davvero, respirando l'esecuzione insieme al pubblico e restituendo il
sentimento del momento, accelerando o diminuendo leggermente o enfatizzando le dinamiche quando necessario, se no tanto vale fare la serata karaoke perché l'unico elemento libero è la voce...
Al pubblico piace anche un dj che mette musica, purtroppo la Musica non muove più gli animi e non è più veicolo di ideali o di battaglie politiche o di pensiero perché non si pensa più. Però,
secondo me, i musicisti dovrebbero ribellarsi a questo stato delle cose e andare contro la cultura imperante, con proposte che possano essere giuste o sbagliate ma che comunque si distacchino e
facciano pensare.
Se no, secondo me, ha poco senso.
Dipende dal contesto del lavoro.
Chi fa parecchie serate ed è impostato sul genere di cui parli le basi sono quasi un obbligo per via delle difficoltà strumentali da affrontare. Ampli,suoni,sinth,batterie.
Personalmente ho attraversato tutti i periodi dagli anni 60 (ho una certa età) ad oggi e tutt'ora faccio serate live con soddisfazione(no basi) e serate liscio e balli standard con basi.
L'importante è che la gente vada via soddisfatta.
Purtroppo oggi amatorialmente è difficile suonare completamente live a meno che non sia una tribute band.
Per non parlare dei gestori che non sanno fare il loro mestiere se chiedono quante persone porti.
Chiedi se ha senso questo?
Se vuoi stare su un palco si!
Credo che suonare su basi, sia la morte di tutto.
Come i repertori di tante cover band che mi è capitato di ascoltare, che a prescindere dalla canzone, sono tutte suonate agli stessi bpm, per far ballare il pubblico. Veramente brutto.
Ho frequentato per anni le Feste dell'unità e le orchestre di liscio suonavano con le basi. Facevano 70 date nei tre mesi estivi, i musicisti, per contenere i costi, facevano anche da rodie, a volte
non c'erano proprio, a volte erano sostituiti al volo, e guai a non usare le basi, i ballerini si lamentavano delle oscillazioni di tempo. Adesso, col ricambio generazionale, il pop ed il pop-rock
delle ultime cinque decadi sono il nuovo liscio, ed il pubblico non "tecnico" preferisce le basi perché non sbagliano mai. Anche per me è l'antimusica, ma il mondo va così.
Possono esserci cento motivi dietro. Può essere una scelta, ma anche una necessità. Per farti un esempio, metti che hai serate in programma e non trovi un bassista od un altro musicista abbastanza
preparato, o magari lo trovi all'ultimo minuto: le basi ti salvano.
E' una domanda importante, e la risposta non può essere univoca. Già l'altro giorno, su FB, sono stato sul punto di iniziare una discussione simile, poi ho lasciato stare perché l'interlocutore era
evidentemente un giovane pieno di pernicioso entusiasmo.
Intanto, chiarisco subito il mio pensiero: ognuno fa quello che crede meglio fare; se lo sa fare bene, meglio per lui, e -trattandosi di musica- se il pubblico lo accoglie con favore, ancora
meglio.
Ciò premesso, credo che tutti quanti noi che suoniamo, a qualsiasi livello, siamo partiti da bambini perché ci piaceva suonare. Suonare davvero, padroneggiare (chi più chi meno...) uno strumento
così da poter condividere emozioni e sentimenti attraverso la musica. Siamo cresciuti e c'è chi lo fa da vero artista, chi da professionista, chi da dilettante, chi da strimpellatore: ma l'idea di
base, il motore è sempre quello: ci piace la musica, ci piace condividere e suscitare sensazioni in chi ci ascolta.
A questo punto subentra la scriminante, perché -appunto- non siamo più ragazzini: c'è chi lo fa per mangiare, chi invece lo fa per divertirsi e basta. Ed è ovvio che l'approccio è diverso,
perché se con la musica ti devi mantenere non puoi fare quello che ti pare, e non puoi offrire uno spettacolo mediocre: DEVI piacere al pubblico che viene a sentirti, e questo vale sia per gli
artisti (che hanno avuto la bravura e la fortuna di avere successo con la propria musica, e hanno la possibilità di guidare il pubblico ad ascoltare ciò che propongono) sia per i professionisti che,
più modestamente, mettono le loro capacità al servizio di uno show.
Perché poi, a un certo punto, anche la musica diventa un "prodotto"; se la regali, allora fai quello che vuoi; ma credo che chi deve tirar su pane e vino affrontando un pubblico di 2, 300 persone che
-ad esempio- sono andate in un locale per ballare non può rischiare che il batterista perda il ritmo, che il bassista vada fuori o che il chitarrista egocentrico spari un assolo di venti minuti. Quel
pubblico ha pagato e si aspetta un certo tipo di show, e tu sei tanto più bravo quanto più riesci a darglielo; se per farlo ti servono le basi, o preferisci le basi, va bene così.
In ultimo: a me le basi mettono un po' di tristezza. Come dice bene l'autore dell'articolo, si percepisce sempre qualcosa di "artefatto", di finto, di plasticoso. Ma io non vivo di musica, suono
(male) per divertirmi, faccio serate per un pubblico la cui unica aspettativa è quella di divertirsi a sua volta sentendo un po' di musica suonata onestamente. Chi "vende" la musica come un prodotto
ha altre necessità, e io non ho proprio alcun titolo per contestare quello che fa, in un senso o nell'altro.
Venerdì sera parlavo con un musicista di lunga data. Mi raccontava come nel liscio ormai si mette in conto di comprare un repertorio (basi multitraccia suonate da professionisti) e come orchestre
diverse suonano addirittura con le stesse voci (evidentemente in playback e manco loro). Ora non so se questo sia vero o meno, ma i musicisti diventano una scenografia per un disco che suona. Per
ballare ha forse anche un senso, per uno spettacolo forse, per un concerto no. C'è da dire che il pubblico è sempre più abituato a suoni ripuliti, precisione estrema e poche variazioni dal disco
(lasciamo perdere le improvvisazioni). Tutto questo va considerato da chi a fine mese deve far quadrare i conti
Pur considerando le dovute eccezioni, dove suonano musicisti molto bravi, quando mi capita di sentire le orchestre di liscio, 8 volte su 10 fanno finta. Già si presentano con formazioni improbabili,
per esempio senza basso, ma con fiati e fisarmonica a parte la voce e dall'impianto escono anche gli strumenti "fantasma". Al pubblico non importa una s..a, (una buona parte neanche sa distinguere un
corno da un violino), gli dai quel beat fisso con cui possono ballare e festa finita. Purtroppo da noi è così...
Confermo in toto quello che hai detto: l’anno scorso ho suonato con un’orchestra da ballo (guai dire “liscio” ormai). Alla prima serata il bassista mi fa: - sei tu il nuovo figurante alla
chitarra? E giù con le basi durante le quali dovevo simulare di suonare parti che peraltro mi ero preparato bene per SUONARLE.
Il caporchestra, fisarmonicista di lungo corso, mi chiede subito:- sei tu quello che vorrebbe suonare dal vivo? Sei matto? Se sbagli una nota il pubblico ti ammazza. E giù di stantuffate in una
fisarmonica pressoché muta.
Dopo anni di guitar bar a suonare tutto sul serio senza basi…
Non fa per me. Capisco quella band: per loro è un lavoro e hanno riscontro di pubblico, quindi non mi sogno di criticarli. Semplicemente non fa per me.
Sono un appassionato di rock (in tutte le sfumature, dalle più hard alle più soft) e di blues e per me la dinamica è tutto. Persino un po' di sporcizia. Se per esigenza serve qualche base, ok, ma
non mi piace che i musicisti siano totalmente legati a vincoli così forti a causa di una programmazione totale dell'esibizione.
Qui in bassa Romagna la fa da padrone una "band" che fa largo uso di basi e spesso ha molti strumenti in playback, ma mentre "suonano" fanno i balli di gruppo e il grosso pubblico stravede per
loro.
Per decenza non dirò cosa suscitano in me musicista.
Poi avevo altri amici che facevano un tributo ai Muse e avevano una quantità giusta di basi (più che altro cori che armonizzavano il cantante vero) ma il più lo facevano loro, in quel caso ci
poteva stare.
Personalmente io non vorrei suonarci mai con delle basi, preferisco riarrangiare ed essere diverso dall'originale, anche se ai non addetti ai lavori piace meno, diciamolo, la maggior parte della gente
è più contenta se metti su un disco e ci fai un balletto sopra.
Siamo allo stesso livello di chi fa il pianobar con le basi o di chi fa karaoke. Credo bisogna distinguere tra intrattenimento puro e musica. La band che hai ascoltato fa intrattenimento e non c'è
niente di male. Ma per fare musica bisogna suonare, il batterista deve dare il tempo e deve cercare di seguirlo per tutto il brano. Il ritmico deve fare la base per il solista, e via dicendo.
Non possiamo basarci sul fatto che il pubblico apprezza, perché le persone si divertono molto col karaoke, ma è un'altra cosa. Benissimo fare intrattenimento e lavorare, ma suonare è un'altra
cosa, cioè una forma d'arte.
Personalmente non amo le basi, se c'è un gruppo a suonare, però credo che certe parti veloci e ripetitive possa eseguirle solo un sequencer ben programmato. Purtroppo la musica d'oggi è priva di
dinamica perché si ascolta tramite piccole casse, dal cellulare, in streaming, dalla radiolina, cioè senza un supporto capace di farti sentire la dinamica di un brano come succedeva fino agli anni
'90. MI è capitato d'ascoltare pochi giorni fa, un gruppo di quattro elementi che dicono sia l'unica vera cover band dei Pooh. Lo spettacolo c'è tuttavia credo che il chitarrista che imita il buon
Facchinetti, faccia una caricatura della voce forzandola anche troppo e diventando troppo fina nelle note più alte. All'inizio le voci erano anche calanti, cosa che accadeva ogni tanto anche nel
proseguo della serata. Poco spazio alle voci degli altri tre elementi, specie al bassista che cantava con la sua voce ed era molto più piacevole. Ho resistito un'ora.
E' una cosa che ho sempre notato nella differenza tra live in Italia e negli USA (o estero in generale). C'e' una tendenza in Italia ad appiattire i suoni e a fare "piano bar", termine con cui indico
un suono sterile, che puo' suonare professionale perche' preciso, ma freddo nel complesso. Ma non e' solo una cosa che noto nelle (poche) band che suonano live, ma in generale. L'esempio piu' lampante
che ricordo e' qualche anno fa a Sanremo. Ogni esibizione, tipica da kermesse, con l'orchestra, puntuale, non entusiasmante. Poi arriva Paolo Nutini, e ti demolisce tutti con una masterclass in live
performance, prima da solo voce e acustica, e poi con la sua band. La differenza e' culturale, prima che di strumentazione o regolazioni.
Si credo anch'io che il fatto sia soprattutto culturale. Il discorso in Italia è complesso. Siamo un paese che, storicamente, ha dato moltissimo alla musica colta. Dall'altro a livello popolare, pur
avendo una ricchissima tradizione, la musica è stata veramente trattata come una cenerentola. Il risultato si vede nel presente, anche dal punto di vista dell'educazione del pubblico. Il problema non
sono certamente le basi in se (in certe situazioni diventate ineluttabili), ma proprio il fatto che il pubblico ormai è talmente abituato a quel tipo di format/suono appiattito che non fa nemmeno
caso se c'è qualcuno che sul palco abbia veramente un minimo di dimestichezza con uno strumento. Come scrivi tu, pare anche a me che in Italia sia particolarmente evidentemente questa tendenza
all'appiattimento. Aggiungerei che gli spettacoli live di un certo tipo in Italia mi sembrano sempre più solo in intrattenimento scenografico, con sempre meno contenuto della musica suonata. Se si
investisse di più nella musica in Italia, a partire dalle scuole, nelle iniziative culturali etc., forse avremmo un pubblico più consapevole e critico.
Quanto mi hai rubato le parole di bocca?!
Manca proprio una cultura musicale che si riflette su ogni aspetto collegato alla musica e va a finire che l'ascoltatore medio non ha idea di che suono produca una chitarra o un basso...
Decisamente, l'educazione musicale in Italia e' scarsa. A furia di adagiarsi sugli allori, di riempirsi la bocca con "il Paese del bel canto", ecco che poi ti ritrovi con il Volo a
rappresentarti...
La differenza tra l'italiano che suona e un americano, ad esempio, e' che quando l'americano suona senti che e' cresciuto imparando a suonare con altri, sa stare nel mix, nel gruppo, ha dinamiche.
Servono investimenti forti nella musica, a partire dalle elementari, e non solo per la musica in se. Imparare a suonare con altri insegna molti skills che sono essenziali per una persona in vari
contesti professionali e personali. Dobbiamo educare e crescere individui completi, non marionette infarcite di inutili nozioni che puoi trovare su Wikipedia con un click.
Si, sono d'accordo. Credo proprio che l'idea del "Paese del ben canto" abbia contribuito non poco allo stato della situazione in Italia. Questo lo dico anche nei confronti proprio degli standard che
si sono imposti nella musica leggera italiana, dove non hanno avuto praticamente spazio, ad esempio, le tradizioni musicali regionali (a parte poche eccezioni, tipo la musica napoletana). Per cui si,
poi ti ritrovi -come dicevi tu- con il Volo a rappresentante la musica italiana, mentre in altri paesi i generi tradizionali -o folk- si sono mantenuti ben vivi. Mi viene da pensare che negli Stati
Uniti è una forma di intrattenimento normale anche in occasione di feste o eventi (e non necessariamente da appassionati) andare ad ascoltare, tanto per dire, un concerto Bluegrass o Country con
musicisti che suonano dal vivo strumenti tradizionali e senza basi. In Italia non esiste un equivalente del genere, almeno non a livello di diffusione popolare.
Certamente trovi largo uso di basi in certi contesti come appunto appunto rap hip-hop e in certe situazioni pop/musica elettronica e non potrebbe essere altrimenti. Il punto è però che, a differenza
di quanto vedo ormai in Italia, in molte situazioni -in cui la musica fa ad esempio da sfondo ad eventi sociali, oppure nei locali per semplice intrattenimento- trovi tranquillamente gruppi che
suonano canonicamente con batteria acustica, basso etc. Questo vale tanto per gruppi che magari suonano cose effettivamente pop, spaziando al R&B/soul. Poi magari le basi ci possono essere pure, ma
non so soverchianti. In Italia questa mi pare diventata al contrario un'eccezione, a meno che non vai ad un concerto Rock.
Io non vivo di musica e suono per divertimento, non suonerei sulle basi perche' non mi divertirei cosi' come non suonerei con un cantante che usa l'autotune.
Ciao, i tuoi amici stavano lavorando. Hanno preparato il loro spettacolo per suonare il tempo giusto, con meno fatica possibile, con la scaletta che piace al pubblico, senza interruzioni e
probabilmente viaggiando leggeri. Con quelle due ore ripetute centinaia di volte all’anno ci pagano il mutuo. Per un breve periodo ho suonato in una situazione simile (senza basi ma tutto
programmato al secondo) e la chiamavo “catena di montaggio”. Io non mi divertivo, ma sono scelte. Magari non mi divertivo perché il giorno seguente dovevo andare a lavorare non facendolo di
mestiere, quindi non potevo passare la giornata a studiare musica o suonare fusion… e nei weekend invernali mi piace andare a sciare…. E d’estate mi piace andare al mare anziché fare 20 serate
al mese. Come detto, sono scelte. ciao Fab
Ciao Fab,
So per certo che lo fanno di lavoro, se da una parte avevano pochi strumenti sul palco, sotto al palco avevano due persone, una che controllava il flusso delle sequenze e delle programmazioni con un
mixer digitale esagerato e un altro che si occupava delle luci e del ledwall sul fondo. Quindi sì, era uno spettacolo ben organizzato nei minimi dettagli però si capiva che i sorrisi e le movenze,
molto professionali ma freddi come i suoni che uscivano, non trasudavano vero entusiasmo ma un "devo farlo, ecco, l'ho fatto" per la parte del pubblico che ballava.
Io credo che a nessuno piaccia lavorare, ognuno preferirebbe dedicarsi ai suoi passatempi preferiti e non avere il problema del denaro. Maurizio Vandelli ha recentemente ammesso che ha iniziato a
suonare perché non aveva voglia di lavorare.
Qualsiasi lavoro, se non dà un po' di soddisfazione (sia soddisfazione a livello di orgoglio personale che di remunerazione economica), viene fatto molto controvoglia, e magari non tutti ma chi ha un
po' di sensibilità lo percepisce.
Forse è questo che sminuisce questo tipo di spettacoli e che, magari, fa optare per questa formula consolidata e senza grosse sbavature ma piatta.
Se poi lo devi fare senza avere la remunerazione che ti permette di vivere e senza la soddisfazione personale... perché farlo?
"Il chitarrista ha suonato tutta la sera con la posizione quattro..". Scusa la domanda: ma suonava veramente oppure era in playback..? Magari quello che hai visto ha suonato tutto, però mi sembra
strano che non abbia mai cambiato il pickup in tutta la sera, e anche con i suoni più carichi ci si rende conto di quale usa. Per rispondere alla tua domanda, chi lo fa di lavoro è logico che non
debba avere sorprese e se specialmente propone un repertorio ballabile, il ritmo deve essere quello e più carico di una semplice batteria. Altrettanto chiaramente, io che lo faccio per hobby (e che
comunque suono col digitale), sono dell'idea che tutto quello che esce deve essere farina del tuo sacco, sono contrario a programmazioni o cori, meglio qualcosa in meno ma in diretta...chiaro che se
ti manca una voce per una serata e il pezzo con una in meno peggiora molto, a volte ci siamo ricorsi, ma solo per l'occasione, ma ha lo svantaggio che devi essere preciso con strofe, ritornelli,
entrata del cantante, altrimenti succede un disastro, che ovviamente non succede se suoni libero da programmazioni, dove malizi gli errori molto meglio.
Sono stato molto attento perché mi sono chiesto anche io se suonasse in playback o meno, è passato dal tipico suono di manico e centrale sul pulito ad un distorto da humbucker senza toccare nulla se
non pigiare sulla pedaliera. Ben vengano i sistemi digitali che ti permettono di fare queste cose, rendono il compito del chitarrista più facile. Io preferisco vedere la mano che si muove, l'attimo
di incertezza se si è scelta la posizione giusta o meno, l'aggiustare il volume in base alla saturazione percepita... ma sicuramente non suonava in playback.
E' un tema complesso, che ruota attorno a due cose: cosa metti in base e che tipo di spettacolo fai. Ho suonato tanto con le basi, tuttora mi capita, e tanto anche senza. A mio avviso sulla base ci
vanno solo gli "orpelli" messi in studio che non sono riproducibili live (effetti, esplosioni ecc). Al massimo qualche coro, ma il minimo. Questo per mantenere un aspetto che sia soprattutto live,
anche con gli errori e le sbavature che questo comporta. Chiaro che se il tuo obiettivo è offrire uno show che punti solo ed esclusivamente ad intrattenere, che sia replicabile un giorno a Bologna e
il giorno dopo a Lecce, e che sia esclusivamente divertimento per chi ascolta, le basi sono pressochè indispensabili. Secondo me dobbiamo proprio distinguere tra tipo di show e tipo di pubblico. Le
basi a un concerto rock? Magari no. Le basi a un concerto pop? Probabilmente sì.
Ci sono diversi commenti condivisibili in questo post..
Parlandoti da ascoltatore e non da uno che suona per diletto come il sottoscritto,
mi è capitato più volte di ascoltare piccole formazioni con qualche base di sottofondo, ma non facevano rock ma roba più pop e pop/dance, per cui devo dire che con delle belle voci e degli
arrangiamenti riadattati, dove comunque la gente per strada si fermava apposta perché coinvolta dalle performance di alto livello, a me non è dispiaciuto ascoltare queste piccole formazioni, dove a
volte inserivano pure chitarre acustiche suonate sul palco, per cui se ti parlo da ascoltatore ben vengano idee diverse che comunque portano a casa il risultato dato dalle ottime performance e dato
dall'interesse generale di chi ascolta,
io comunque non mi pongo il problema delle basi, visto che in passato ho suonato in pub e feste da solo su delle basi di brani di Satriani,
che non è la stessa cosa di quando suonavo tali pezzi con una mia vecchissima band, ma quando ti trovi all'improvviso solo perché il batterista è andato in convento con i frati e il bassista se ne
è trasferito in alta montagna,
poi ti chiamano a suonare perché ti conoscono e ti invitano per una serata e l'unica cosa che puoi fare è suonare con le basi, tu che faresti?
Io ci andai senza rimorsi o rimpianti, anche perché alla fine ho avuto feedback positivi..
Ciao Stefano, suonare da solista sulle basi di Satriani è secondo me concettualmente diverso da impersonificare una band al completo con suoni che non possono arrivare dagli strumenti suonati.
Insomma, non stavi prendendo in giro chi ti ascoltava, facevi la tua parte (e che parte!). Invece il mio vecchio conoscente cantava dal vivo e benissimo come venticinque anni fa, anzi, pure meglio, ma
su una specie di base da karaoke sempre con gli stessi bpm e la medesima dinamica.
Al pubblico sotto al palco è piaciuto, io mi sono fermato ad ascoltarlo perché da giovani abbiamo suonato un paio di volte insieme ed era stato esilarante, ma se non fosse stato per lui sarei andato
altrove.
Secondo me è un falso problema perché il 90% di chi suona preferisce tutto dal vivo e con suoni “analogici” mentre chi ascolta per il 90% preferisce il prodotto confezionato (basi, multi
effetti, suoni prestabiliti e mixati bene).
È in realtà non una cosa ma sono due cose diverse.
Tuttavia ammetto che non bravi ma bisogna essere bravissimi nel qual caso si opti per la prima opzione in un gruppo di cover perché le sorprese sono dietro l’angolo: otto suono e quindi motivazione
su certi brani e suono di merda e frustrazione su altri.
Era proprio in quei momenti che preso dallo scoramento avrei preferito suoni più confezionati.
Si sa..fossi un genio non avrei dubbi, ammetto però il vantaggio del non analogico
Condivido pienamente. Ho sempre avuto il dubbio che ciò si verifichi prevalentemente in Italia, il desiderio degli italiani di ricercare sempre di stupire, fornire ad ogni costo prestazioni superiori
alle proprie possibilità e anche la mania di “rifare esattamente il disco” che ci portiamo dietro culturalmente. Mi sono sempre stupito, e ho anche ammirato, la capacità ed il coraggio di
americani ed anglosassoni di riproporre live arrangiamenti totalmente totalmente differenti dalle incisioni, anche a costo qualche volta di sfigurare. Me ne resi conto durante un viaggio a sfondo
musicale negli USA, rimasi stupito di come il pubblico partecipasse cantando e ballando anche assistendo a esibizioni di un cantante che si accompagnava con solo la chitarra e neanche irresistibile!
Altra mentalità? Altro tasso alcolico? Capacità di divertirsi con poco? Chilo sa? Da noi se non si sente il basso” fortissimo”, se non ci sono le luci adatte ecc. ecc. spesso è durissimo far
decollare la serata. Una cosa che mi manda in bestia inoltre, è che scuole, esibizioni e serate di ballo country siano rigorosamente tenute da dee jay senza la minima partecipazione di un gruppo
anche solo per corografia. Forse la gente preferisce farsi infinocchiare con gli “effetti speciali”……
Anche la Gironda o le Ciaramelle Aulos emettevano un drone.
Non fossilizzarti.
La musica resta musica. Anche se la produce l'intelligenza artificiale.
Un altro film è il senso delle cose.
L'importante è divertirsi.
Le Cover Band sono quel gradino in più di una musica d'ambiente. Non c'è una regola.
Chi afferma che non suonerebbe mai con le basi probabilmente non si è mai trovato nelle condizioni di doverlo fare obbligatoriamente. Nel mio caso lavoro prevalentemente d'estate poiché risiedo in
una località turistica dove c:è richiesta e voglia di musica. Suono la chitarra acustica e mi personalizzo costantemente le basi aggiungendo doppie voci ed arrangiamenti del tutto personali. Non
dipendo da altre persone (come purtroppo in gruppo sorgono spesso problematiche) e spazio in variati generi musicali in base al pubblico che mi trovo di fronte. Non ho preconcetti perché dietro ci
sono anni di intenso lavoro ed investimenti importanti per riuscire a vivere di questo. Alla base di tutto deve esserci l'amore, la passione e la professionalità del lavoro svolto,che tu sia un
elemento del gruppo od un singolo,ma soprattutto è fondamentale avere una base consolidata di esperienza e capacità di adattamento ad ogni situazione ti si presenti di fronte alle più svariate
tipologie di pubblicò tu abbia di fronte. È bellissimo suonare pezzi degli Eagles con le tue doppie voci registrate e con le tue basi costruite dal nulla da te....anke con le basi puoi avere degli
appagamenti che tante volte,in gruppo,potresti non ottenere. Ogni tanto comunque una bella jam session con altri musicisti ci vuole....tassativamente senza basi......
Senza nulla togliere a chi lo fa per lavoro, questa estate ho sentito una tribute band di Pezzali/883:
tutti ear monitor, tutti in diretta sul banco, zero monitor sul palco, zero amplificatori per basso o chitarra
Tutta la scaletta composta da parti con sequenze
Loro impeccabili e professionali ma mi sono intristito e sono andato via dopo poco perché i pezzi erano pienissimi al contrario del palco spoglio e vuoto di note suonate
Ciao,
suono da diversi anni in un' orchestra di musica da ballo poco più che amatoriale, tutto ma proprio tutto RIGOROSAMENTE DAL VIVO. Siamo in 8 elementi. La nostra più grande soddisfazione è
confrontarci con gruppi professionisti e renderci conto dell'enorme differenza a nostro favore. C'è e si sente tutta pur non mancando stecche e imprecisioni da parte nostra. Siamo ormai mosche
bianche . Purtroppo a farla da padrone , è l' estrema l'ignoranza e la poca o nulla musicalità della gente che ne capisce di musica quanto io ne capisco di taglio-cucito e ricamo. Addirittura non
capiscono che ogni volta ascoltano - meglio dire sentono- le stesse identiche basi per gli stessi identici brani e spesso , in playback, con le stesse identiche voci soliste da 10/15 O PIU' FORMAZIONI
DIVERSE senza nessuna dinamica o colore. Cori femminili fantastici in gruppi di solo maschili o viceversa, autotune a iosa. Capita pure che scatta l'applauso durante la pausa sulla musica di
sottofondo e la band e' sotto il palco a far due chiacchiere , a far pipì o al bar a bere il caffè e chitarre appese ai rispettivi reggichitarra. Non son le basi forse ad aver ammazzato la musica
(certamente utilissime per lo studio) ma secondo me l' ingordigia di tanti gestori.....e mi fermo qui.