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Ivan Graziani: l’uomo, il compositore… il chitarrista
Ivan Graziani: l’uomo, il compositore… il chitarrista
di [user #65904] - pubblicato il

Ospite d'eccezione Filippo Graziani, sabato 16 e domenica 17 novembre 2024 a Milano si celebra il genio di Ivan Graziani e le chitarre che hanno dato voce alla sua musica.
"Ivan Graziani è stato uno dei più grandi artisti che abbiamo avuto nel nostro Paese. Il suo era un talento assoluto. Se facevi il rocker non potevi essere cantautore e se facevi il cantautore non dovevi utilizzare delle sonorità rock. E lui mette insieme queste due cose… il che è geniale, pioneristico in Italia."
Andrea Scanzi.



Ci sono almeno tre ottime ragioni per riscoprire, sul finire di questo 2024, Ivan Graziani e la sua musica. Prima di tutto, perchè è stato un raffinato autore di canzoni: Monna Lisa, Agnese, I lupi, Pigro, tra le tante. In secondo luogo, perchè potrebbe essere l’opportunità per celebrarne il genio e magari far giungere il suo nome alle orecchie dei più giovani sull’onda del recente omaggio che, tramite Lugano addio, ha avuto luogo a X Factor: un programma il cui pregio - oltre ai ben noti difetti - è sicuramente quello di saper parlare al cuore delle nuove generazioni. L’ultima ragione, la terza, è quella che potrebbe stuzzicare la curiosità dei lettori di Accordo. Stiamo parlando dell’abilità chitarristica di Graziani, uno dei più rivoluzionari musicisti rock nostrani, un personaggio ironico, brillante, scomodo, a torto sottovalutato, che in vita - nell’arco di trent’anni di dischi e concerti - ha saputo dare dimostrazione sia di una solida padronanza tecnica sia di quegli ingredienti che fanno, da sempre, la reale differenza: cuore, originalità, fantasia e gusto.

Ivan Graziani: l’uomo, il compositore… il chitarrista

Tra le composizioni in cui l’inconfondibile tocco del cantautore - sardo di origine, ma nato in Abruzzo - emerge con fragore, svetta Il chitarrista. Un brano travolgente, costruito attorno ad un riff orecchiabile e serrato, la cui strutturazione - per chi ancora non l’avesse ascoltato - non dispiacerà ai cultori degli Eagles (vedi Life In The Fast Lane) e dei Fleetwood Mac (quelli di Oh Well).

"Ho un ricordo molto vivido di mio padre mentre disegna. Aveva fatto gli studi artistici, era illustratore e fumettista. Ogni occasione era buona per disegnare. Quando andavamo in vacanza o fuori qualche giorno, aveva sempre il suo libretto dietro e disegnava tutte le persone che vedeva…"
Filippo Graziani

In rete, delle molte testimonianze legate all’artista di Teramo, che assieme alla musica coltivava un’inesauribile passione per il disegno, ne esistono alcune davvero imperdibili. Ad esempio, il filmato in bianco e nero con la lunga, divertente intervista realizzata per l’emittente Videomusic, che “fotografa” Graziani nell’ambiente domestico, tra le stanze di casa, in compagnia del figlio Filippo ancora adolescente e la moglie Anna Bischi, e in studio immerso tra le chitarre: da notare, a tal proposito, uno splendido modello di «Gibson 345 stereo con tanto di Bigsby!» che Graziani imbraccia per una versione improvvisata e strumentale del brano sopra citato.



Consigliamo poi di ritagliarvi mezz’ora di tempo per ascoltare gli aneddoti e i racconti personali di Filippo Graziani che, ospite negli studi Rai, simboleggia con la sua presenza quanto siano importanti i legami familiari e la forza di volontà che porta a mantenere viva la memoria di chi non c’è più, soprattutto riguardo all’opera di un artista che, come in questo caso, bisognerebbe - data la sua enorme influenza nel panorama della musica italiana dagli anni Settanta ad oggi - citare e diffondere maggiormente. La voce, lo stile sulla sei corde e i tratti somatici del secondogenito di casa Graziani, inoltre, sulla scia di altre celebri dinastie (Buckley e De Andrè, in testa) hanno il potere di infondere nel pubblico di appassionati la meravigliosa impressione che il creatore di capisaldi assoluti quali I lupi (1977), Pigro (1978), Agnese dolce Agnese (1979), Viaggi e intemperie (1980), Seni e coseni (1981), in qualche modo non se ne sia mai realmente andato. Quella di Filippo Graziani è un’opera di divulgazione da seguire, rispettare e sostenere con impegno.



"Un chitarrista straordinario. Per tutta la vita è stato un carissimo amico, proprio un fratello."
Eugenio Finardi

Aggrappandoci ai versi di Lugano addio, non ci resta dunque che alimentare la fiamma dell’eredità di Ivan Graziani, studiandone il repertorio, rispolverandone le collaborazioni (in primis quella storica con Lucio Battisti), godendo delle sue performance televisive, leggendone i testi - anche questi - magnifici, andando alla ricerca dei suoi dischi (sebbene spesso risultino introvabili o a prezzi proibitivi). Con la speranza che l’immagine di quei leggendari occhiali rossi e di quel sorriso genuino restino a lungo impressi dentro di noi stupendoci - come tutti i veri classici - ogni singola volta, ancora e ancora.

Ivan Graziani: l’uomo, il compositore… il chitarrista

"Oh, Marta io ti ricordo così
Il tuo sorriso e i tuoi capelli
Fermi come il lago…"
Ivan Graziani, Lugano addio
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di Guycho [user #2802]
commento del 14/11/2024 ore 09:34:11
Ivan è stato, forse, l'unico a fare rock in Italia (prima dei Maneskin).

Fenomenale in trio (con Attila alla batteria), suono potente al servizio delle canzoni. Gran chitarrista.
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di BBSlow [user #41324]
commento del 15/11/2024 ore 09:51:20
Sicuramente si. Non dimenticherei, però, anche Edoardo Bennato.
Rispondi
di Guycho [user #2802]
commento del 15/11/2024 ore 10:03:17
Bennato si, ma è piu "derivato" di Dylan (a livello musicale).

Graziani credo sia stato l'unico in Italia a comporre riff di chitarra tosti: Pigro, Il Chitarrista, Monna Lisa, Taglia la Testa al Gallo, Angelina, Jekill e mr.Hyde... e molti altri.
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di zabu [user #2321]
commento del 14/11/2024 ore 14:21:10
È tra i pochi artisti italiani di cui ho la discografia a casa. Poco dopo la sua scomparsa presi un cofanetto con tutti gli album fino agli anni '80. Gli album degli anni 70, in particolare, sono di quanto più valido prodotto dalla musica italiana in ambito Rock.
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di teppaz [user #39756]
commento del 18/11/2024 ore 14:18:39
Pigro e Agnese dolce Agnese sono due dei più begli album in assoluto della musica italiana di sempre.
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di geoffmostoes [user #35723]
commento del 14/11/2024 ore 23:13:52
Grazie per il documento davvero piacevole

Riguardo al Graziani autore, cantante e chitarrista non c'è poi molto da dire basta ascoltarlo nelle sue incisioni per apprezzarlo inevitabilmente tanto
Sono legato a due pezzi in particolare oltre ai tanti meravigliosi che ha scritto: Motocross e Ballata per quattro stagioni
Dei cortometraggi sonori

comunque siamo così tanti ad apprezzarlo che mi sembra tutt'altro che sottovalutato o dimenticato...
(L'ultima volta che ho suonato un pezzo di Graziani è stato ieri sera mentre cazzeggiavamo in sala prove guarda caso...)
Grandi anche Filippo e Tomaso che portano avanti un patrimonio con grande professionalità ed umiltà

Viva Ivan sempre
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di Guycho [user #2802]
commento del 15/11/2024 ore 09:14:18
Oggi è rivalutato, grazie al lavoro dei figli.

Ma dal 1997 che è mancato, per lungo tempo è stato dimenticato (non da me).
Rispondi
di tazz [user #44513]
commento del 20/11/2024 ore 23:15:24
Cortometraggi sonori, non potevi dire meglio. Perdonami ma da oggi lo faccio mio.
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di bettow [user #30179]
commento del 14/11/2024 ore 23:23:55
Solo di recente ho approfondito la sua conoscenza, e ho inserito diversi suoi pezzi sulla mia playlist di preferiti. È stato un grande autore di testi e musiche, oltre che una voce unica, e poi un bravissimo chitarrista, gran gusto e mano.
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di BBSlow [user #41324]
commento del 15/11/2024 ore 09:49:34
Abbiamo tanti "figli d'arte" che lavorano per mantenere viva l'opera del padre: Filippo Graziani, Paolo Jannacci, Alberto Bertoli (Cristiano de André è un discorso a parte). Ed è un bene, la vivacità e la varietà del panorama musicale italiano degli anni '70 e '80 non possono essere riassunte nei soliti quattro, cinque nomi che circolano da sempre, con la riproposizione -in proprio o tramite cover- degli altrettanto soliti venti pezzi.
Ivan Graziani è stato un grande chitarrista, un autore raffinato e personalissimo; la voce unica lo rendeva immediatamente riconoscibile, e forse per questo tanti trovano difficile riproporre i suoi pezzi. Ma, come per tutti gli artisti che ricordavo sopra (e per tanti altri ancora, che magari non hanno un figlio o un erede artistico che ne mantenga viva l'opera), il lavoro di Ivan Graziani è un tesoro che non deve andare perduto; e non lo dico da boomer affezionato ai propri ricordi, ma da appassionato che trova nelle sue canzoni qualcosa di speciale, di artisticamente irripetibile, che può essere ancora oggi di ispirazione a chi intende fare musica.
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di Oliver [user #910]
commento del 18/11/2024 ore 18:45:36
Tra i più grandi, e umilissimo.
Mi ripeto: che fortuna impagabile averlo potuto ascoltare dal vivo e perfino poterci scambiare qualche parola (più che sufficienti a intuire che persona fosse).
Indimenticabile un concerto fuori Udine, davanti a non più di un centinaio di persone (nonostante fosse pure gratis...): in trio, e sembravano in otto, su quel palco. Comprese le tastiere, che non c'erano.
Altro che basi e autotune.
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di pelgas [user #50313]
commento del 24/11/2024 ore 03:39:42
La mia generazione ascolta poco Graziani. Cmq lo conosco bene e ho ascoltato la discografia a suo tempo. Faceva vero rock, in italiano. Una assoluta rarità. L'italiano si porta con difficoltà nel rock per via degli accenti piani delle parole, il rock vuole l'inglese, più graffiante e sibilante. Adattarlo al rock non deve essere stato facile
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di geoffmostoes [user #35723]
commento del 25/11/2024 ore 12:23:14
Penso al fatto che non abbia dovuto adattare l'italiano al rock ma che gli sia venuto naturale nel senso che ha suonato le sue canzoni con un piglio internazionale

Questi talenti non credo calcolino molto quello che debbano ottenere o che lo costruiscano a tavolino: gli viene e basta

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di TriAxisLover [user #39110]
commento del 06/12/2024 ore 09:39:0
L'ho sempre apprezzato fin da quando ero giovanissimo, ed aver avuto il privilegio di averlo visto dal vivo a Roma in uno degli ultimi suoi live è stata una tra le esperienze per me indimenticabili.
Generoso e capace avrebbe meritato maggiori riconoscimenti per la sua genialità, sensibilità e ciò che metteva nelle sue canzoni, mai banale, dipingendo immagini per mezzo di testi e musica.
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