Per prima cosa, chiedo scusa a tutti voi per l'uso che farò di questo sito che tanto amo. Spero che capirete però la mia amarezza.
Oggi protesto anch'io, come lavoratore del comparto universitario, dipendente del Ministero dell'Istruzione e della Ricerca Scientifica, come appartenente ad una fascia di docenti che dovrebbe in teoria fare didattica ma anche ricerca, e che ormai è stato messo nell'impossibilità di fare l'una e l'altra.
Tutti saprete ormai delle proteste nelle scuole e nelle università: chi non ne è ancora al corrente, può facilmente informarsi su giornali e mass-media, e capire perfettamente perché le scuole e le università protestano. La legge finanziaria già predisposta ad agosto di fatto uccide scuole e università, da un punto di vista strutturale, funzionale ed economico.
Cosa fa oggi lo stato al comparto scuola ed università? Taglia i finanziamenti pubblici (per l'ennesima volta in quindici anni), blocca le progressioni naturali delle carriere, blocca i concorsi pubblici, blocca la sostituzione del personale cha va in pensione (a fronte di 100 pensionati verranno assunte solo 20 nuove unità lavorative) blocca la gestione attiva dei contenuti didattici, taglia i fondi alla ricerca (per cui non sarà possibile ad esempio comprare apparecchiature informatiche per far lavorare gli studenti direttamente nelle aule). Non ricordo neppure più quanti milioni di euro (forse oltre 400) il governo conta di risparmiare sulla nostra pelle nei prossimi tre anni... e non ci dicono neppure cosa ne faranno di tutti questi soldi risparmiati.
I nostri governanti controbattono che chi protesta, di fatto, vuole difendere le sue posizioni di privilegio. Io rispondo: cari governanti, o siete deomagogici, o siete fessi. Nessuno di noi pensa infatti di vivere in eterno, e di rimanere in eterno a lavorare in una scuola, o in un ateneo universitario. Perciò, prima o poi grazie a Madre Natura, qualora ci fossero anche le nostre posizioni di privilegio avranno un termine. La verità però è un altra: con la vostra ennesima riforma - la quarta in otto anni - voi svilite i ruoli di chi lavora nelle scuole e nelle università, e i ruoli, come forse potrete immaginare, vanno al di là delle persone, hanno una continuità storica e sociale che trascende la durata di una semplice vita umana. Voi di fatto dite che per la vita nazionale la cultura e la didattica hanno un valore basso, infimo, e lo dite con scarse cognizioni di causa, e con scarsissima capacità di prospettiva. Per voi è infatti più importante fare il ponte sullo stretto.
Perché protesto io, oggi? Qualcuno potrebbe dirmi: chi te lo fa fare? Io non ho il tempo di andare a riunioni e cortei, perciò scrivo qui. Ed anche, so che potrei tranquillamente fregarmene, mettere a tacere la parte sociale della mia coscienza, ed aspettare lo stipendio ogni mese, nella più totale nullafacenza (è ciò che di fatto vogliono spingerci a fare). Ma io protesto lo stesso, perché senza cultura, e senza una didattica seria, nessuno cresce, i giovani non crescono, e la nostra prospettiva di patrimonio culturale da trasferire alle nuove generazioni va bellamente a farsi fottere. Senza la cultura che Alberto Biraghi si ritrovava già negli anni '90, oggi non avremmo Accordo. E Alberto Biraghi - come tanti altri di noi - è figlio di quel sistema didattico nazionale che negli anni scorsi era già agonizzante, e che oggi viene definitivamente ucciso.
Ecco perché protesto: senza un progetto culturale serio, in futuro non avremo spazi per comunicare come oggi facciamo. E se non sai progettare per il futuro, vuol dire che non capisci nulla del presente: i ragazzi di oggi meritano di più di quanto questo stato stia dando con la sua dissennata politica culturale, violentando università e scuole con l'ennesima riforma fatta senza un criterio preciso, se non quello di rastrellare soldi per smistarli altrove.
Ecco perché protesto oggi. Vi chiedo scusa se vi ho rubato un po' di tempo, ma era necessario.
M