Solo qualche giorno fa si è discusso molto, in occasione del 150° anniversario dell'Unità d'Italia, sul senso di appartenenza nazionale. Ne sono venuti fuori interessanti punti di vista, ma anche diversi interrogativi. Su tutti, la domanda su quanto influisse sul sentimento di identità nazionale il passato del nostro Paese.
E’ un argomento decisamente complesso sul piano storiografico, visto che alcuni argomenti, nella scuola della neonata Repubblica, sono stati per decenni un vero e proprio tabù. E, se proprio vi si doveva far cenno, quegli eventi storici venivano edulcorati o addirittura stravolti, insistendo sulla sostanziale innocuità degli appetiti coloniali italiani e sulla correttezza, sul piano dei rapporti con le popolazioni civili dei Paesi occupati, del regio Esercito durante la guerra 1940-43.
Ne è nato, lentamente, il mito degli “Italiani, brava gente”. Un disinvolto escamotage che da un lato ha consentito agli Italiani di voltar pagina, rimuovendo una memoria storica imbarazzante, ma che dall'altro ha introdotto nei libri di Storia una incredibile “versione di Stato” di una parte neanche tanto remota del nostro passato.
Sono così spariti per lungo tempo dalla nostra Storia i quasi 10.000 “briganti” fucilati dai Piemontesi negli anni immediatamente successivi all’Unità, i campi di concentramento in nella sciagurata impresa di Eritrea; i cinesi passati sommariamente per le armi da marinai e bersaglieri del Corpo di Spedizione Italiano in Cina durante la Rivolta dei Boxer; le impiccagioni dei libici durante e dopo la Guerra Italo-Turca; i 100.000 libici della Marmarica deportati negli anni ’30 (con oltre 40.000 morti); la guerra chimica in Etiopia nel ’35; la pulizia etnica di 5.000 Sloveni (col tristemente famoso fonogramma “Si ammazza troppo poco” del Generale Robotti) ed il campo di sterminio di Arbe, in Croazia, nel 41-42; la Guerra di Liberazione 1943-45 con 45.000 partigiani uccisi in combattimento o giustiziati e la successiva vendetta partigiana tra il 25 aprile del ’45 ed il dicembre ’47, con un numero imprecisato (variabile tra i 1.500 ed i 5.000) di ex fascisti passati per le armi, a volte dopo un pur sommario processo, altre sbrigativamente, con figli e parenti al seguito.
![](http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/1/1b/Nicola_Napolitano.jpg/240px-Nicola_Napolitano.jpg)
Un bersagliere piemontese posa accanto al cadavere del brigante Nicola Napolitano appena giustiziato (1863).
![](http://wapedia.mobi/thumb/4176501/it/max/1440/1800/Omar_Shegewi.jpg?format=jpg%2Cpng%2Cgif&ctf=0?format=jpg,png,gif&loadexternal=1)
L’impiaccagione del capo senusso Omar al-Mukhtar insieme ad altri libici, al termine della Rivolta dei Senussi in Libia (1931).
![](http://sentieriepensieri.files.wordpress.com/2008/04/arbe221.jpg)
Un internato del campo di concentramento di Arbe, in Croazia. I suoi carcerieri (ed aguzzini) non erano SS tedesche, ma soldati del Regio Esercito Italiano (1943).
![](http://pensareinprofondo.files.wordpress.com/2009/01/5.jpg)
Soldati italiani conducono (a botte) alla fucilazione partigiani e civili slavi.
![](http://www.archiviocaltari.it/immagini/partigiana-seviziata.jpg)
Il cadavere di una partigiana seviziata ed uccisa dai nazi-fascisti nella zona di Rovigo (1944).
![](http://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/5/51/Solaro1.jpg)
La resa dei conti. Giuseppe Solaro, federale di Torino, poco prima di essere impiccato dopo la Liberazione (aprile 1945).
Se tuttavia da un lato appare di basso profilo il tentativo di promuovere la formazione di una coscienza nazionale di un popolo attraverso la somministrazione di nozioni storiche falsate, è dall’altro ugualmente inammissibile che il senso di appartenenza ad una Nazione possa essere minato dalla consapevolezza degli errori commessi durante la sua Storia passata, quasi si trattasse di un peccato originale da cui nessuno può essere mondato.
A mio parere, andrebbe invece promossa una loro approfondita conoscenza, non solo per ristabilire la doverosa verità storica, ma anche al fine di promuovere e consolidare nella Nazione una sensibilità storica, politica e sociale tale cge eventi simili non dico non possano ripetersi in questi termini (visto che non ce ne sono più i presupposti storici) ma neanche riproporsi sotto altre forme, più subdole, ma non per questo meno pericolose.