Forse molti tra noi non hanno preso ancora le misure con la smaterializzazione dei singoli supporti audio legati alle opere musicali.
Oggi trentenne, sono cresciuto a cassette magnetiche prima (che brivido la prima canzone dei Queen registrata dalla radio!), con l'adolescenza ho cominciato a possedere anche qualche cd, ma ero ancora 22enne quando cominciai a portare con me il primo lettore Mp3, un early adopter dicono gli anglofoni, scopertosi felice di esserlo.
Un piede di quà e uno di là, conosco la dimensione del feticcio-album da possedere materialmente e preservare dall'usura degli ascolti, le nevrosi da nastro magnetico, la magia nascosta tra le pagine dei pochi booklet posseduti.
Assaporavamo ancora il fascino tremendo dell'ignoto: "chissà come suona quell'album", "che scoperta questa band sconosciuta! E chissà quante non ne conosco!" C'erano ancora band sconosciute nell'era pre-internet, anzi sapevamo di non conoscerne la maggior parte: lo zio musicista o gli amici di amici erano l'unica via per nutrire la fame di cultura musicale.
A proposito, che scorpacciata frenetica di novità, in quei pochi mesi durante i quali fu legalizzato l'affitto dei cd; da subito si vociferava che sarebbe durata poco quella pacchia, fu una specie di indigestione prima del ritorno della carestia.
Eppure dal 2003 ho preso ad amare la liberazione della musica dalla materia, permessa dal digitale, e l'invasione di ogni momento e luogo da parte della musica.
Ma le cose qua attorno corrono, e oggi anche la musica è finita sul cloud. Il processo di smaterializzazione continua e muta ancora l'esperienza di fruizione della musica.
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Ma se provate ad acquistare, per molti brani il messaggio è ancora: "Siamo spiacenti, il documento richiesto non è disponibile nel tuo Paese."